Ieri... oggi, è già domani - 11 settembre 2025, 06:20

“sciscia e buèl” - “salsiccia e budello”

Quattro anni fa, di questi tempi, vedeva la luce "ul Giusepèn", scritto da me, con gratitudine che manifesto pubblicamente alla Famiglia Amore di Olgiate Olona (ma con la signora Maria Gabriella Zocchi, Bustocca purosangue, moglie del carissimo signor Giuseppe Amore), per avere creduto nel mio lavoro di ricerca sul Dialetto Bustocco "da strada", sottoscrivendo un gran numero di copie che ho consegnato all'Istituto "La Provvidenza"...

Quattro anni fa, di questi tempi, vedeva la luce "ul Giusepèn", scritto da me, con gratitudine che manifesto pubblicamente alla Famiglia Amore di Olgiate Olona (ma con la signora Maria Gabriella Zocchi, Bustocca purosangue, moglie del carissimo signor Giuseppe Amore), per avere creduto nel mio lavoro di ricerca sul Dialetto Bustocco "da strada", sottoscrivendo un gran numero di copie che ho consegnato all'Istituto "La Provvidenza" di Busto Arsizio, col placet del Presidente e amico, Romeo Mazzucchelli - lo dico subito, a beneficio dei "soliti invidiosi" che agiscono "nel buio", a cui offro candidamente una risposta categorica: le "pezze giustificative" delle vendita del libro, sono in Contabilità e dimostrano il successo del libro, le Aziende che l'hanno acquistato in un congruo numero di copie e la vendita in Libreria. Ne parlo tuttora, per un fatto semplice: il Dialetto Bustocco "da strada" è LINGUA viva; una Parlata originale, senza "imbarbarimento" di altri idiomi che, col Bustocco hanno nulla a che vedere - stesso discorso, vale per il successivo libro, dal titolo "Giusepèn e Maria", edito due anni dopo che ha avuto (e ringrazio la Provvidenza e pure l'Istituto "La Provvidenza") lo stesso stupendo successo.

Svelo subito la peculiarità dei due libri, scritti da me, dopo accurata ricerca: in "ul Giusepèn" e "Giusepèn e Maria" c'è semplicemente il Dialetto Bustocco "da strada"; quello parlato dalla gente comune che si basa esclusivamente su ciò che i Bustocchi "nativi e lavativi", (i nati a Busto Arsizio, da entrambi i genitori e i quattro nonni, nati a Busto Arsizio) insegnavano ai loro figli - il tutto "ciò che si diceva in casa" e "ciò che si tramandava" alle generazioni dell'epoca; quella del '900 per intenderci - era gente che apprendeva l'idioma indigeno, a partire dal tempo in cui i "pargoli succhiavano il latte dalla mamma" - successivamente, i figli nati in epoca di "boom economico" o di frequentazione di Scuole Superiori, il Dialetto Bustocco "da strada" subiva taluni vocaboli "tradotti" dall'italiano o da altri dialetti (milanese, varesino, ma pure da altre Regioni). 

C'è una ragione specifica che serve per DIFENDERE il Dialetto Bustocco "da strada" - nella Lombardia occupata dai Celti, molte città Lombarde, hanno la desinenza -ano o -ate (Milano, Legnano, Brusimpiano, Cardano - Gallarate, Cermenate, Luvinate, Lentate), mentre Busto Arsizio (questa è Storia), insieme ad alcuni Comuni del Medio Olona attuale, sono state occupate dai Liguri - lo testimonia il significato della città di Busto Arsizio, dove Busto discende dal romanico "combustum" che vuol dire "arso e bruciato" (i Liguri occuparono il Territorio sopra descritto e dovettero "bruciare" quanto trovarono, in una terra non adatta all'agricoltura e alla pastorizia, ma in grado di "far lavorare" i nuovi arrivati) - Arsizio, infatti deriva da "ardia" che è un filo di ferro, resistente e sottile, duttile per tanti lavori, inventato proprio dai Liguri - inoltre, i Liguri, portarono nel nostro Territorio, molti "francesismi" che nelle altre Parlate-Lombarde, non esistono, ma sono ben evidenziati nel Dialetto Bustocco "da strada" - lo testimonia pure il "vate-Ligure" Gilberto Govi, autore di parecchie commedie genovesi, dove si citano parole Liguri, francesismi, che sono parte preponderante nel Dialetto Bustocco - un esempio è quello dei soldi: quando in Italia circolavano le Lire, a Busto si diceva "i Franchi" (sal custa chel robu chi? - des franchi, cinquanta franchi) per chiarire che non si diceva "dieci Lire, cinquanta Lire", ma ci si esprimeva in Franchi. Poi c'è il paletot (per dire cappotto) o gilet (per dire corpetto o maglione) oppure tumatas (per dire pomodori) o pom da tera (per dire patate) - nei due libri citati, c'è un effluvio grandioso della Parlata Bustocca, non "imbastardita" da vocaboli italianizzati che venivano introdotti nel nostro Dialetto, da chi aveva studiato PRIMA l'Italiano, poi da come ci si esprimeva in casa, il Dialetto.

Confesso che, sino ai miei SEI ANNI ho esclusivamente sentito, appreso e parlato il Dialetto e solo con la frequentazione della Scuola dell'obbligo (dove ERA PROIBITO parlare il Dialetto) ho dovuto apprendere la Lingua Italiana, con enorme fatica e con il disdoro di chi aveva imparato in casa, PRIMA l'Italiano, poi appreso il Dialetto Bustocco con …. gli strafalcioni del caso.

Ora siamo al "redde rationem" - la "parlata viva" del "Bustocco" sta scomparendo: muoiono i Bustocchi NESSUNO vuole "difendere" l'idioma nostro - lo si evince dal disinteresse offerto al Dialetto Bustocco, dai libri editi (al di là dai miei non ce ne sono altri, recenti) - constato (amaramente) che dopo quel "migliaio" vivente di Bustocchi "nativi e lavativi" …. resto solo io a DIFENDERE il mio caro, indimenticabile, meraviglioso Dialetto Bustocco "da strada" (chi ha ricevuto l'incarico di "sondare il terreno" sul Dialetto Bustocco … .ha prima imparato l'italiano poi è approdato al dialetto bustocco ….. e giocoforza, il suo Dialetto è intriso di altre …. Parlate).

"ad maiora semper" dicevano i Latini - auguri di buon lavoro a chi tuttora ama il Dialetto Bustocco!

Gianluigi Marcora