Politica - 18 luglio 2025, 23:25

Salvini a Sumirago: «Sindaco della Lega a Varese o Busto? Ci lavoreremo. E torniamo a votare per le Province»

Un anno dopo, «torno qui da imputato», sottolinea il ministro nel giorno in cui si riapre la vicenda Open Arms. Si dice «strac» ma sereno, soffermandosi su temi locali - glissando però sul casello di Gallarate - e nazionali. Rispolverando la battaglia dell’autonomia: «L’obiettivo è a portata di mano». E chiamando a raccolta per il raduno di Pontida del 21 settembre: «Vi aspetto in tremila dalla provincia di Varese»

Foto e video a cura di Fotografia Galbiati

Matteo Salvini arriva a Sumirago intorno alle 22. Ad attendere il leader non c’è il pienone che caratterizzava le feste della Lega qualche anno fa. Ci sono però diversi giovani: alcuni lo bloccano prima che salga sul palco per un selfie d’ordinanza, altri srotolano lo striscione con la scritta: «Imputati perché patrioti».
Il “Capitano” raggiunge infatti la provincia di Varese, in arrivo da Crema, proprio nel giorno della notizia dell’impugnazione della sentenza di assoluzione da parte della procura di Palermo nell’ambito del processo Open Arms.

Un anno dopo «torno a Sumirago da imputato – esordisce un Salvini «strac» ma sereno –. Dopo quattro anni e mezzo di processo, 32 udienze, 268 pagine del tribunale di Palermo in cui si è stabilito che difendere i confini non è reato ma un dovere di un ministro della Repubblica. Non possono entrare cani e porci. In provincia di Varese ne abbiamo già in giro abbastanza, come quelli che spacciano nei boschi. Spero di tornare la prossima volta a Sumirago a piede libero».

Tovaglieri e Sardone insieme: «Un’eccezione»

«Matteo, grazie di essere qui in una giornata non semplice, saremo sempre orgogliosi e riconoscenti»: così lo accoglie sul palco l’eurodeputata bustocca Isabella Tovaglieri, affiancata dalla collega di Bruxelles Silvia Sardone, con cui poco prima si erano salutate senza alcuna smanceria di maniera, giusto uno scatto per i fotografi col segretario provinciale Andrea Cassani fra di loro. Non esattamente due migliori amiche: «Vederle sullo stesso palco è un’eccezione. A discutere di dazi con Trump manderei il segretario di Sumirago», scherza non a caso Salvini dopo averle raggiunte.

I temi locali

Pochi minuti prima, il vicepremier e ministro di Trasporti e Infrastrutture, accolto da Cassani e dal consigliere regionale Emanuele Monti, si era fermato coi giornalisti. Parlando innanzitutto delle vicende processuali. Ma anche con qualche accenno a quelle locali.
L’inchiesta sull’urbanistica a Milano porta il discorso sul voto nel capoluogo. Ma nel 2027 si andrà alle urne anche nelle principali città della nostra provincia. Le piacerebbe tornare ad avere un sindaco della Lega a Varese, Busto o Gallarate (dove l’uscente Cassani, che era al suo fianco, non potrà ricandidarsi)? «Mi piacerebbe molto e ci lavoreremo», risponde Salvini. Così come gli piacerebbe tornare alle “vecchie” Province: «Spero di riuscire a convincere anche altri. Varese era un modello». «Vorrei tornare a votare per le Province», ribadirà anche sul palco. Mentre sul terzo mandato, ormai, fa capire che non ci sono più speranze.

Da ministro dei Trasporti, non dedica molto tempo alla domanda sull’aumento del casello di Gallarate: «Ascolto e incontro tutti i sindaci», taglia corto. Parla più volentieri dell’ordinanza anti-alcol emanata in città: «Se l’ha fatta un sindaco della Lega come Cassani è straordinaria. Scherzi a parte, la sicurezza è centrale».

Le vicende giudiziarie

«Speravo che dopo l’assoluzione la questione fosse chiusa – dice a proposito del caso Open Arms –. Spero di non dover impegnare altri mesi e anni. Sono sereno e tranquillo. Non militanti della Lega, ma i giudici hanno stabilito dopo quattro anni che ho fatto il mio dovere. Difendere i confini del Paese è un sacrosanto diritto».
Sul palco scherza pure su una possibile condanna: «Il carcere di Busto l’avevo visitato e non è male, c’è anche la cioccolateria».

Sull’inchiesta di Milano, invece, in linea col governatore lombardo Attilio Fontana non invoca le dimissioni della giunta Sala. Perlomeno non per l’indagine: «Da milanese ritengo la giunta inadeguata e la città bloccata. Dovrebbero dimettersi perché la città è ferma non per l’inchiesta».

Autonomia e Pontida

Il leader parla anche dei dazi («Se ci lavora il ministro Giorgetti sono sereno»), di pace fiscale, dei leghisti di Catania con la spilla dell’Alberto da Giussano. È la nuova Lega, d’altra parte. Ma il cavallo di battaglia dell’autonomia non può mancare. «Domani incontro Calderoli, Fontana e Giorgetti per una battaglia storica della Lega che è una battaglia di efficienza e modernità. L’obiettivo, che non piace a quelli di sinistra, è a portata di mano».

Quindi l’appello a recarsi in massa a Pontida: «Domenica 21 settembre dalla provincia di Varese bastano tremila persone – esagera –. È San Matteo, quindi Matteo Bianchi da solo organizzerà cinque pullman». Poi ancora qualche selfie, prima di mangiare polenta e bruscitti e tirare il fiato chiacchierando con Cassani e i militanti.

Riccardo Canetta