Il sogno si è avverato. È durato poco più di sei giri ma ci sarà modo per tornare a macinare chilometri sull'asflato del Motomondiale. È un'esperienza che vale oro quella che Leonardo Abruzzo, diciottenne cresciuto a Castellanza e ora legnanese “d'adozione”, ha fatto sulla mitica pista di Assen: il weekend olandese è stato un vero e proprio battesimo del fuoco per il pilota chiamato dal team MLav a sostituire Vicent Pérez, che si era infortunato al Mugello, nella gara di Moto3. Poco importa se la sua gara si è conclusa al settimo giro con una scivolata: il bagaglio che Leo si porta a casa dai Paesi Bassi è di un valore inestimabile.
La sfida era di quelle toste, ma affrontata con lo spirito giusto fin dal primo momento. «Siamo partiti mercoledì senza aspettative, volevo solo per divertirmi e raccogliere più esperienza possibile», racconta Leonardo. Le novità erano tante: «Non conoscevo né la moto, una Honda totalmente diversa dalla mia KTM, né la pista. È però una buona moto, ha diversi punti di forza».
I progressi sono stati immediati. Già dal venerdì, Leonardo ha iniziato a prendere le misure, chiudendo a 1”7 dal primo ma tenendosi dietro qualcuno dei piloti che abitualmente corre in questo campionato». Il sabato la crescita è stata ancora più evidente: «È andata molto bene, ho finito 21°. Nella libera del sabato ero a solo 1 secondo e 2 dal primo», spiega con orgoglio.
In gara di questa mattina, dopo un piccolo intoppo iniziale («Sono partito male, ho avuto un problema con la moto»), Abruzzo ha dimostrato di poterci stare, lottando nel gruppo con piloti più esperti come lo svizzero Noah Dettwiler e l'austriaco Jacob Rosenthaler. «Riuscivo a stare con loro, sono stato a lungo ventitreesimo». Una scivolata, fortunatamente senza conseguenze («Mi sono solo sbucciato», rassicura), ha interrotto la sua corsa, ma non ha scalfito l'entusiasmo.
Anzi, l'esperienza si è rivelata una masterclass accelerata. «È un mondo fighissimo, impari tanto vedendo da vicino i piloti più veloci della terra. Ti rendi conto di come guidano, come prendono le traiettorie, la loro strategia». La lezione più grande, però, è arrivata dal confronto diretto in pista, sull'approccio mentale. «Non chiedono permesso, se devono passarti ti passano. Io sono stato forse un po' troppo poco aggressivo, ho capito che devo alzare il limite».
Questa full immersion nel Mondiale è l'iniezione di fiducia perfetta in vista del suo impegno principale, il campionato del mondo FIM JuniorGP, la "lega di sviluppo" per la Moto3. Domenica prossima, sulla pista francese di Magny-Cours, Leonardo tornerà in sella con una consapevolezza diversa e una spinta enorme. Come conferma lui stesso, questa avventura gli ha lasciato «ancor più motivazione e più determinazione». L'esordio nel Mondiale non è stato un traguardo, ma un trampolino di lancio, con la speranza di tornarci presto e con un “posto fisso”.