È proseguito oggi, venerdì 6 giugno, nell’aula bunker del Tribunale di Varese, il processo per omicidio a carico di Marco Manfrinati, l'ex avvocato bustocco accusato di aver ucciso Fabio Limido e di aver sfregiato gravemente l’ex moglie Lavinia Limido in un agguato avvenuto il 6 maggio del 2024 in via Ciro Menotti a Varese. L’udienza, iniziata alle 9.30 e conclusasi intorno alle 18, è stata interamente dedicata all’ascolto dei testimoni oculari dei fatti, tra cui i vicini di casa e le dipendenti della ditta Ecogeo Srl, accorsa per prestare i primi soccorsi.
Richiesta di perizia psichiatrica
A dare avvio all’udienza è stata la richiesta, da parte del legale della difesa Fabrizio Busignani di disporre una perizia psichiatrica su Marco Manfrinati, sostenendo che l’imputato soffrisse di una «ingravescente patologia psichiatrica» già al momento dei fatti. L'istanza è stata contestata dal pubblico ministero, che ha sottolineato la mancanza di «elementi procedurali oggettivi» che giustifichino la richiesta, ritenendo che non vi siano prove che attestino l’incapacità dell’imputato di intendere e di volere al momento dell’aggressione.
La giuria si è riservata la decisione sulla perizia, mentre il consulente tecnico della Procura ha prodotto un documento redatto in altra sede dalla dottoessa Stefania Zeroli, in cui si legge che l’imputato «non presenta alterazioni del pensiero o della senso-percezione» e che si conferma l’assenza di patologie psicopatologiche.
Ricostruzione dell’agguato: una narrazione unificata delle testimonianze oculari
Il quadro emerso dalle testimonianze di oggi ha consentito di ricostruire con precisione le fasi dell’agguato. Poco dopo le 12:30 del 6 maggio 2024, alcune dipendenti della ditta Ecogeo Srl si trovavano all’esterno dello stabile per la consueta pausa pranzo. Una di loro ha riferito di aver udito urla femminili provenire dalla strada. «Era una voce disperata, gridava aiuto» ha dichiarato.
Quasi in simultanea, alcuni residenti della zona sono usciti dalle proprie abitazioni, attirati dal trambusto. La scena che si è presentata ai presenti è stata definita da più testimoni “scioccante” e “surreale”.
Un uomo – successivamente identificato in Marco Manfrinati – stava colpendo con ripetuti fendenti una donna, poi risultata essere Lavinia Limido. L’aggressore indossava una mascherina nera, un cappellino da baseball e impugnava un coltello . I colpi erano indirizzati al volto, al capo e al torace della vittima, che tentava disperatamente di pararsi con le mani. Alcuni testimoni hanno parlato di «colpi assestati con cattiveria», sottolineando che l’uomo non si fermava
Nel frattempo, il padre della vittima, Fabio Limido, sopraggiunto a piedi, ha tentato di frapporsi per salvare la figlia, brandendo una mazza da golf prelevata dalla propria vettura e usata come corpo contundente nei confronti dell’aggressione per liberare Lavinia dall’attacco. Diversi testimoni – tra cui dipendenti della ditta e vicini – hanno confermato che tale oggetto veniva abitualmente tenuto in auto a scopo difensivo, considerata la situazione di conflittualità familiare pregressa.
Nella concitazione, l’imputato ha tentato di darsi alla fuga salendo sulla propria vettura, ma ha poi invertito bruscamente la marcia e, con una manovra improvvisa, ha rischiato di travolgere i soccorritori. Pochi istanti dopo, l’uomo è stato visto tornare a piedi dalla direzione opposta, ha chiuso il coltello e si è lasciato fermare dalla polizia.
Le reazioni in aula
Il clima in aula è stato particolarmente teso. Le immagini mostrate e la ricostruzione degli eventi hanno suscitato forte emozione tra i presenti. In una delle fasi finali dell’aggressione, secondo quanto riferito da più testimoni, Fabio Limido è stato visto cercare di difendere la figlia, per poi essere sopraffatto. Il suo corpo è stato ritrovato sotto un cespuglio, con Manfrinati a cavalcioni. «Non ce l’ho con voi», avrebbe detto l’imputato a uno dei testimoni accorsi.
Al momento dell’arresto, secondo quanto riferito in aula, Manfrinati avrebbe gridato alla compagna Marta Criscuolo: «Hai visto, puttana, cosa è successo a tuo marito? Vai a vedere tua figlia.» Una vicina di casa corsa in soccorso di Lavinia Limido ha affermato, riferendosi alle condizioni della vittima: «Lavinia aveva il viso a brandelli. Aveva parti del viso che si staccavano e si vedeva di sotto la dentatura e la mandibola».
Manfrinati interviene durante una testimonianza
Particolarmente tesa la fase centrale dell’udienza, quando Manfrinati ha interrotto l’esposizione di una testimone – dipendente della ditta Ecogeo – pronunciando la frase: «È quello che succede a dei rapitori di bambini», commentando implicitamente i fatti. Il presidente della Corte ha prontamente richiamato l’imputato all’ordine.
Le prossime tappe del processo
L’udienza si è chiusa nel tardo pomeriggio, con l’acquisizione di tutti i verbali e la riserva sulla richiesta di perizia psichiatrica. Il processo riprenderà nelle prossime settimane con nuove escussioni e l’eventuale conferimento dell’incarico peritale. Nel frattempo il Tribunale dovrà valutare se il contenuto delle testimonianze potranno influire sulle aggravanti contestate, in primis quella della premeditazione e della crudeltà.