Giusepèn è ebbro di gioia. Vederlo ridere di gusto, è bellissimo. La sua Maria (la figlia) gongola di gioia. E' stupendo vedere così, padre e figlia, di fronte a una soddisfazione che li accomuna.
Giusepèn mi vieta di svelarne i contenuti. So, tuttavia, che anch'io sono coinvolto in quel dolce e semplice pensiero. Il merito, però è di Giusepèn e nessun altro. Maria, "la sua spalla" ed io il …. beneficiario.
Riguarda il Dialetto Bustocco da strada - proprio così; segno che il rispetto e la stima reciproca, hanno profuso lieti eventi - il resto non conta - le invidie, le anomalie, i soprusi che per un certo tempo ci erano "piovuti addosso", sono dimenticati - oserei dire obsoleti, come una macchina che non serve più, sorpassata dal progresso e dall'evoluzione dei meccanismi che dipendono da nuove "scoperte" - Giusepèn rende esplicito un fatto: "stèm amisi cun tuci" (restiamo amici con tutti) - "chèl ca conta l'e veitò; i oltar chi mangiàn dul so, sin'a candu in in bona" (quel che conta è verità e gli altri, si nutrano di loro, sino a quanto ne hanno).
Giusepèn è ilare per un fatto semplice: mi ha visto sereno; gli ho promesso, nessuna rimostranza. Ho lasciato "parlare i fatti" (le riconoscenze che ci sono piovute addosso) dietro a "colpevoli silenzi" che mi hanno coinvolto. Per fortuna o per "necessità", il Dialetto Bustocco da strada è tuttora vivo. Magari "sotto esame", ma vivo. E noi ne siamo consapevoli e lieti. Farlo morire "per inedia" (come chi vuole non-nutrirsi per terminare i propri giorni) è un delitto - magari un giorno (spero il più lontano possibile), il Dialetto Bustocco da strada, sarà archiviato nella memoria di pochi. Sino a quel giorno, ho il dovere di difenderlo.
Qualcuno parlerà di "pubblicità occulta". Non lo è. Non sono così meschino da propagandare ciò che non c'è più - ciò che s'è fatto, s'è attuato con amore - ciò che sarà impedito, si faccia, fa parte delle intenzioni. C'è chi le ha. C'è chi le sottovaluta. Non per negligenza, ma per il fatto che non ne conosce la valenza sentimentale ed etica.
Il titolo del "pezzo" è dedicato a "quella mano" che ci ha portato la "famigerata" bottiglia di Nocino, (ho preso la traduzione buona, confacente alla cara Persona che ha attuato il bel gesto): "famigerata" ( persona molto nota, insigne) lettrice che tanto vuole bene a Giusepèn, al Dialetto Bustocco da strada e a me.
Stavolta, brindiamo in Suo onore, ringraziandola: eleviamo il calice in tre: Giusepèn, Maria ed io. Grazie col cuore. Maria chiude il brindisi col "beata chèla man; la faga insci anca duman".