Cani, nasi elettronici e farmaci salvavita: la scienza che cambia le nostre vite. La ricerca scientifica non è solo il cuore pulsante dell’università, ma una leva concreta per migliorare la qualità della vita e salvare esistenze. Lo ha dimostrato l’incontro di martedì 20 maggio nell’aula magna della Liuc, durante un seminario dal titolo “Il valore della ricerca scientifica: quali gli effetti sulla salute della collettività?”, promosso da Alessandra Massironi, responsabile del servizio counseling e referente per la sostenibilità dell’ateneo, in collaborazione con Humanitas.
Un dialogo tra eccellenze
«La ricerca è un tema centrale e sostanziale nell’identità di ogni ateneo», ha dichiarato in apertura Massironi, sottolineando come l’incontro rappresenti un momento di condivisione tra due realtà di eccellenza: la Liuc e Humanitas. A introdurre i lavori è stata la professoressa Fernanda Strozzi, docente di Impianti industriali e meccanici e direttore del centro istituzionale Next: «La mission primaria dell’università è la ricerca, che parte dalle necessità delle persone. A questa si affiancano la didattica e la cosiddetta ‘terza missione’, ovvero la valorizzazione delle conoscenze. Questo seminario ne è un esempio concreto».
Il fiuto dei cani contro il tumore
Il professor Gianluigi Taverna, responsabile di Urologia presso Humanitas, ha raccontato un’esperienza affascinante che unisce scienza e intuizione: la diagnosi del tumore alla prostata attraverso l’olfatto. Tutto parte da un dermatologo inglese, William Pembroke, che scoprì il melanoma grazie al comportamento del suo cane. Da lì nasce un’idea rivoluzionaria: addestrare cani – in questo caso, due esemplari forniti dal Ministero della Difesa, originariamente impiegati per rilevare mine – a riconoscere l’odore del tumore. «Il tumore ha un odore specifico, legato alla produzione di sostanze volatili da parte del metabolismo», ha spiegato Taverna. I limiti dell’uso dei cani hanno però spinto il team a sviluppare un naso elettronico, capace oggi di diagnosticare il tumore con una precisione dell’80%. «Questo modello potrebbe essere applicato anche ad altri tipi di tumore», ha aggiunto.
La tiroide: da morte certa a vita normale
Il chirurgo generale Damiano Chiari ha riportato l’attenzione sull’evoluzione della chirurgia e farmacologia legata alla tiroide. «Un secolo fa, se la tiroide non funzionava, si andava incontro a complicanze gravissime», ha spiegato. La svolta è arrivata con la scoperta della tiroxina e lo sviluppo di un farmaco sostitutivo. Oggi, grazie ai progressi nella chirurgia, nella diagnostica e nella terapia farmacologica, la sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti tiroidei sono drasticamente migliorate. «Quel farmaco oggi è il terzo più venduto in Italia. La ricerca ha fatto davvero la differenza», ha sottolineato Chiari.
Gastroenterologia tra innovazione e ostacoli
Il dottor Benedetto Mangiavillano, responsabile di Gastro Endoscopia Digestiva all'Humanitas, ha parlato invece della continua evoluzione tecnologica e metodologica nel suo campo: «Senza ricerca la passione si spegne. È attraverso la ricerca clinica che possiamo innovare, migliorare la pratica e salvare vite». Tra gli ambiti di maggiore sviluppo: diagnosi precoce del tumore del colon-retto, terapie endoscopiche avanzate, intelligenza artificiale, microbiota e medicina personalizzata. Ma non mancano le difficoltà: carichi assistenziali pesanti, carenza di personale e poco tempo da dedicare alla ricerca. La chiave per superarle? «Costruire team multidisciplinari, valorizzare i giovani ricercatori e favorire reti di ricerca condivisa».
Una missione che guarda al futuro
Il seminario ha offerto uno sguardo concreto su come la ricerca, quando alimentata da curiosità, collaborazione e coraggio, si traduca in benefici tangibili per la collettività. Dalla diagnosi precoce al trattamento personalizzato, ogni progresso parte da una domanda, da un’intuizione, da un esperimento. E proprio qui, tra le aule universitarie e i laboratori clinici, si costruisce il futuro della medicina.