Un riconoscimento al merito, dove il talento accademico incontra la disciplina sportiva. Un’occasione per raccontare storie vere, lontane dagli stereotipi e per ribadire che l’eccellenza si costruisce tra i banchi e sul campo.
Una serata fuori dagli schemi all’Auditorium Liuc
Martedì 20 maggio, l’Auditorium della Università Cattaneo ha accolto un pubblico attento e partecipe per la decima edizione del Premio Studio e Sport promosso dal Panathlon Club La Malpensa, in collaborazione con l’ateneo castellanzese. Il titolo dell’incontro – “Lontano dai luoghi comuni” – non è stato scelto a caso: tutta la serata si è infatti mossa volutamente al di fuori delle retoriche, con l’intento di raccontare storie vere, fatte di impegno, fatica, passione e risultati.
Dopo l’introduzione del cerimoniere Giovanni Castiglioni, la serata si è aperta con la lettura della Carta del Panathleta, atto simbolico e fondante che richiama i valori di correttezza, etica e crescita personale attraverso lo sport.
Due premi per due storie esemplari
I protagonisti della serata sono stati Sofia Pozzi e Michele Lorenzo Cavedini, due studenti universitari che incarnano perfettamente lo spirito del premio: unire eccellenza scolastica e impegno sportivo. Entrambi hanno ricevuto un riconoscimento di 600 euro, come segno tangibile del valore del loro percorso.
Sofia Pozzi, classe 2001, originaria di Busto Arsizio, frequenta il terzo anno della laurea triennale in economia alla Liuc. È una campionessa nazionale di pattinaggio artistico, disciplina che pratica da ben 17 anni, con dedizione e risultati. Sul fronte accademico vanta una media di 29/30 e ha già conseguito 142 crediti formativi, numeri che parlano da soli. "Il mio sport mi ha insegnato a saper cadere e rialzarsi subito senza far capire che ho sofferto", ha affermato.
Michele Lorenzo Cavedini, classe 1999, arriva da Trezzo sull’Adda. Sta frequentando la magistrale in economia e si dedica con passione all’equitazione agonistica, partecipando a numerosi concorsi nazionali. La sua media è di 27,79 con 91 crediti acquisiti: anche per lui un equilibrio difficile ma fruttuoso tra aula e campo.
Gotta: “Sport e scuola? In Italia si può, ma serve un cambio di passo”
La prolusione – momento classico e centrale dell’evento – è stata affidata a Roberto Gotta, noto giornalista e telecronista sportivo, autore di saggi e racconti sul calcio e sullo sport internazionale. Lui ama definirsi "narratore più che giornalista". Il suo intervento, dal titolo “Lontano dai luoghi comuni”, è stato una riflessione sul modo in cui vediamo (e raccontiamo) lo sport universitario, soprattutto confrontandolo con il modello americano.
«Non tutto ciò che viene dagli Stati Uniti è oro – ha detto Gotta –. È vero che lì sport e università si integrano attraverso borse di studio, contratti e diritti d’immagine, ma non mancano i lati oscuri: sistemi illegali di pagamento ai giocatori, pressioni, derive commerciali».
Negli ultimi anni, ha spiegato, la situazione è cambiata: nel 2021 la Corte Suprema americana ha imposto alle università il pagamento degli atleti universitari per l’utilizzo della loro immagine. «Ma non tutto è risolto. E anche quel modello non è privo di contraddizioni», ha sottolineato.
Gotta, appassionato di calcio inglese, ha anche espresso il desiderio che in Italia si arrivi finalmente a considerare lo sport come parte integrante della cultura universitaria, non come attività secondaria. «Lo sport può essere un ponte tra lo studente e l’università, creare un legame affettivo e identitario, un cuore comune», ha precisato.
A lui è stato consegnato un premio simbolico: un libro firmato da Dan Peterson, icona del basket e della comunicazione sportiva, con dedica personale.
La voce delle istituzioni: “Un binomio da coltivare”
Tra le autorità presenti, il presidente della Liuc Riccardo Comerio, che ha ribadito l’importanza dello sport per l’ateneo: «Alla Liuc crediamo nello sport come valore formativo. Stiamo investendo molto, anche se con difficoltà legate al sostegno economico delle attività. Ma il progetto è in fase di sviluppo e ci crediamo fortemente».
Comerio ha anche ricordato i numeri dell’università: 3.000 studenti, una dimensione internazionale sempre più marcata, con Erasmus in uscita e incoming, e 15.000 laureati già inseriti in contesti professionali di rilievo in tutto il mondo.
L’assessore allo sport di Busto Arsizio, Luca Folegani, ha sottolineato l’importanza del legame tra territorio, università e associazioni come Panathlon. Proprio Folegani, ex studente Liuc, ha dichiarato: «Lo sport alla Liuc è sempre stato parte integrante della vita accademica. Spesso si pensa che chi fa sport trascuri lo studio: questa serata dimostra il contrario».
Presenti anche Andrea Poletto, tenente colonnello, e il pluricavaliere Mauro Ghisellini, testimoni della connessione tra sport, istituzioni e società civile.
Una celebrazione della costanza, fuori dai cliché
La serata, coordinata dal presidente del Panathlon Club La Malpensa Sergio La Torre si è chiusa con un messaggio chiaro e potente: sport e studio possono crescere insieme, sostenendosi a vicenda. Non servono slogan, ma storie vere, come quelle di Sofia e Michele, esempi concreti di una generazione che non teme la fatica e sa costruire il proprio futuro passo dopo passo.
In un mondo che cerca sempre la scorciatoia o il titolo a effetto, la decima edizione del Premio Studio e Sport ha voluto invece andare “lontano dai luoghi comuni”, celebrando il merito con autenticità.