Ieri... oggi, è già domani - 15 maggio 2025, 06:00

"risiò o risià" - litigare

La fonetica lo permette: "risiò" o "risià" vogliono dire semplicemente, litigare. Quindi, chi litiga è un "risiatu" (litigioso), chi imbastisce un litigio "al ga oia da risià" (ha voglia di litigare), chi litiga con qualcun altro "i risiàn" (litigano) - per litigare, occorrono precise ragioni - è quando ciascuna delle parti crede di avere ragione e giudica le ragioni dell'altra parte, solamente dei torti

La fonetica lo permette: "risiò" o "risià" vogliono dire semplicemente, litigare. Quindi, chi litiga è un "risiatu" (litigioso), chi imbastisce un litigio "al ga oia da risià" (ha voglia di litigare), chi litiga con qualcun altro  "i risiàn" (litigano) -  per litigare, occorrono precise ragioni - è quando ciascuna delle parti crede di avere ragione e giudica le ragioni dell'altra parte, solamente dei torti.

Direbbe Giusepèn (Sherlock Holmès) "elementare Watson" - per giungere a questo punto, ho potuto esaminare talune cause, che determinano il litigio. Una delle più ricorrenti (strano a dirsi), si viveva in famiglia. C'erano litigi (lotte acerrime) per la spartizione del "podere"; c'erano litigi "invidiosi" di primogenitura ed era molto difficile essere equi nelle decisioni.

A parte il "figliol-prodigo" citato nella Bibbia, le liti sorgevano per il comportamento non sempre etico, tra fratelli. Ciascuno aveva una specie di "amor-proprio" che non sempre combaciava con le "velleità" del padre. Nel senso che, il genitore, analizzava gli ordini posti e come, questi ordini, venivano eseguiti. Sorgevano, tra figli, alcune invidie che mettevano a confronto (e non solo) i fratelli che si schernivano o si dileggiavano gli uni contro gli altri. E si giungeva, al termine di una discussione, a distruggere l'armonia familiare, ma pure a considerare il padre, un incosciente.

Parliamoci chiaro. Ho espresso tipi di "risiamentu", ma non era per tutti così. C'erano famiglie che comprendevano e accettavano le decisioni del padre-padrone e, la vita scorreva sui binari delle sue, rispettabili decisioni, con tanto di rispetto …. ancestrale.

C'è tuttavia una verità incontrovertibile, da rilevare: si parla di "società patriarcale", ma in verità si doveva tenere presente la "società matriarcale" - con l'aiuto di Giusepèn, eccoci a risaltare il valore della "massea" nelle decisioni familiari. Spesso (ma dal rilievo delle letture passate) la Donna, aveva un indiscutibile aplomb nel convincere il suo uomo (marito, essenzialmente - non vigeva la Legge del Divorzio e non si trattava di nominare un "compagno") a …. miti riflessioni.

La "massea" (moglie e madre) viveva la totalità della vita casalinga. Lei "respirava" i suoi figli. Lei sapeva valutare "vizi e virtù" di ciascuno di essi e, soprattutto, la "massea" sapeva condividere col proprio marito, le giuste cause singole, per rapportarle nelle cause familiari. Il marito (pacioso o focoso), si fidava ciecamente della sua Donna. Quando non lo faceva, il brav'uomo, soccombeva. Non c'erano ricatti di sorta, ma la capacità femminile è sempre riflessiva e, quando occorre è di una lucentezza strabiliante - molti dei litigi venivano smorzati per effetto del confronto fra madre e padre e, alla fine del giusto dialogare, anche il padre si accorgeva di prendere decisioni differenti, da come le aveva poste quando a ragionarci sopra era solo lui.

Inoltre, la "furbizia" o la "perspicacia" della Donna miravano a riconoscere al marito, che la "ragione del contendere" pendeva sempre dalla sua parte, anche se, in effetti, era giusto il contrario.

La Donna, la "massea" aveva una tattica differente da quella utilizzata dal marito-padre: si basava sempre sulla volontà di dirimere le ragioni delle parti e di smussare talune ipotesi esagerate che conducevano alla "rottura del dialogo", invece del suo giusto epilogo.

Per assurdo, quando il padre "al risiea" (litigava) con la consorte, era assoluto e disincantato; dopo un silenzio di lei (tremendo), l'uomo-arcigno cominciava coi …. ripensamenti. E si finiva col trovare la "quadratura del cerchio" con la determinazione di un detto che vigeva a suo tempo. Quello di dire: "ul padron di cò, sontu men, ma chi ga cumanda l'è a me dona" (il padrone di casa, sono io, ma chi comanda è mia moglie) - altro che "risiò" o "risià" sentenzia Giusepèn "chel ga conta l'e a vuluntò dàa dona" (ciò che conta, è la volontà della Donna-madre-massaia ….Angelo della casa).

Gianluigi Marcora