In un tempo quello degli anni Sessanta segnato da contestazioni, crisi di appartenenza e disincanto verso le istituzioni, don Luigi Giussani ha saputo indicare una via nuova, affascinante e radicale per riscoprire la fede. Al Ba Book Festival, il 12 maggio, la presentazione del volume “Luigi Giussani. Una rivoluzione di sé. La vita come comunione” ha acceso i riflettori sulla sua figura profetica e sul potere trasformativo dell’incontro cristiano.
Un contesto in frantumi
Gli anni Sessanta hanno rappresentato un autentico terremoto culturale. La rivoluzione partita dalla California e giunta in Europa non fu solo politica o sociale: fu una rivoluzione antropologica. La parola d’ordine era “freedom”, libertà, rottura con il passato, con ogni autorità, a partire da quella paterna. L’Italia ne fu profondamente segnata: università occupate, critica feroce al capitalismo, al potere, alle istituzioni ecclesiastiche. In questo scenario si consumò una crisi dell’appartenenza: la Chiesa, travolta dal vento della contestazione, sembrava incapace di dare risposte.
Monsignor Massimo Camisasca, vescovo della diocesi di Reggio Emilia, nel suo intervento, ha ricostruito questo contesto con tre cerchi concentrici: la società, la Chiesa e il movimento cattolico. «La Chiesa non aveva anticorpi - ha detto - In molti si chiedevano: a che cosa dobbiamo credere? Chi è Cristo per noi, oggi?»
Il cuore del messaggio: autocoscienza e comunione
Ed è proprio in questo vuoto di senso che si inserisce la figura di don Luigi Giussani. Non con un’ideologia o un nuovo moralismo, ma con l’intuizione che la fede cristiana è innanzitutto un incontro, un fatto, un avvenimento che genera novità nella vita. Federico Dossena ha ricordato come il libro presentato contenga testi inediti delle sue lezioni, che interpellano profondamente la vita dell’uomo contemporaneo.
Due fuochi emergono con forza: autocoscienza e comunione. L’autocoscienza, ovvero la domanda radicale: “Chi sono? Di chi sono?”. E la comunione, non come appartenenza esteriore, ma come immedesimazione profonda in un giudizio condiviso, in un’appartenenza che genera vita e identità.
Una pedagogia rivoluzionaria
Francesco Cassese, responsabile diocesano della fraternità di Comunione e liberazione, ha ricordato come Giussani abbia avuto la lucidità di andare a fondo nella crisi giovanile: non con la condanna, ma con l’ascolto e la proposta. Ha lasciato l’insegnamento accademico per entrare in un liceo, lì dove i giovani cercavano senso e autenticità. «La Chiesa non nasce da un’idea o da un’etica – ha detto Camisasca – ma da un incontro. E don Giussani ha voluto rendere questo incontro vitale».
È così che la fede ha potuto rifiorire: attraverso l’arte, la musica, la bellezza, i giovani hanno riscoperto il gusto della tradizione, il senso della storia, l’appartenenza a un corpo vivo, la Chiesa. «Ci sentivamo contemporanei di Dante - ha detto Camisasca - perché Cristo vive in noi».
La missione e la sfida educativa
«La missione implica che ci sia qualcuno che manda - ha ricordato Cassese - Ricordare e generare: questi sono i due verbi fondamentali». Ricordare, ovvero ritornare al cuore, alla sorgente del proprio io. Generare, cioè affrontare nuove sfide, ricreare un tessuto umano autentico.
Anche l’università può diventare luogo di vocazione. Pietro Zancaner, studente universitario, ha testimoniato come l’incontro con il carisma di Giussani, nella radicalità della sua proposta, sia stato per lui un punto di svolta. Rapporti autentici, costruiti in pochi giorni, amicizie profonde, collaborazione e vocazione: così nasce una compagnia di credenti.
Cultura come motore di rinascita
L’assessore alla cultura Manuela Maffioli ha sottolineato l’importanza di questi eventi in un anno speciale come quello del Giubileo: «La cultura può portare una rivoluzione, dell’individuo e della comunità. L’amministrazione comunale ha voluto stimolare questa rivoluzione anche sul piano civile. C’è tanto desiderio di bellezza ed emozione condivisa, che solo la cultura sa regalare».
Una rivoluzione che parte dal sé
Il libro “Una rivoluzione di sé” non è solo una raccolta di testi. È una proposta: ritornare a quell’incontro originario che cambia tutto. Non una nostalgia del passato, ma un’educazione alla libertà vera, che nasce dalla comunione e non dall’isolamento. Don Giussani ha insegnato a interpellare la realtà senza paura, cercando il significato ultimo della vita.
Ed è forse proprio qui il cuore del suo messaggio, ancora oggi rivoluzionario: la fede non è un rifugio, ma una strada per rinascere. Perché, come diceva lui stesso, “Cristo è la risposta a tutto il desiderio del cuore dell’uomo”.