Busto Arsizio - 27 aprile 2025, 18:25

Duecento giovani di Busto di ritorno dai funerali del papa: «Ricorderemo la sua semplicità e il richiamo alla gioia»

Avrebbero dovuto partecipare al Giubileo degli adolescenti e alla canonizzazione del beato Carlo Acutis. Sono invece stati testimoni di «qualcosa di improvviso e inaspettato», spiega don Matteo Resteghini, uno dei sacerdoti che ha accompagnato a Roma ragazze e ragazzi di tutte le parrocchie della città

La messa in suffragio del papa di domenica mattina. Sotto, la celebrazione di venerdì con il Decanato di Busto

Duecento giovani di Busto Arsizio di ritorno da Roma, dove avrebbero dovuto partecipare al Giubileo degli adolescenti e alla canonizzazione del beato Carlo Acutis.
Sono invece stati testimoni dei funerali di papa Francesco. Un momento storico, «qualcosa di improvviso e inaspettato», spiega don Matteo Resteghini, uno dei sacerdoti che ha accompagnato ragazze e ragazzi di tutte le parrocchie della città. 

Un’esperienza importante per tutti. Lo è stata «per noi sacerdoti che siamo riuscite a concelebrare, ovviamente non sul sagrato – racconta don Matteo dal pullman che sta riportando a casa i bustocchi –. Un momento di comunione intorno alla figura di un pontefice che è il cuore pulsante dell’unità della Chiesa, come ci è stato ricordato nell’omelia del cardinale Re».
E lo è stata per i giovani, «che non sono soliti partecipare a celebrazioni così impegnative a livello di durata e stile molto solenne. Sono stati contenti di poter prendere parte a un momento come questo e di avere la possibilità di salutare il papa nel momento in cui la Chiesa pregava per lui». 

Tre giorni di preghiera

Il gruppo di Busto, che ha preso parte alle iniziative della Diocesi di Milano, ha raggiunto Roma venerdì, partecipando a una prima messa nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in piazza Repubblica.
Hanno poi visitato Santa Maria Maggiore, la basilica dove sarebbe stato tumulato il feretro di Francesco, il giorno prima che venisse chiusa per il funerale. 

Ieri il momento sentitissimo dei funerali. Nel pomeriggio, con la Diocesi di Milano e alla presenza dell’arcivescovo Mario Delpini, hanno attraversato la porta santa di San Giovanni in Laterano.
Questa mattina si sarebbe dovuta tenere la canonizzazione di Carlo Acutis, ovviamente rimandata dopo la scomparsa del pontefice. I giovani hanno quindi partecipato alla messa in suffragio di Francesco, presieduta dal cardinale Pietro Parolini. 

«Un esempio per chi verrà dopo di lui»

Resterà nel cuore di molti lo stile semplice e così umano di Francesco. Qualcosa che a questi livelli non si era mai visto. «Questi ragazzi non hanno un metro di paragone – osserva don Matteo Resteghini –. Questo stile di papa Francesco lo nota chi ha un’età diversa, per quanto sia in linea con i papati post Concilio. Dopo quel momento si è voluto avvicinare la figura del papa non a quella di un monarca ma a quella di un pastore, di colui che è chiamato a camminare accanto al suo gregge.

Sicuramente Francesco ha compiuto un passo nella visione del papa che penso sarà importante anche per chi arriverà dopo. Secondo me sarà – spero – un esempio per chi verrà dopo di lui. Qualche cardinale ci ha ricordato che non verrà eletto il successore di papa Francesco ma di Pietro. Sicuramente è  così, però ogni papa ha dato un contributo forte alla Chiesa. Francesco, nella “quotidianità”, ha toccato anche i nostri giovani, che non hanno conosciuto chi c’era prima, ma hanno apprezzato la sua “utile” semplicità».

Lo capiranno forse più avanti, osservando lo stile di altri papi: «Tutti noi comprenderemo meglio quello che ha voluto compiere Francesco, anche durante la malattia. Ha donato una testimonianza di fede anche in un momento difficile, come Giovanni Paolo II».

«L’impegno di tutti per una Chiesa accogliente»

Certo, «il suo modo di girare per Roma in maniera semplice, facendo arrabbiare tutti perché non usciva con la scorta, era un tratto forte richiamato in molti altri modi del suo magistero. Mi ha colpito in particolare il richiamo alla gioia: ci ha chiesto di essere persone contente. Il cristiano non può essere triste. Deve avere la gioia di chi sa che, nonostante i mali del mondo, c’è un bene che vince, quello di Dio».

Francesco ha saputo riavvicinare chi aveva perso la fede? «Non saprei dire se possa averlo fatto – afferma don Matteo –. Qualcuno può essere stato mosso dal suo modo di fare, mentre qualche cristiano, all’opposto, non avendo capito la sua figura, potrebbe aver faticato ad accettare la sua umanità. Secondo me è importante che lui abbia richiamato sempre il fatto che non dobbiamo pensare che siano altri a far sì che la Chiesa possa essere accogliente. Ognuno deve fare la propria parte.

Ha chiesto a ciascuno di aiutare gli altri. Ieri il cardinal Re ricordava che la Chiesa deve essere “un ospedale da campo”. Non dobbiamo pensare che sia il papa ad accogliere chi non si avvicina alla Chiesa, ma è la l’insieme di tutti i fedeli che deve muoversi in questo cammino. Ha richiamato ognuno di noi all’impegno dell’evangelizzazione: parlare di Gesù, essere testimoni del Vangelo».

Riccardo Canetta