Professione informatico, da un po' in pensione, Eugenio Bovo è nato e cresciuto fra i campi che circondano la Madonna in Veroncora a Busto Arsizio. Ama la chiesetta che sorge in una delle ultime aree agricole di Busto e si impegna per valorizzarla, insieme agli “Amici della Veroncora”. Difende anche la zona dagli incivili: ogni tanto si arma di carriola, si addentra nel reticolo di sentieri che si trova alle spalle dell’edificio sacro e raccoglie i rifiuti abbandonati, poi li differenzia in modo che siano correttamente smaltiti. Ma il suo impegno, per quanto encomiabile, assomiglia al tentativo di arare il mare.
«Il mio lavoro – spiega Eugenio – era fonte di stress. Per scaricare la tensione, ho preso l’abitudine di dedicarmi a qualcosa di pratico, al giardino, a un pezzo di terra. E a mantenere in ordine, per quanto possibile, le zone di “casa mia”. Vado avanti a farlo ma, lo ammetto, è un po’ frustrante. Anche se non sono l’unico, qualche proprietario ripulisce le vicinanze dei suoi terreni, tempo fa i cacciatori hanno organizzato una raccolta, hanno accatastato di tutto».
Passeggiando, Eugenio punta il dito. Indica i luoghi degli abbandoni più clamorosi: rifiuti edili, eternit, sacchi pieni di materiale tessile. In qualche caso non è necessaria una grande fantasia per immaginare le discariche abusive, dato che l’immondizia è ancora lì, a insudiciare la campagna.
«Questo l’ho segnalato settimane fa» afferma Bovo davanti a un cumulo di ciarpame. Intanto impugna il telefono, fa scorrere le telefonate effettuate e trova la chiamata che gli interessa. «24 ottobre – sentenzia alla fine – questo mucchio l’ho segnalato il 24 ottobre». Ai suoi piedi ci sono tessuti e immondizia paradossalmente differenziata: plastica in sacchi gialli. Sull’altro lato del sentiero, terra e foglie sono quasi un tutt’uno con materiale difficile da identificare. A prima vista sembra eternit, in realtà è una sorta di gomma ormai marcia. «È qui da parecchio - allarga le braccia Eugenio – ed è uno dei problemi. Innanzitutto per l’ambiente e poi perché, in certi casi, se si intervenisse in fretta forse si potrebbe fare qualcosa per risalire ai responsabili. Tempo fa, in una di queste discariche improvvisate, si distinguevano fogli, fotografie… Dare un’occhiata un po’ più approfondita magari servirebbe, magari si troverebbero nomi o indirizzi… In alcuni Comuni queste ricerche sono state fatte. C’erano delle valige, abbandonate da queste parti, che hanno attirato l’attenzione di qualcuno, quelle sono sparite in fretta. Il resto è rimasto, a deteriorarsi».
I sentieri, a dirla tutta, sono piuttosto ordinati, il degrado non è generale. «Ma quando c’è – continua il residente - è clamoroso. Girando col cane, o anche solo dando un’occhiata da casa mia, mi capita di vedere i fari dei mezzi che si muovono sui sentieri, col buio. Al mattino si trova la sorpresa». Una collezione di pneumatici, per esempio, laterizi che si stanno amalgamando al terreno, immancabili sacchi di plastica, il telaio di uno scooter, un’incredibile discarica di spazzatura domestica che sembra provenire da un condominio di piccole dimensioni, con involucri per alimenti disposti come i sassolini di Pollicino, alcuni ancora sigillati, altri squarciati: «Gli animali non si fanno troppi problemi. E nemmeno gli incivili, che non badano ai confini: il pattume si trova sul territorio di Busto come su quello di Samarate».
Eugenio chiede e si chiede: «Possibile che tra Comune, Polizia Locale e Agesp non si riesca ad arginare il fenomeno? Sento parlare di fototrappole, magari sarebbero d’aiuto». Intanto, l’impegno continua: «C’è un punto in cui avevano lasciato diverse bottiglie di birra vuote. Le ho prese e smaltite. Ne sono già ricomparse tre. Tirerò su anche quelle. E pure gli pneumatici, li porterò via, magari un paio alla volta, ho preso contatto con un gommista che li può ritirare. Però però… non è giusto che le cose vadano così».