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Busto Arsizio | 05 ottobre 2024, 12:40

VIDEO - La prevenzione del tumore al seno? «È un atto di consapevolezza e amore»

Ottobre, mese per eccellenza della sensibilizzazione sul tumore al seno: a colloquio con la dottoressa Lucrezia Giaramita, radiologa del San Carlo Diagnostic Cdtt. Le conquiste ottenute, il tanto da fare, gli errori da evitare

La dottoressa Lucrezia Giaramita

La dottoressa Lucrezia Giaramita

Ottobre, mese legato alla prevenzione dei tumori femminili. Al seno, innanzitutto, perché «…il tumore mammario è il più frequente, fra le donne. Per questa come per altre patologie, quanto più precocemente agiamo tanto più è probabile battere la malattia». Parola di Lucrezia Giaramita, radiologa in forza al San Carlo Diagnostic Cdtt. Dove, annualmente, si eseguono circa 5.400 ecografie mammarie e oltre 4.300 mammografie. «Negli ultimi dieci anni – precisa la dottoressa – l’attività in questo campo è diventata la mia principale fonte di lavoro, fra l’altro avendo potuto contare, qui, su una brava maestra, la dottoressa Elena Bellotti. La mole dell’impegno, del resto, non è sorprendente se consideriamo l’incidenza del tumore mammario. Interessa il 35 per cento delle donne ultracinquantenniil 41 per cento delle under 50».

Un profano sarebbe portato a immaginare un andamento diverso, con una crescita legata all’avanzamento dell’età…

Invece non si possono definire rari i tumori di questo tipo che colpiscono le quarantenni. O anche donne più giovani. Da un po’ di tempo a questa parte, proprio il mese di ottobre è il periodo tipico in cui si ricorda l’abbassamento dell’età media in cui arrivano le diagnosi.

Per quali fattori?

Sono da individuare, la ricerca procede. Fino a non molto tempo fa, quando ci si concentrava soprattutto sulla popolazione femminile di una certa età, si tendeva a puntare l’attenzione su menopausa e fattori ormonali. Che certamente hanno ruolo, in un numero significativo di casi. Ma oggi le diagnosi riguardano donne che ancora non sono arrivate alla menopausa. Si indaga. Per esempio su fattori ambientali, stili di vita, sovrappeso… C’è, comunque, una certezza.

Quale?

Che è fondamentale agire. E per “azione” intendo quella preventiva, che si esercita con i controlli. Oggi la sensibilità è aumentata, passi avanti se ne sono fatti. Ma in questi casi giustamente si dice: non è mai abbastanza. L’impegno deve essere un po’ di tutti: medici di medicina generale, ginecologi, donne.

Sono percepibili differenze legate all’età, anche nel livello di attenzione?

Sì. Le più giovani manifestano, oggi, una sensibilità più spiccata. Tra le donne di una certa età, invece, sono più numerose le persone che arrivano da noi ammettendo di non fare controlli da parecchio, magari dieci anni. Ovviamente è un errore. Ripeto: prima il tumore viene intercettato, più sono efficaci le “contromisure”. Un altro fenomeno tipico, e negativo, è quello legato allo screening regionale: non è raro il caso di donne che non rispondono.

Vi misurate spesso con la paura?

Ovviamente. Non c’è risposta standard a questo, serve mettere in campo delle risorse personali, anche perché, ed è facile immaginarlo, ognuno reagisce alla notizia che non vorrebbe ricevere a modo suo. Si tratta, per quanto possibile, di prendere per mano. E di avviare la persona lungo un percorso che porta al chirurgo senologo e alla breast unit. In Lombardia, va detto, ce ne sono tante, di ottimo livello. Ma…

Ma?

Prima viene la prevenzione, puntuale. La prevenzione va fatta. È un atto di consapevolezza e amore, innanzitutto per se stesse.

S.T.

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