Ieri... oggi, è già domani - 18 giugno 2024, 06:13

"la a màasi" - deve ammalarsi

Una "tara" che mi sono portato dietro, da bambino, per diverso tempo, si riferisce a una frase che (per caso) ho ascoltato, dagli adulti

Una "tara" che mi sono portato dietro, da bambino, per diverso tempo, si riferisce a una frase che (per caso) ho ascoltato, dagli adulti. "chela dona lì, la a màasi" (quella donna, deve ammalarsi). Non capivo, in buona sostanza, come "quella donna" possa programmarsi una malattia (sic). E mi chiedevo: come è possibile prevedere il momento esatto in cui ammalarsi.

C'era poi di mezzo un fatto inconcepibile di quando si è ragazzi; gli adulti spesso pronunciavano un'altra frase che a me, veramente, dava un fastidio enorme: "candu te sae grandi, te gni a sae ma l'e a rasòn" (quando sarai adulto, comprenderai il motivo di questa frase).

Giusepèn annuisce e prima ancora di rispondermi ai quesiti sopra elencati, sbotta con un "te a fò?, l'ea inscì" (cosa ci puoi fare? era proprio così).

A parte il fatto che a un bambino (o a un ragazzo) non puoi continuamente dire "quando sarai adulto, capirai", altrimenti, come cresce, quel bimbo o quel ragazzo? Ho sempre pensato (da adulto) che a ogni domanda, occorre sempre fornire una risposta immediata, altrimenti, il ragazzo si fa delle elucubrazioni mentali che lo riempiono di dubbi. Quindi, la frase del "poi capirai" l'ho sempre odiata e mamma lo sapeva bene. Poi (interviene Giusepèn), "a to moma la saea me diti certi robi" (tua mamma, sapeva come farti conoscere certi argomenti). Non contesto, Giusepèn, ma contesto il fatto che io volevo sapere subito la risposta alla mia domanda, senza aspettare il "poi" e nemmeno quasi implorarla, questa risposta, per ottenere soddisfazione.

Il risultato qual è? che all'epoca (avevo sei anni), mia madre ha fatto visita a suo sorella, ricoverata in Ospedale e per un motivo che non conoscevo, è scivolata sulla rampa di scale e "si è ammalata" - spiego subito, così rispondo pure al quesito iniziale. Non sapevo, a sei anni che mia madre era incinta e che mi donava una sorellina, dopo le mie reiterate "invocazioni" di essere fratello della mia sorella. Addirittura le avevo detto di portare a casa una bambina abbandonata all'Ospedale.

E quella caduta di mamma, aveva procurato un trauma a mamma che dovette abortire. Ovviamente, tutto ciò me lo raccontò il babbo, molti anni dopo l'evento disastroso ed io ho cominciato a collegare certi pensieri e metterli in fila, così come si sono svolti taluni fatti.

Quindi, "la a màasi" voleva semplicemente dire "la signora è incinta": termine inusitato per un bimbo che voleva solo significare "la signora aspetta un bambino" - quindi, niente malattia "programmata" e per niente al mondo si trattava di un fatto negativo.

Per dirla tutta: quando sono diventato padre, ho avuto un'esperienza singolare, dove però ho potuto dire la mia su un fatto (quasi) analogo. Al rientro serale dal lavoro, passo sempre a salutare mamma. Quella sera, vedo il sorriso sbiadito di mamma che di solito è solare e gliene chiedo ragione. Dopo qualche tentennamento, mamma ha un rimbrotto nei miei confronti: "ste ghe fe 'nparò cusè a to tusa? - a la ma di 'na pauloscia" (cosa fai imparare a tua figlia? - mi ha detto una parolaccia). Al che, resto perplesso e basito: Sabrina, mia figlia, col carattere dolce e sincero, avrebbe mai insultato la nonna. Per cui chiedo a mamma, pacatamente, quale "parolaccia" ti ha detto?

Mamma allora mi dice che "a gòtta l'e 'n compra e men gu di àa to tusa ….balèn tuca non a gotta ca la a màaosi e ….a Sabrina la ma di a paulascia" - a questo punto, sempre con calma chiedo prima a mamma di specificarmi la "parolaccia" detta da Sabrina. E mamma, candidamente mi ha fatto degli esempi, storpiando la parola effettiva. Allora, dico a mamma: ti ha detto che la gatta è incinta e che non deve ammalarsi? - il si della mia Pierina ha fugato ogni dubbio e le ho visto subito il sorriso dipingersi sul suo meraviglioso volto di stupenda mamma e nonna.

Io, a sei anni, non capivo il motivo del "la a màasi", mentre Sabrina, a sei anni ha rettificato nonna, per chiarire che una femmina (animale o Persona) quando porta in grembo una creatura, …. non si deve ammalare, ma è semplicemente incinta! - qui, Giusepèn annuisce felice! Veitò, Verità!

 

Gianluigi Marcora