Ieri... oggi, è già domani - 14 giugno 2024, 06:00

"ul cu e mena" - l'inaffidabile

Vediamone gli aspetti.

Giusepèn è molto serio, quando mi propone il "cu e mena" che nella traduzione letterale va a scontrarsi con il significato "spiccio" - "cu e mena" significa "persona che scodinzola", un vanesio mentre nella maniera "spiccia" significa inaffidabile.

Vediamone gli aspetti. Chi "scodinzola" è fatuo, leggero, privo di scrupoli, bugiardo, facilone e … altro ancora. E' colui che vive non sulla retta via, che utilizza espedienti per il proprio tornaconto, che non ha dignità, che è disposto a millantare la verità, pur di trarne profitto, che giura il falso, che fa il mentecatto di fronte alla realtà e che cerca di "trarre matto" chi invece ha prove-provate su quel che accade e che inconfutabilmente presenta un quadro preciso che riguarda la realtà.

Giusepèn non tergiversa. Dice soltanto "men gu pagùa non dàa veitò" (io non ho paura della verità". Quindi, il "cu e mena" è avvezzo ai raggiri, alla circonvenzione di deboli e di incapaci, di tergiversazioni nei confronti di chiunque, senza rispetto per alcuno.

Meglio fare qualche esempio, per non cadere nella retorica che potrebbe (utilizzo il condizionale) ricadere nei confronti di chi vuole analizzare il problema senza nulla togliere al significato e senza nulla aggiungere.  C'è chi manifesta la propria indigenza e chiede un "prestito" a un amico o a uno dei conoscenti e che mai salderà …. magari dopo reiterate richieste di reintegro di quel "prestito".

Addirittura, il "cu e mena" giura e spergiura di avere assolto al suo debito, senza "uno straccio" di prova, ma accusando il creditore di avere la memoria corta e di essere un mentecatto su come quel debito ha avuto un epilogo, dimostrando (sic) eventi fasulli con testimoni-fasulli, disposti a chiarire l'avvenuta restituzione di quanto ricevuto in prestito.

C'è pure il "cu e mena" che avanza crediti verso parenti e amici e mai onorati e che l'hanno costretto a sua volta a chiedere prestiti che mai onorerà e che gli servono per "tirare a campare" nel tempo. Il "cu e mena" (ovviamente) non ama lavorare e nemmeno ama cercare il lavoro. Quindi, risulta un nulla-tenente  ed è in grado di accalappiare persone serie a cui chiede di tutto: dal vestito nuovo che non è in grado di acquistare, all'invito al Ristorante col conto già pagato da un benefattore. Il "cu e mena" si auto-loda e disprezza pure ogni suo benefattore! (sic).

Poi c'è un altro tipo di "cu e mena" moderno: è il tizio che telefona agli anziani, informandoli di un "incidente a un nipote" mai avvenuto e che  gli frutta un compenso per gli "avvocati" che devono sostenere le spese legali - oppure, sempre il "cu e mena" si presenta con un falso-tesserino di una Compagnia Telefonica o un Ente qualsiasi, che gli permette di rintracciare "guasti" o "anomalie" varie, inesistenti. Il tutto, per rovistare in casa del malcapitato credulone e sgraffignare suppellettili di valore, sino ai ricordi d'oro nascosti (per modi di dire), in casa. Diffidate dai "cu e mena".

Non parliamo poi di chi si presenta con lo specchietto rotto dell'auto, reclamando un rimborso "in nero" per non innescare un atto legale, derivato da una denuncia, facendo leva sull'aumento del "premio assicurativo" - "femàla non tropa longa" (non facciamola troppo lunga) dice Giusepèn, "ul cu e mena l'e'n balabiutu, un malviventi, un gràs da rostu, un infingardu ca l'e mèi perdi che truòl" (l'inaffidabile, un malvivente, un infingardo, un bugiardo …. che è meglio tenere a bada e perdere invece di trovare)  - a proposito, "balabiutu" non è colui che "danza ignudo", ma per dirla "papele-papele" è semplicemente un bastardo (senza offendere mamma sua) e un poco di buono - per il "gràs da rostu", l'accostamento è semplice: il "grasso di arrosto" si scarta e non si mangia e "ul gràs da rostu" è il classico tipo da …. scartare.

Giusepèn mi batte la mano sulla spalla. Mi sorride con accondiscendenza per quanto ho scritto e mi invita con un cenno del viso al "Nocino" oggi più che mai "meritato" …. me lo dice in italiano.

 

Gianluigi Marcora