Quello dell’abuso di alcol è un problema personale e sociale dalle varie sfaccettature. Spesso la causa è un vissuto da cui si cerca di sfuggire, oppure un piacere provvisorio che ottenebra la mente. Diverse possono essere le cause, che però rimangono nell’ambito personale. Quello che invece diventa d’interesse pubblico sono le conseguenze. Nel caso specifico, la guida di un veicolo sotto gli influssi (condizionamenti psico-fisici) dell’alcool, con i riflessi ridotti al lumicino e la percezione della velocità e del pericolo pressoché inesistenti.
Questa premessa per segnalare un recente intervento della Polizia Municipale di Omegna, alle sette del mattino, in zona deflusso alunni dalle corriere. In questo caso è stata vista una donna con una lattina di birra alla bocca mente guidava la sua autovettura in maniera preoccupante. Allertata la pattuglia in servizio, la signora (una sessantenne omegnese) è stata fermata e sottoposta al test etilico, da cui risultava un valore di 1,01 grammi di alcol per litro: più del doppio dello 0,5 consentito.
Da qui la denuncia penale e il ritiro della patente da sei a dodici mesi (sarà la Prefettura a decidere) nei confronti dell’incauta guidatrice. Quasi superfluo sottolineare i rischi corsi nel contesto ambientale in cui ciò è avvenuto, dove la viabilità in certe ore del giorno è assai critica, con tanti ragazzi che solitamente attraversano su strisce pedonali spesso occupate da avventori, che sostano impropriamente i loro veicoli per prendersi il caffè del mattino, incuranti di limitare così la visibilità agli altri utenti della strada e di mettere a rischio l’incolumità dei pedoni. In questi casi il buon senso dovrebbe essere la migliore garanzia. Ma quando non c’è è bene che s’intervenga preventivamente, come è stato nel caso della signora in questione.