Ieri... oggi, è già domani - 08 gennaio 2024, 06:00

"a Pifania tuci i festi la porta via" - l'Epifania, tutte le feste si porta via

Lo sguardo della vita, rincorre i momenti belli trascorsi, la varietà del Natale, i botti di Capodanno. Con l'Epifania, si pensa più alla "routine" a quel che c'è da fare, agli impegni

E' il ritornello di ogni anno. Lo si recita con un pizzico di nostalgia, ma il tempo corre, nessuno lo ferma. E lo sguardo della vita, rincorre i momenti belli trascorsi, la varietà del Natale, i botti di Capodanno. Con l'Epifania, si pensa più alla "routine" a quel che c'è da fare, agli impegni.

C'è chi rincorre i saldi, chi finalmente può "stare nel gruppo" con le spese, con qualche "sfizio" che prima non poteva togliersi, chi ha dimenticato lo "sfizio" e lo rincorre senza preamboli. La differenza col Natale è notevole: là c'era la speranza da "soddisfare"; qui c'è la certezza che occorre cominciare daccapo il "tran tran" di sempre. Anche il Capodanno ha la sua storia, ma è più una corsa al puro divertimento, più che a rappresentare un valore da cucire sul cuore.

E fa freddo. Se n'era parlato, poi si è fatto caso alla festa che viene. Ci si è imbacuccati per star bene, ma anche la TV ci diceva che le temperature sono miti. C'è la gente che si fa il bagno, al sud. C'è un numero enorme di italiani che pensa alle vacanze e predilige le città d'arte, piuttosto di mete esotiche e che … il freddo arriverà poi.

Discorsi col Giusepèn…."ghe cambiò naguta" (è cambiato nulla) dice con rassegnazione, ma non cessa, Giusepèn di andare a ritroso con la mente, a ciò che si viveva parecchi anni fa. Non c'era il consumismo (in  primis) e ciò che si trovava di nuovo era semplicemente stupore: i regali, il salame "diverso" in tavola, il cappone con l'aggiunta del coniglio o dell'oca, poi la frutta (sic). Non le solite mele, acquistate a cassetta dal "ruel" (era colui che visitava le case del rione, col carretto zeppo di mele e qualche volta di pere - lo chiamavano così, "ruel" perché la maggior parte degli ambulanti che vendeva frutta, proveniva da Rovello Porro), ma anche la frutta secca: i nusi (le noci), i niscioei (le nocciole), i "zacarei" (le mandorle) …. e ci voleva un po' per capire come si spellavano quei frutti. Poi, una volta "imparato" se ne mangiava una "brencòa" (una manciata).

Tuttavia, finito il pranzo (dentro cui c'erano …. insalata russa, vitello tonnato, prosciutto (prosciutto? si che sostituiva la bologna o la spalla cruda) con la fetta di panettone, tutti a giocare a tombola. C'era tuttavia un che di mestizia che faceva evaporare l'allegria. Lo si capiva pure dai canti che si avvalevano di cori estemporanei e, senza la musica, anche le voci avevano bisogno di …. schiarirsi. L'accenno alla "calzetta" durava poco. Oggi, di "calze della Befana" ce ne sono di vario tipo. Allora (lo dice Giusepèn) ce n'erano di due specie: quella in vendita dal salumiere (non esistevano i supermercati) e quella preparata da mamma con "i scalfarotti" (calzettoni di lana) che coprivano le gambe sino alle ginocchia. "Ghea dontar ul giusu, a faina di mochi, i medaion da ciculatu, un po' da caramèi e …. queicossulina d'oltar che mo ma ragordu pù" (c'era dentro la liquirizia, la farina delle castagne, i medaglioni di cioccolato, alcune caramelle e …. qualcosina ancora che ora non ricordo più) e …. capisco che Giusepèn si incupisce e ciò non va bene.

Nocino, Giusepèn, "un gutu da Nocino" (il "gutu" è sempre un bicchierino di Nocino, ma è un diverso nome da attribuire al bicchierino) - la mossa vincente arriva da Giusepèn subito dopo: "sunt'a 98 quasi e quas-quasi a giru i an in dre ….89….son pissè giuin" (sono a quasi 98 anni e quasi, giro gli anni in senso inverso …. 89 …. sono più giovane) e ciò gli vale un applauso e un altro "gutu" da Nocino.

Gianluigi Marcora