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Busto Arsizio | 08 agosto 2023, 16:55

«Ciao Mariangela: hai vissuto ogni giorno pienamente con il tuo sorriso buono, la generosità e l'eleganza»

Al funerale della professoressa Mariangela Marinoni affetto e gratitudine. Il commovente messaggio del marito Giovanni Toia: «Nel calvario abbiamo trovato tanti cirenei». La nipote Alessandra: «Avevi a cuore le storie di ciascuno studente»

«Ciao Mariangela: hai vissuto ogni giorno pienamente con il tuo sorriso buono, la generosità e l'eleganza»

Il sorriso buono, il sapere trasmesso agli studenti con generosità, quell'eleganza naturale. Tanti tratti di Mariangela Marinoni, scomparsa a 67 anni - LEGGI QUI - sono stati ripercorsi con devozione e gratitudine oggi nella chiesa di San Giorgio a Lurago Marinone, nell'ultimo saluto. Attraverso due messaggi commoventi, quelli del marito Giovanni Toia e della nipote Alessandra.

Speranza, gratitudine, fede riecheggiano nel dolore dell'addio anche grazie alla grande vicinanza che la famiglia ha ricevuto in questi giorni. Cinque anni fa si era ammalata Mariangela, ha ricordato il suo Giovanni e ha commosso tutti ricordando la propria reazione, lui che corre alla chiesa vecchia di Sacconago, turbato eppure stretto a una preghiera: quella di poter condividere altro tempo prezioso con la moglie.

Così è stato, grazie ai medici e a tutti coloro che hanno curato e assistito Mariangela in ogni fase del male. Ma anche grazie alla fede, quella che lei ha sempre avuto. Come la certezza di poter incontrare di nuovo i suoi amati genitori, i nonni, altre figure chiave della vita. Una consolazione, l'immagine di questo infinito abbraccio, anche per Giovanni che ha detto: «In questo calvario abbiamo trovato tanti cirenei che ci hanno aiutato a portare la croce. Ringrazio il dottor Enrico Ballarati dell'Humanitas i cui occhi hanno scovato quel male infido, la dottoressa Pamela Di Cesare, il dottor Lorenzo Padula di Saronno, il reparto di Oncologia del San Raffaele e le dottoresse, le infermiere, le oss dell'hospice, angeli che ci hanno accompagnato». 

La porta della speranza è rimasta aperta, ha detto il nostro collega Giovanni, finché dietro la curva c'era lo striscione dell'ultimo traguardo. E con coraggio, fede e l'amore dei suoi cari Mariangela ha combattuto questo male diventato così duro: «Non si può salire sul passo dello Stelvio con il triciclo - ha detto il marito con fierezza sofferente - Siamo grati a voi, alla vostra sensibilità e alla vicinanza... non immaginate il conforto che ci date».

Ricorrente è stata l'immagine delle porte che si sono aperte rivelandola nella sua tenera sollecitudine attraverso i diversi momenti della vita, usata dalla nipote Alessandra. E qui si è vista Mariangela, il suo sorriso buono, la sua presenza, la sua eleganza, il «sapere che trasmetteva con generosità agli studenti... aveva a cuore le storie di ciascuno». E ancora l'amore per i suoi micetti e la natura, il suo essere «moglie fedele e attenta, mente creativa e amante delle cose belle». 

Ogni giorno vissuto pienamente, fino all'ultimo: tutto questo Mariangela ha portato nella sua vita e ha lasciato riflessi preziosi nei suoi cari. Una luce che non può andare perduta e difatti anche oggi scaldava i cuori.

 

Ma. Lu.

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