Economia - 27 luglio 2023, 07:00

La differenza tra sensori e trasmettitori

Un trasmettitore di pressione non solo converte in un’uscita elettronica analogica la pressione, ma si serve anche di un circuito supplementare, per mezzo del quale il segnale ricevuto viene linearizzato, compensato e amplificato.

Che cosa cambia tra un sensore e un trasmettitore? Un trasmettitore è uno strumento per la misura di una particolare condizione, per esempio la pressione, e si differenzia a sua volta da un trasduttore (anche se in molti casi i termini “trasduttore” e “trasmettitore” vengono utilizzati come se fossero sinonimi). Rimaniamo proprio all’esempio di un trasmettitore di pressione per avere le idee più chiare. Se un trasduttore permette di misurare la pressione per poi convertire la lettura in un segnale elettrico, nel caso del trasmettitore non solo la lettura viene convertita in un segnale elettrico, ma questo viene anche modificato e amplificato, così che possa essere inviato – trasmesso, appunto – a un ricevitore. Vale per i trasmettitori di pressione, ma anche di forza o di qualunque altro stato.

Come funziona un trasmettitore di pressione

Un trasmettitore di pressione non solo converte in un’uscita elettronica analogica la pressione, ma si serve anche di un circuito supplementare, per mezzo del quale il segnale ricevuto viene linearizzato, compensato e amplificato. Si possono generare differenti tipologie di segnali: digitali, in milliampere o in tensione. Il trasmettitore, pertanto, ha la capacità di inoltrare tale segnale a un ricevitore remoto. Esistono, fra l’altro, i trasmettitori intelligenti, i quali attraverso una rete di comunicazione con tecnologia bus possono essere tarati ed eventualmente impostati ex novo.

Le caratteristiche più importanti per la scelta di un trasmettitore

Il corretto funzionamento di un trasmettitore è influenzato da diverse variabili: il fluido di processo e la temperatura di esercizio, per esempio, ma anche il campo di misura e il livello di accuratezza. In riferimento al segnale di uscita, è bene ricordare che un segnale in tensione, rispetto a un segnale in corrente, è più esposto al rumore e alle interferenze; il segnale in corrente, però, è in grado di viaggiare a distanze superiori. Mentre un segnale analogico consente di conoscere unicamente la lettura dello stato di riferimento (per esempio la pressione), molte più informazioni possono essere raccolte con un segnale digitale.

E i sensori?

I trasduttori vengono scambiati erroneamente non solo con i trasmettitori, ma a volte anche con i sensori. Ma che cos’è, di preciso, un sensore? Si tratta di un dispositivo fisico che è in grado di percepire o di rilevare le variazioni di una qualunque quantità di energia. I sensori, reagendo agli stimoli che provengono dall’ambiente circostante, emettono dei segnali non elettrici. Oltre ai sensori di pressione, esistono molte altre tipologie differenti a seconda della quantità elettrica che può essere rilevata: il movimento, l’umidità, la luce, il calore, e così via. Non è detto che, in un sensore, il segnale di uscita abbia sempre e comunque una forma leggibile, nel senso che esso può essere sottoposto a una ulteriore elaborazione. Si può usare, per esempio, un circuito elettronico per la conversione in un segnale leggibile; a seconda dei casi inoltre ci può essere la necessità di attenuare o, al contrario, di amplificare il segnale. Una realtà come Repcom è specializzata nella fornitura di sensori delle più diverse tipologie, offrendo una vasta gamma di soluzioni che consentono di soddisfare le esigenze più varie.

Le caratteristiche più importanti di un sensore

Proviamo a sintetizzare, dunque, le caratteristiche più importanti di un sensore, dispositivo che può avere un’uscita di natura elettrica. Questo apparecchio è in grado di rilevare le variazioni in qualunque quantità fisica. Esso non possiede un’unità di analisi del segnale, in quanto è un componente di per sé; il suo segnale di uscita, tuttavia, ha bisogno di un circuito di elaborazione o di una scala, perché solo così può essere letto. I sensori, inoltre, sono parte dei trasduttori. Infatti un trasduttore è sempre costituito da un condizionatore di segnale e, appunto, da un sensore. Quest’ultimo serve a rilevare la variazione che si verifica nell’ambiente fisico, producendo di conseguenza un segnale non elettrico, il quale viene convertito in forma elettrica dall’unità di condizionamento, che lo può attenuare, amplificare o elaborare in un segnale leggibile.

Sensori: tutto quel che c’è da sapere

Un sensore, dunque, non è altro che un dispositivo attraverso il quale viene rilevato un cambiamento in un ambiente fisico; può essere un trasduttore o meno, in quanto il sensore è un componente in sé (e, come si è visto, tutti i trasduttori sono formati anche da un sensore). I sensori convertono energia o quantità fisiche in segnali non elettrici, e hanno bisogno di un circuito supplementare per fare in modo che il segnale di uscita possa essere elaborato in forma leggibile. I sensori sono in grado di funzionare senza alimentazione esterna; la loro uscita è di tipo analogico e non può essere direttamente applicata ad altri sistemi. I sensori di luce, i sensori a ultrasuoni e i termometri sono tutti esempi di sensori: essi convertono unicamente quantità fisiche, e dunque non sono bidirezionali.