L’eleganza, non improvvisamente, ma cautamente. E viene a cercare le nostre aziende tessili in grado crearla. I clienti, hanno bisogno di noi. I tempi sono tutto tranne che facili, ma c’è un bagliore speciale che si scorge tra le aziende di Milano Unica. Varesine in testa.
È un avvio speciale, quello di Milano Unica.
«In questi 100 anni il mondo non è migliorato, è stramigliorato - osserva Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia, varesino, all’inaugurazione del Salone del tessile di alta gamma che potrà essere visitato a Rho fino a lunedì - lo standard di vita è sicuramente molto meglio. Questo non è frutto di una casualità, è scientificamente pensato così». E l’elemento scientifico si chiama capitalismo. Realtà però capace di capire anche quando sta esagerando.
Un concetto, quello espresso da Tamborini, che riporta all’assemblea di Smi una settimana fa. Il capitalismo sostenibile, è la via. LEGGI QUI
E non solo. Nel dibattito, al centro c’è anche un’altra certezza: in questa fase di crescita del tessile dopo il Covid, ciò che manca non sono i clienti. Casomai il personale, le competenze.
Un tema così caldo, che verrà affrontato mercoledì 12 luglio in fiera.
“Moda e Accessorio: la sfida della formazione per la salvezza del Made in Italy” il titolo tranchant della conferenza stampa di Confindustria Moda. Su questo argomento si sta mobilitando da tempo e con passione Gianni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria. La sua Tiba Tricot ha da poco festeggiato i suoi primi 60 anni e l’ha fatto a Castellanza, con i collaboratori storici e l’ultima assunta. LEGGI QUI
Oggi è qui a Rho, lo stand carico dell’energia dei suoi giovani.
Il nuovo formale
I giovani. Gli artefici del tessile e i clienti: un mondo che si fonde. Come stanno cambiando le competenze? Claudia D’Arpizio, Senior Partner Moda e Lusso di Bain & Company, - LEGGI QUI - evidenzia come il “nuovo formale” stia avanzando. Un concetto ripreso dagli imprenditori: tornano il capospalla, le camicie classiche, persino la cravatta che veniva data in via di estinzione. Non è un mero ritorno al passato: i giovani hanno un loro modo di vivere, interpretare e anche essere fedeli a ciò che aveva scandito la storia della loro famiglia.
Né sono chimere di ricercatori. Tra le aziende varesine a Milano Unica, c’è la BeppeTex. La famiglia Tronconi è un’istituzione a Fagnano e in provincia di Varese con la tintoria. Il fratello maggiore, Michele, ha scritto un meraviglioso libro di riflessioni che parte dalla riconoscenza a papà Attilio. LEGGI QUI
Sul sito della Beppetex si richiama una storia che affonda le radici nel 1579. Questa società sviluppa e offre tessuti in fibra naturale e in mischia, pensati per l’abbigliamento raffinato ma informale, casual - spiega - ma guardando anche allo sportswear.
Beppe è fiero dei tessuti esposti, made in Italy, anzi che valorizzano «le imprese della Valle dell’Olona… dopo tanti anni abbiamo la sensazione che i clienti, internazionali e nazionali, siano tornati in Italia a comprare tessuti. Oltre che dare lavoro alle nostra fabbriche, dà anche un ritorno a pensare di fare qualcosa di bello, di importante».
E spiega che è stato in fiera a Parigi, magari c’entrano i tempi particolarmente cupi nella capitale francese, fatto sta che i clienti avevano desiderio di venire qui in Italia.
A Milano.
«Hanno bisogno di noi».
Hanno bisogno di eleganza, di indossare quel capo o quel tessuto che sembrava perduto. Beppe mostra con fierezza velluti senza tempo.
Non sono suggestioni, ma non si può nemmeno dimenticare uno dei problemi chiave. Tamborini riceve l’applauso spontaneo quando lo cita: «Non possiamo più permetterci regole che poi per i prodotti che vengono da fuori non vengono rispettate».
Forte e chiaro: il made in Italy non è uno slogan, bensì un tesoro da preservare. Qua a Milano Unica si racconta, lo fa anche con l'avatar per parlare alle generazioni digitalizzate e il mondo ascolta, guarda, tocca. Perché vuoi mettere cosa significa toccare un velluto.
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