Busto Arsizio - 29 giugno 2023, 19:18

Quello scout indimenticabile di nome Gian Pietro Rossi

Sulla rivista storica dello scoutismo ritratto e ricordi dedicati al senatore, sette volte sindaco, imprenditore. Lo ricordiamo oggi: nasceva infatti il 29 giugno 1927 e ci fece scoprire anche momenti profondi e deliziosi del movimento. Dall'impegno per la Liberazione a don Giuseppe che conquistava i soldi per i cappelli dei ragazzi vincendo a carte

foto fornita da Giuseppe Cesarini per l'articolo di Alere Flammam

Senatore, sette volte sindaco a Busto Arsizio, imprenditore, ma con un tratto fondamentale nella sua vita: quello di scout. La rivista storica dello scoutismo "Alere flammam", ricorda con diversi contributi la figura di Gian Pietro Rossi. Ci piace pubblicare alcuni flash proprio oggi, giorno in cui avrebbe compiuto 96 anni. Era nato infatti a Olgiate il 29 giugno 1927  ed è scomparso 4 anni fa: la civica benemerenza gli fu assegnata dopo la sua morte.

Diverse le pagine che raccontano la figura dello scout Gian Pietro Rossi e al contempo il movimento. L'articolo che rompe il ghiaccio è quello di Marco Torretta, presidente dell'associazione Fratelli Di Dio. 

Si rammenta che lo «studente Gian Pietro Rossi, con l'avvento della guerra, e soprattutto dopo l’8 settembre 1943, divenne staffetta partigiana in Val Codera, luogo conosciutissimo dagli scout clandestini lombardi. La vulgata lo vuole parte, da luglio 1944, del gruppo delle Aquile Randagie presente a Milano dal 1928».

Tra gli articoli di giornale, spiccano tuttavia le stesse riflessioni di Rossi. Che dedicò un capitolo sul tema nel suo libro dedicato a una figura chiave della sua esistenza: "Sessantadue anni di vita con un maestro eccezionale: don Giuseppe Ravazzani". Dopo la guerra e la Liberazione, Rossi racconta che «don Giuseppe chiamò l'amico e stretto collaboratore Ugo Chierichetti ed incominciarono a pensare a costituire anche a Busto un "reparto scout"... Io in quel periodo ero molto impegnato, lavoravo parecchie ore al giorno ed inoltre studiavo ragioneria di sera, perciò non ebbi tempo di pensare agli scout...». Tuttavia, ci sarà da formare un secondo reparto e don Giuseppe lo chiama: «Mi affiancò Ugo Chierichetti che assumeva così il compito di direttore dei due reparti e mi mise a fianco anche Gabriele Moalli».

Il senatore racconta di quegli anni di genesi in cui gli scout rivelarono «un entusiasmo veramente coinvolgente e uno spirito di adattamento eccezionale. Non si disponeva - precisa - certo di brandine o fornelli a gas: pochi i sacchi a pelo e quindi... coperte militari e fuochi a volontà, magari con legna bagnata».  Ci mostra don Giuseppe che monta tende, "inventa" tecniche di cucina, apprende i canti scout. Poi, i campi estivi di Arolo, definiti indimenticabili, le prove di don Giuseppe con una tenda canadese, il materiale da reperire. Un particolare citato con il sorriso da Gian Pietro: gli scout erano figli di operai e mica potevano permettersi di comprare costosi cappelli. Allora il sacerdote, ottimo giocatore di carte, andava a cena dagli imprenditori e vinceva le partite necessarie per procurarsi il denaro per i copricapi.

Il racconto prosegue e le vite prendono direzioni differenti: quella di Rossi tra impresa e politica, tra Busto e Roma ne segue una particolarmente impegnativa. Eppure non dimentica mai il suo essere scout. Ne sarà sempre fiero e «ci incontravamo almeno una o due volte all'anno, in occasione di qualche messa, celebrata di solito in brughiera, con la presenza dei vecchi scouts». Accanto al suo amico Gianni.

 

Ma. Lu.