Una serata interamente dedicata al basket quella che si è tenuta ieri nel parco di villa Calcaterra a Busto Arsizio, organizzata dal Panathlon “La Malpensa” per la seconda serata della rassegna “Cinema e Sport”, con il patrocinio del comune di Busto Arsizio. “Glory Road” è stato il film scelto da Mario Castelli, telecronista di Eurosport, presente alla serata: con lui, il presidente Giovanni Castiglioni ha parlato, non solo del film e quindi del basket del passato, ma anche di quello del presente.
«Il basket è uno sport che ha dato parecchio al cinema, anche con pellicole che rappresentano uno spaccato della società americana» ha introdotto la serata Giovanni Castiglioni, prima di chiamare accanto a lui Mario Castelli.
Il telecronista ha avuto prima modo di raccontare ai presenti il film: «Tratta una storia vera, qualcosa che ci dice chi siamo, chi siamo stati, cosa abbiamo fatto. È una pagina di storia».
Poi, incalzato da Castiglioni, ha parlato di come sia diventato più “complicato” fare il telecronista al giorno d’oggi: «Adesso la gente ha più mezzi per informarsi, a tua volta tu telecronista devi essere un passo avanti, non puoi permetterti errori. Inoltre bisogna sempre tenere in considerazione che lo spettatore accende la tv per vedere la partita, non per sentire noi, quindi dobbiamo accompagnarla, non sostituirci a lei». Ma soprattutto: «Trasmettere le emozioni del bordo campo a chi guarda da casa».
E per concludere, non si poteva lasciar andare Mario Castelli, senza alcune domande sul basket d’oggi. Partendo proprio dalla partita per conquistare il campionato; Olimpia Milano – Virtus Bologna: «Ha vinto la squadra migliore, nei momenti decisivi Milano è stata più costante ed ha quasi sempre avuto la meglio».
Passando dal nome più chiacchierato degli ultimi giorni, Victor Wembanyama: «Cambierà lo sport – ha detto Mario -, un tempo uno alto 2 metri e 20 lo mettevi sotto al canestro, lui sa fare quello che fanno quelli di 1.85/1.90. È una sorta di alieno, se non avrà problemi di infortuni, e dato il suo fisico potrebbe, è destinato a cambiare il basket».
Fino ad arrivare a una controversia italiana: «Paolo Banchero è nato a Seattle, cresciuto negli Stati Uniti, ha origini italiane da parte dei nonni, non dai genitori, non è mai stato in Italia prima di settimana scorsa, non parla l’italiano. Ha fatto bene la federazione a provare a portarlo in nazionale, quando potevamo convocarlo è arrivato il Covid. Ci sta che quando arriva la nazionale americana è difficile dire di no».
Infine, prima del film Giovanni Castiglioni ha pensato di omaggiare il telecronista con un pallone autografato del Panathlon.