Ieri... oggi, è già domani - 23 giugno 2023, 06:02

"t'a infesu…." - ti inserisco ….

Per rendere giustizia alla battuta, occorre chiarire cosa c'entra la testa d'aglio.

Una "chicca" che Giusepèn vuole propormi per la pubblicazione, ma ci mette subito un "paletto". Contiene una "battuta" che a non tutti potrebbe piacere, ma la "battuta" fa parte del linguaggio del Dialetto Bustocco da strada. Dunque, parliamone. Certi pseudo puristi nemmeno si sognano di averla sentita. "fa'l brau se da non a t'a infesu ul cù d'ai" (fa il bravo altrimenti di metto nel sedere una testa di aglio). Per rendere giustizia alla battuta, occorre chiarire cosa c'entra la testa d'aglio.

Qui subentra l'arte culinaria, riguardante la cucina Bustocca. Era costume (e lo è tuttora nelle case tradizionali Bustocche) preparare per la domenica, il lesso. Quindi si acquistava un bel pezzo di polpa di manzo o di vitello e si aggiungeva il corollario di verdure (carote, cipolle, sedano, patate) e si buttava il tutto, nella capiente pentola quasi colma di acqua, per la bollitura.  Insieme alla carne, nell'acqua bollente c'era il necessario per preparare il lesso, coi sapori lasciati dalle verdure.

Prima di mettere a punto l'operazione, dentro la polpa, si applicavano dei fori, con un semplice coltello da cucina e, dentro quei tagli, si inserivano le teste di aglio. Giusepèn ci tiene a dire qual è la funzione di simile operazione: " i co d'ai i dan un prufum particular àa corni e se a carni l'è muasina, te mangi un gilepu" (le teste d'aglio inserite nella polpa offrono alla carne un sapore particolare e se la carne è tenera e morbida, si mangia qualcosa di veramente gustoso).

Quindi, l'operazione di "infesare" (termine Bustocco "regalato" all'Italiano) è importantissima per offrire al lesso un gusto particolare che si apprezza pranzando con (magari) la mostarda, la senape o la maionese. Non solo: quel brodo "conquistato" con polpa di manzo o di vitello e con le verdure, si utilizzava per un futuro prossimo di minestrone o di risotto.

Ritorniamo al "t'à infesu ul cù d'ai" vale a dire,.di fronte alle tue spacconate, eseguo la stessa operazione applicata alla  …. polpa e, al solo immaginarla (l'operazione) vengono i brividi. C'è che nessuna mamma, nessuna cuoca e nessun cuoco ha mai eseguito "de facto" questo tipo di "infesare" e tutto ciò era solo una bonaria minaccia e pure un monito, per tenere a bada i ragazzi discoli e un po' troppo vivaci. Giusepèn se la ride e Maria sorride dopo avere ascoltato questa "lezione" di cucina. Ammette di avere sentito la "battuta", ma per la sua non-finezza, evitava di … diffonderla.

Quando dico a Giusepèn che non bisogna temere certe critiche, quando la realtà propone taluni detti e il Dialetto Bustocco da strada, contempla anche questa "operazione" che è semplicemente simbolica e che nessuno mai l'ha applicata al di fuori della preparazione del lesso.

Già che ci siamo, Giusepèn sconfina nel ciclismo e, anche qui mi propone una "chicca" che va bene anche per certi esempi vi vita attuale. "te'l se chi le ul sciuscia roi?" (sai chi è il succhia ruote?). Per chi non conosce tutte le tecniche utilizzate nel ciclismo, chiariamo che il "suscia roi" è quell'atleta che si pone dietro al battistrada  e sfrutta la scia di chi gli è davanti e pedala fortemente "fendendo" l'aria. Chi segue, ovviamente non ha l'aria da "fendere" e riserva le sue energie per il prosieguo della corsa o in prospettiva di una volata. Questo è il "succhia ruote", un approfittatore che dovrebbe "dare il cambio" tirando a sua volta in corsa, ma non lo fa o dichiara (in maniera stolta) di non avere la forza per farlo. Molti esempi si sono verificati in prospettiva del traguardo. Il "suscia roi" balza di scatto al comando e va a cogliere una vittoria immeritata, approfittando della generosità di altri.

Quante volte nella vita, il "succhia ruote" si approfitta della generosità di una Persona generosa. Basta far vedere la propria (non autentica) indigenza. Magari indossare un abito sdrucito per farsene acquistare uno nuovo. O non avere guanti adatti o camicie o cravatte, la cui confezione è precaria, oppure accettare viaggi costosi (pagati dagli altri) o accodarsi a regali ricevuti e fatti ad altri senza dire che è un regalo ricevuto. Regalare ad altri un regalo ricevuto è una …. blasfemia.

Eccolo il "suscia roi" moderno. Capace di avere un forte "pelo sullo stomaco" che lo porta a far credere "doti" peculiari di possesso, di carisma, di prestigio che non ha; quando invece tutto è dipeso dal farsi mettere addosso un "velo da sposa", una "tovaglia", una "trapunta" che ha nascosto l'intelligenza di chi dona. E' la peggiore specie di "chi s'à vanta dàa so butia, al ga na magra marcanzia" (chi si vanta della merce nella sua bottega, ha da vendere una magra mercanzia). Insomma, chi è "nessuno" resta NESSUNO e Giusepèn stavolta ammette "ma la ragurdeu pu" (non me la ricordavo) e sorride divertito.

 

Gianluigi Marcora