Mi garba chiamarli così, "i zufranèi" (fiammiferi di legno con capocchia di zolfo o di fosforo) da sfregare, per l'accensione, sul fondo della speciale scatola. Avevano un certa consistenza. Somigliavano a "stuzzicadenti giganti" che si adoperano per tenere insieme gli arrosti o quel "tagli di carne" da cucinare sul barbecue. Avevano il loro fascino, "i zufrànei" col rumore tipico della sfregatura sulla parte di carta vetrata, realizzata sul fondo della scatola.
Avete presente le Ducati o le Harley Davidson? (proprio loro, le moto che si sono fatti mettere il rombo del rispettivo motore, sotto brevetto), ecco. "i zufrànei" emettevano quel "rumore tipico" che avvertiva la loro funzione …. per accendere il fuoco, per mettere sopra al tabacco della pipa, per la catasta, quando in campagna si bruciavano gli arbusti. Servivano pure, "i zufrànei" ai ragazzi-discoli per i giochi "degli indiani", quando con le coperte si "facevano i segni di fumo" che somigliavano a nuvole sparse (e non al "fil di fumo" per Madame Buterfly).. Chi ci capiva era bravo: "i zufrànei" facevano da … èlite, professionalità e non da fiammiferi comuni.
Giusepèn e Maria sono quasi … inorriditi. Loro, "i zufrànei" li usavano per accendere il fuoco del camino e, più tardi per accendere il fuoco della stufa. Per il resto c'erano i "cerini", le "minerva" che somigliavano a una …. sottospecie degli zolfanelli.
Si, i "cerini" erano tipici per i fumatori: piccoli, bianchi, con la capocchietta esile di zolfo che servivano per accendere la sigaretta, tenuta in bocca dalla parte del filtro (quelle che lo avevano) o per l'estremità della sigaretta all'esterno della bocca. Poi, le "minerva", attaccati a una specie di ghiera di legno, piccola come il cartoncino che le proteggeva, quando il fumatore ne staccava una per l'incombenza, cioè accendere la sigaretta.
La prassi era sempre la stessa: "zufrànei" per il grosso dell'accensione del fuoco, "cerini" e "minerva" per accendere le sigarette. Giusepèn mi …. aspetta al varco. Pone subito la domanda "ti, ste fei cunt i cerini?" - la risposta era d'uopo …. non potevo svicolare o tentare un palliativo degno di essere credibile. I ragazzi di allora (io compreso) fumavano di straforo; nel senso che in casa era vietato fumare e soprattutto vietatissimo per via dell'età. Allora, le sigarette si vendevano anche a numero; non era necessario acquistare un pacchetto da 20 sigarette, anche per via dei soldi che si avevano in tasca. "Alua?" incalza Giusepèn che non si lascia fregare per la lunghezza della risposta. "Alua (allora) ci si accordava di acquistare 5 sigarette a testa (so che prendevo le Giubek) e tutti insieme si andava al Cinema". All'epoca, era consentito fumare al Cinema e parecchia gente (specie i giovani) trovava "comodo" fumare le 5 sigarette, proprio lì, occultati dal buio in sala mentre si svolgeva la proiezione del film. 5 sigarette in quasi 2 ore di proiezione. Appena si accendeva la luce in sala, vedevi "mani furtive" che strappavano (quasi) la sigaretta dalle labbra, per buttarla a terra, per non essere smascherati. A questo punto, Giusepèn prosegue l'indagine. So quel che vuole farmi dire …. e io lo scrivo, inesorabilmente. Avevo la sigaretta accesa fra le labbra, e d'improvviso, al Cinema Oscar (ora miserevolmente chiuso da almeno trent'anni) e d'improvviso si accendono le luci.
Non faccio in tempo a "sradicare" la mia Giubek che proprio dietro la mia fila, spostato tre o quattro poltroncine, c'è mio cugino Pasquale (pace all'anima sua) che mi vede, mi butta addosso il suo sguardo adulto (lui ha sei anni più di me) e cogli occhi truci e la mano destra ciondolante a ripetizione, mi dice "che stai facendo?" - non potevo certo buttare la sigaretta in quel momento; quindi, gliela mostro. A fine-proiezione tento di chiedere a Pasquale di non fare la spia a casa, ma lui è crudele (non capivo che lo stava facendo per il mio bene) ed era inutile …. ricattarlo.
So che al rientro a casa, prima ancora dei saluti, mamma mi punta addosso il suo sguardo atroce, accusatorio, felino, ossessivo e dice "che hai fatto?" e aggiunge un perentorio VERGOGNATI tutto a lettere maiuscole. E mi sono sentito un ladro, un irriconoscente, uno con la fedina penale sporca, un traditore dei buoni consigli e dei buoni propositi. So che ho continuato a fumare (di sfroso, come si diceva allora) e, quel senso di colpa mi ha accompagnato per quel "dispiacere" che avevo procurato a mamma, ma …. come un idiota ho continuato a fumare. Poi Giusepèn mi salva con un "poeu s'a ghe sucedu?" (poi cos'è accaduto?) - che l'ultima sigaretta fumata, risale alla sera del 4 maggio 1993 (caspita, sono trent'anni fa), quando il giorno dopo (5 maggio - "ei fu siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro - morte di Napoleone"), ho subito l'asportazione di metà tiroide, per via di un adenoma che l'aveva intaccata, sicuramente per colpa del fumo. Dopo una settimana in cui "mi aggrappavo sui vetri" con estrema forza di volontà ho dato ADDIO alla sigaretta. Che mi ha lusingato e tentato per qualche tempo, ma …. indietro non si torna e fra noi (sigaretta o vita) ho preferito la VITA siglando un ADDIO definitivo. Che tuttora (grazie alla Provvidenza, dura). Basta sigarette - basta "ufrànei".