Busto Arsizio - 25 maggio 2023, 09:24

VIDEO. Quel "bustese" del Manzoni: così la città si commuove e sorride grazie ai colori di Silvia. Con una promessa

In occasione dell'anniversario della scomparsa dello scrittore torna in campo il libro "I dü muusi dul lagu da Com" e Villa Calcaterra fa il tutto esaurito. La Famiglia Sinaghina sostiene con questo volume i progetti per la promozione umana dei ragazzi disabili

Quel bustese del Manzoni: non più certificato come tale solo per le frequentazioni della città, a casa del suo riferimento monsignor Luigi Tosi, ma perché "I Promessi Sposi" sono rivissuti grazie agli artisti di Busto Arsizio. I poeti in dialetto, certo, però cardine è il linguaggio figurativo straordinario di Silvia Cassani. 

"I dü muusi dul lagu da Com" torna in campo per l'anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni e Villa Calcaterra fa il tutto esaurito. Una risposta bellissima da Busto, Sacconago in testa, all'evento organizzato dalla Famiglia Sinaghina e dall'assessorato alla Cultura e presentato da Rolando Pizzoli e Mario Colombo Pelàgia. Quest'ultimo tra gli autori insieme a Enrico Candiani, Angelo Crespi Masén, Giuseppe Gabri, Luigi Giavini, Augusta Grilli, Ginetto Grilli e Antonio Tosi Pedèla. Il volume è dedicato alla memoria di Carla Mocchetti, che avrebbe dovuto partecipare alla sua realizzazione. Inoltre, ha una precisa finalità benefica: sostenere associazioni che operano per la promozione umana di ragazzi disabili. Che aiutano a far fiorire i loro talenti, immensi e capaci di illuminare anche attorno a sé.

Come Silvia, giovane autistica, che guarda dentro le scene e i personaggi e li dipinge in un modo così intenso e calzante: com'è nata questa visione, lo racconta la mamma, la dottoressa Chiara De Bernardi, alla scuola Chicca Gallazzi.

«In questo libro c'è il suo cuore, tanti cuori. È costruito con tanti talenti, non c'è parso vero di poterlo riproporre con l'anniversario» ha detto la vicesindaco Manuela Maffioli accanto all'assessore Daniela Cerana, prima di cedere la parola al presidente della Sinaghina Simone Colombo.

Allora, la parola, anzi la lettura agli autori. A questo bustocco che - assicurava Pio Bondioli - nel caso in cui i dialetti scomparissero, sarà l'ultimo a dileguarsi. E poi, sarà veramente così? Tante persone con gli occhi chini sui libri mentre gli autori li declamavano, giovani in prima linea nella Sinaghina e nel portare avanti le tradizioni. Sono semi che sembrano irresistibili, ma adesso c'è tempo solo di sorridere e commuoversi ascoltando gli autori e guardando ora la monaca di Monza, ora Lucia che piange e poi riprende speranza, Renzo con la sua irruenza, la peste che avanza nell'umanità. 

Tratti e colori, le parole scolpite nel tempo da Manzoni, fino alla timida ma fiera affermazione dei poeti bustocchi: «In dialetto lo diciamo così».

I Bravi, «malaménti a servizi di preputenti», quel «gran fifón» di don Abbondio e tutto questo «rabèl» per dirla come Agnese, che si scatena attorno alla vile azione di don Rodrigo. Poi Ginetto Grilli esclama una parola che fa ridere tutti e precisa, in bustocco: «Questa, l'ho messa io».

Ma Manzoni, così di casa a Busto tanto da rammaricarsi di doverla lasciare quando andava via dalla dimora del vescovo Tosi, avrà perdonato.

Sì, era una follia - come ha ricordato Pizzoli - mettere insieme autori e stili diversi per omaggiare Manzoni, anche Candiani confessa di averci pensato su, ma alla finei «che alchimia, uno spaccato dello spirito bustocco», nel rispetto dell'individualità.

Manca solo una parola: grazie. Grazie a quella giovane donna che ha innescato tutto questo, Silvia. È un dovere mobilitarsi per lei e per tanti ragazzi perché abbiano la possibilità nella vita di costruirsi il proprio futuro. Busto, questa sera, l'ha promesso. 

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Marilena Lualdi