Troppi episodi inqualificabili sui campi del calcio giovanile. Serve un cambiamento drastico. Come si sta provando a seminare, anche a Busto, ma è necessario che le famiglie - e non solo - ne colgano l'importanza.
A parlare è Emanuele Gambertoglio, vicepresidente dell'Academy Pro Patria. I media hanno dato spazio a un altro episodio triste recentemente, in provincia di Cremona: il match dei Pulcini, nati nel 2013, tra Soresinese e Ripaltese, nell’ambito del torneo promosso dalla Pianenghese, vede la situazione degenerare con una mamma e una nonna che litigano e l'intervento delle forze dell'ordine. Ma purtroppo chi frequenta i campi del calcio giovanile può cogliere tanti atteggiamenti sportivi, come pure comportamenti che degenerano.
Gambertoglio ha riflettuto così sui social: «È necessario un cambio culturale, altrimenti il calcio giovanile sarà sempre più allo sbando! Purtroppo genitori invasati, non capiscono che la crescita nel gioco e nel comportamento del proprio figlio in un gruppo, è decisamente più importante del primeggiare a un torneo. Questo vale per tutti, allenatori compresi... Urge un intervento drastico, per non affossare la parte buona del calcio giovanile».
Fondamentale è capire cosa significhi, quale occasione preziosa rappresenti il calcio, come lo sport in generale per il bambino. Ci ribadisce Gambertoglio: «Il fine delle scuole calcio deve essere la crescita sia individuale sia quella nello stare in gruppo dei bambini(condivisione dello spogliatoio, rispetto reciproco, amicizia, lealtà sportiva, ecc) non andare a vincere, con tutti i mezzi, il torneo della salamella. Questo devono capirlo anche gli allenatori, che devono prima essere educatori e poi allenatori».