È stato un anno delicato per Christian Mora: l'ex calciatore della Pro Patria ha dovuto affrontare il primo, grave infortunio della sua carriera. L'ha fatto con spirito tigrotto e ora guarda al futuro con fiducia.
La stagione nel Siena per il terzino si era chiusa già a gennaio. Il dolore alla caviglia lo perseguitava, «ma all'inizio mi dicevano che non era niente, si pensava a una semplice distorsione». Poi l'approfondimento con ulteriori visite e il triste verdetto: bisognava ricorrere a un intervento chirurgico.
Christian lo comunicò così sui social: «Purtroppo quest’anno la mia stagione finisce qua. La prendo come una nuova sfida, una nuova battaglia da vincere. Sono dispiaciuto, ma bisogna guardare avanti. Ho vinto tante sfide, vincerò anche questa… lavorando a testa bassa e più forte che mai».
Ci racconta ora appunto che «non è stato facile, perché per me si trattava del primo infortunio grave». L'operazione, la riabilitazione: si allena a Zingonia, con l'Atalanta.
«Il mio futuro? Vedremo durante il mercato». Conversa con una calma che trasmettono forza e fiducia: «Cos'è il calcio per me? Tutto. Dopo la mia famiglia. Vivo per quello, mi alleno per ottenere i miei piccoli obiettivi. La mia vita è fondata sul calcio e sull'etica del lavoro». Lo deve alla scuola Atalanta, ma sente scorrere dentro di sé anche quella magia della stagione alla Pro Patria.
Certo, il calcio è importante, ma la voce si riempie di felicità e orgoglio parlando del piccolo Leonardo. «Me lo sono potuto godere di più, è nato il 12 gennaio» ci spiega. Non ha occhi che per lui e per la compagna Giulia.
Il calcio, la famiglia. E l'amicizia. Quando Andrea Boffelli si è infortunato, «l'ho chiamato subito - racconta - sì, siamo molto amici. Così gli ho telefonato, purtroppo è un infortunio abbastanza grave, ma sono convinto che supererà anche questa. Ci vedremo tra poco, è un po' che non riusciamo a farlo».
Il calcio ti conduce in direzioni differenti, a volte, ma la distanza non smonta le amicizie vere. LEGGI QUI Né può cancellare i ricordi radicati nell'autenticità dei rapporti. Christian ripensa a quel periodo alla Pro Patria: «Alla fine ho trascorso un anno indimenticabile. Tuttora mi sento con il direttore Turotti per gli auguri. Con mister Javorcic... si è creato qualcosa di unico. Un ambiente così familiare, sono rimasto legato». Un pensiero ammirato anche per Giovanni Zaro e la sua stagione pazzesca al Südtirol in B verso i playoff - LEGGI QUI -, «sono contento per lui, è un esempio ed è forte, dalla serie D guarda dove è arrivato».
L'anno scorso, Mora ha giocato appunto nel Siena, squadra costruita per vincere «e c'era entusiasmo, con 6-7mila spettatori». Poi via via il fuoco si è spento. Del resto, a Busto Arsizio i tifosi presenti allo stadio erano sui 700 quest'anno.
«Un peccato - osserva - il calciatore ha più bisogno nei momenti difficili della stagione. Il mio pensiero è che dovrebbe cambiare la mentalità del tifoso. In Italia, anche in altre piazze si pretendono subito i risultati, ma il calcio non è matematica. Con i tifosi di Busto Arsizio si era creato qualcosa di speciale». E allo Speroni, al campo magico che è, basterebbe poco per rinnovare l'incantesimo con i tigrotti: Christian ne è persuaso.