Si è svolto questa mattina all’interno dell’auditorium della Liuc il seminario, promosso dall’università e da Ucid, “Chi abiterà la casa comune? Le prospettive economiche e sociali nella stagione dell’inverno demografico”.
Un incontro all’interno del quale è stato trattato, nelle sue moltissime sfaccettature, il tema della crisi demografica che il nostro paese sta attraversando ormai da diversi anni, e che ha molte più ricadute sulla nostra società di quante probabilmente pensiamo.
«Il rapido declino della popolazione è un fenomeno che sta caratterizzando l’Italia e la cui evidenza ha portato a parlare di “inverno demografico” – spiegano gli organizzatori – le cause sono complesse, culturali, sociologiche ed economiche, e si intersecano generando effetti destabilizzanti.
Gli aspetti economici sono certamente rilevanti quanto prevedibili, mentre minore attenzione è stata riservata all’impatto sulla disponibilità, in prospettiva, di competenze lavorative in grado di sostenere la competitività di un sistema produttivo in rapida evoluzione».
Grazie alla presenza di numerose personalità di prestigio provenienti non solo dal mondo dell’industria, quali Aldo Fumagalli, presidente regionale Ucid, Giovanni Brugnoli, Vice Presidente di Confindustria per il Capitale Umano, Gian Carlo Blangiardo, già Presidente ISTAT, Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale della Diocesi di Milano, Valentina Rotondi, Ricercatrice SUPSI (Lugano) e Ricercatrice Associata presso il Dipartimento di Sociologia e il Nuffield College (Oxford), Eliana Minelli, Professore Associato di Organizzazione Aziendale LIUC, capoprogetto Skillmatch Insubria, il tema non è stato affrontato solo per quanto riguarda l’aspetto economico, ma è stato dato spazio anche ai suoi risvolti sociali.
«Questo è uno di quei momenti in cui diventa evidente il modello di università che abbiamo introdotto da qualche anno a questa parte – spiega il Rettore Federico Visconti – una delle tante occasioni in cui facciamo “il nostro mestiere”, portando anche degli interlocutori esterni di rilievo a discutere di temi rilevanti per il futuro di tutti.
Il rapporto tra università e territorio deve essere all’insegna delle tre grandi vocazioni: didattica, ricerca e terza missione, e di quest’ultima questa è certamente una manifestazione».
Prima di analizzare in maniera approfondita il tema, confrontandosi anche con i numeri della decrescita demografica presentati da Gian Carlo Blangiardo, sono state fatte alcune riflessioni introduttive, che hanno permesso ai presenti di rendersi conto appieno di quali ricadute abbia questa tendenza anche sul mondo produttivo.
«Noi purtroppo l’anno scorso abbiamo avuto un saldo negativo molto importante per quanto riguarda le nascite – commenta Giovanni Brugnoli – il nostro paese cresce troppo poco e da troppo tempo, e non abbiamo mai dato troppa attenzione a questo fatto.
Questo ci porta a grandi preoccupazioni riguardo a quella che sarà la competitività del nostro paese, e per questo stiamo cercando di portare questo tema sotto i riflettori; è necessario ripensare alla situazione ponendo in atto, a tutti i livelli, delle strategie che supportino realmente le famiglie, non solo che bonus sporadici, ma anche con una serie di servizi, erogati anche dalle stesse aziende, che permettano loro di accogliere al meglio l’arrivo dei figli».
Le considerazioni che vanno fatte per affrontare l’argomento, dunque, devono andare oltre alla situazione economica, iniziando ad interessare tutti gli aspetti della nostra società, per individuare le reali cause di questo “inverno demografico” e tracciare così percorsi concreti che possano portare ad una reale inversione di rotta.
«Finalmente questo tema è diventato di interesse prioritario – sottolinea Aldo Fumagalli – oggi cerchiamo di esaminarlo a tutto tondo perché ci riguarda, sia a livello nazionale che a livello locale; il nostro paese è ormai diventato un caso paradigmatico, un esempio di inverso demografico.
Le declinazioni di questa tematica sono molte, e per arrivare a comprenderla appieno dobbiamo necessariamente andare oltre alla dimensione economica e approfondire quelle di costume, sociali e umane».
IL VIDEO