L’amianto è stato un tema al centro del dibattito negli ultimi anni, cioè da quando è emersa la sua pericolosità. In realtà l’amianto, noto anche come asbesto, non è un materiale nuovo ma anzi il suo uso risale addirittura all’antico Egitto e all’antica Roma, dove si riteneva che avesse un potere magico e veniva quindi impiegato per rituali o per avvolgere i cadaveri prima di cremarli.
Per molti secoli l’amianto è stato utilizzato nei più disparati settori, in particolare per realizzare preparati medicali. Fu nell’800 che l’amianto fece la sua comparsa nel mondo dell’industria e dell’edilizia, precisamente negli Stati Uniti, grazie alla sua capacità di resistere alle alte temperature, all’usura del tempo e alla sua economicità.
Col tempo però si scoprì che l’amianto era un materialmente altamente pericoloso e quindi fu vietato il suo utilizzo e fu imposta la bonifica di quelle aree considerate a rischio.
Quando è emersa la pericolosità dell’amianto?
Già durante gli anni ’80 iniziarono a circolare voci sulla pericolosità dell’amianto in diversi paesi e il primo paese a bandirlo fu l’Islanda nel 1983. Sull’esempio del paese islandese molti altri decisero di bandire l’uso dell’amianto, ma in Italia solo nel 1992 si decise di vietare la produzione, la lavorazione e la vendita di questo materiale.
La legge n. 257 del 1992 regolamentava non solo le procedure relative alla dismissione delle attività inerenti all’estrazione e alla lavorazione all’asbesto, ma si occupò anche della salute dei lavoratori esposti all’amianto.
L’amianto si suddivide in due tipologie: compatto e friabile. L’amianto compatto veniva usato in abbinamento col cemento dando vita al cosiddetto cemento-amianto, utilizzato soprattutto per le canne fumarie e le coperture. L’amianto friabile invece, usato principalmente per insonorizzare e isolare le pareti, è quello più pericoloso. Essendo friabile rischia infatti di disperdere particelle nell’aria che possono essere facilmente inalate, condizione che può provocare malattie molto gravi e anche letali.
Quando c’è l’obbligo di bonifica e rimozione dell’amianto?
Ancora oggi l’amianto è presente in diverse costruzioni pubbliche e private e, laddove si riscontri un rischio tangibile per la salute pubblica, lo Stato ha imposto la rimozione e la bonifica. Se l’amianto è presente nei tetti in eternit, bisogna presentare una segnalazione alle autorità competenti affinchè provvedano alle opportune verifiche. Non sempre è obbligatorio rimuovere l’amianto, ma dipende dal suo stato di conservazione.
Tale obbligo sussiste quando il manufatto risulta danneggiato, friabile o deteriorato e quindi c’è il serio rischio che vengano rilasciate pericolose particelle nell’aria. In questi casi bisogna procedere alla rimozione o, in alternativa, all’incapsulamento o al confinamento. Sono operazioni molto delicate che vanno eseguite a norma di legge da aziende specializzate, come il Gruppo Mossali.
Se invece l’eternit risulta in buone condizioni allora non è necessario procedere alla rimozione, ma sono comunque richiesti interventi periodici di manutenzione. Per la segnalazione della presenza dell’amianto bisogna compilare e inviare un apposito modulo di denuncia alle autorità competenti e può essere fatta non solo per immobili di proprietà, ma anche per quelli dei vicini di casa.
Gli incentivi fiscali per lo smaltimento dell’amianto nel 2023 per privati
La bonifica dell’amianto è un’operazione necessaria per la salute pubblica e, per questo motivo, lo Stato ha proposto agevolazioni e incentivi fiscali a beneficio di privati e anche aziende.
Innanzitutto è importante segnalare quali sono gli step necessari per la bonifica e il successivo smaltimento dell’amianto:
- sopralluogo e preventivo ad opera di una ditta specializzata;
- valutazione del livello di deterioramento dell’amianto e della sua relativa pericolosità;
- esposizione del Piano di Lavoro all’Agenzia di Tutela della Salute territoriale competente;
- elaborazione del Piano Operativo di Sicurezza e di Coordinamento;
- messa in sicurezza del cantiere con l’installazione di ponteggi, reti anticaduta, parapetti ecc.;
- trasporto dell’amianto in una discarica autorizzata;
- rilascio della documentazione dell’avvenuto smaltimento secondo le normative previste;
- rassegna periodica dello stato della copertura per gli interventi di manutenzione ordinaria.
Per i privati sono previste diverse agevolazioni per intervenire su aree e spazi di proprietà privata. Tra queste rientra il contributo del 50% riservato alle ristrutturazioni edilizie. Lo Stato sostiene metà delle spese dei lavori di recupero di un edificio indipendentemente che si tratti di ristrutturazione edilizia, risanamento conservativo, restauro o manutenzione straordinaria. Ai privati cittadini proprietari di edifici contenenti amianto viene riservato quindi uno sgravio del 50%. Il contributo copre la metà delle spese sostenute e tale incentivo resterà in vigore almeno fino al 31 dicembre 2024.
Un’altra agevolazione alla quale possono ricorrere sia i privati che le aziende è l’Ecobonus del 65%, che prevede la sostituzione dell’amianto con una corretta coibentazione per migliorare l’efficienza energetica. Sostituire l’amianto con i pannelli fotovoltaici è una delle soluzioni più apprezzate poiché bonifica l’area e consente di migliorare l’efficientamento energetico.
Lo smaltimento dell’amianto può costare tra i 10 e i 20 euro a mq, anche se il prezzo può variare in base a diverse variabili come l’estensione e la calpestabilità della superficie, la preparazione, la logistica e la tipologia di materiali da smaltire.