Politica - 11 aprile 2023, 10:51

Aliverti: «Sentenza rimette il campanile al centro del villaggio e riporta tutti nei perimetri delle proprie responsabilità»

Attraverso un lungo post pubblicato sul proprio profilo di Facebook e rilanciato anche sulla pagina Jerago e Orago Insieme – Aliverti sindaco, il sindaco Emilio Aliverti interviene sulla sentenza del Consiglio di Stato

Attraverso un lungo post pubblicato sul proprio profilo di Facebook e rilanciato anche sulla pagina Jerago e Orago Insieme – Aliverti sindaco, il sindaco Emilio Aliverti interviene sulla sentenza del Consiglio di Stato.

Per chiarezza e affinché ciascuno possa farsi un’idea oggettiva e non mediata o peggio alterata da fantasiose ricostruzioni, pubblico integralmente la sentenza del Consiglio di Stato recentemente emessa a favore dell’Amministrazione Comunale di Jerago con Orago.

L’antefatto: mesi fa, i consiglieri Marino, Panfili e Rabuffetti chiesero di ricevere settimanalmente a casa l’elenco completo di tutta la corrispondenza in entrata e uscita dal protocollo dell’Ente - indipendentemente da contenuti o finalità. Questo, a loro dire, per esercitare il potere di controllo e vigilanza che spetta all’opposizione.

Il sottoscritto, ritenendo tale modalità esagerata e sollevando dubbi in materia di violazione della privacy, ordinò al funzionario di sospendere tali invii, richiedendo approfondimenti normativi.

Ovviamente non venne mai sospesa o bloccata alcuna richiesta puntuale e specifica di documenti o altro, ma solo la pratica della - come la definii io - pesca a strascico dal divano di casa.

Marino fece ricorso al TAR, che accolse le sue ragioni e condannò il comune a pagare a Marino stesso poco meno di 2500 euro (rimborso spese legali).

Ritenendo ingiusta quella decisione, l’Amministrazione Comunale decise, essendo il diritto alla difesa ancora uno dei pilastri della nostra democrazia, di fare ricorso al Consiglio di Stato, organo supremo nel diritto amministrativo.

E pochi giorni fa arriva la sentenza che - se avrete la pazienza di leggere qui sotto - accoglie il ricorso e da ragione all’Amministrazione in un punto estremamente rilevante della vicenda, rigettando e riformulando la sentenza del TAR ed annullando dunque la condanna a versare i 2500 euro (che dunque, se già versati dovranno essere restituiti da Marino al Comune) e riattivando cosí l’ordine di servizio che sospendeva gli invii settimanali della corrispondenza integrale.

Ma la sentenza va ben oltre ed afferma un principio importantissimo “..Ciò che sta a significare che la prima forma di accesso (report settimanali) si rivela attività soltanto gravosa per il comune e di scarsa utilità, allo stesso tempo, per il consigliere che potrebbe invece direttamente accedere, in modo comunque meno indeterminato, alla sola documentazione di cui effettivamente potrebbe avere necessità ai fini del pieno espletamento del proprio mandato elettorale.” Ovvero: la vigilanza da parte dell’opposizione si fa chiedendo di poter accedere alla documentazione di cui si ha necessità e non con la pesca a strascico.

Questa sentenza è una pietra tombale su un modo di fare opposizione guidato dalla cultura del sospetto, del no a prescindere e della pretesa che tutto sia dovuto. “.. Dunque il secondo motivo di appello va accolto sotto questo particolare profilo, atteso che l’accesso con cadenza settimanale a tutto il protocollo dell’ente non può rivelarsi strettamente funzionale ai compiti che deve assolvere il consigliere. Più in particolare, una siffatta domanda è diretta non tanto ad esercitare un ben delimitato (per quanto vasto) accesso agli atti ma, piuttosto, ad introdurre e implementare un nuovo modello organizzativo e procedimentale, diretto come tale a consentire in maniera sistematica un determinato modus operandi a carico della PA. In altre parole, il perimetro di azione e di conoscenza rispetto a determinati dati ed informazioni non risulta ampio e allo stesso tempo comunque delimitato come in occasione dei precedenti della sezione stessa […] ma si rivela, piuttosto, irragionevolmente e indistintamente esteso a tutta l’attività dell’amministrazione comunale..”

Questa sentenza definisce irragionevole la richiesta di accesso agli atti nelle modalità pretese da Marino, Panfili e Rabuffetti. O sbaglio ad interpretare?

Ora, leggo che stanno circolando interpretazioni diverse dell’esito di questa sentenza - che a questo punto - mi viene da pensare - o sono superficiali o peggio in malafede. In ogni caso travisano palesemente la realtà e i fatti - che sopra ho riportato citando parti che chiunque può ritrovare qui sotto integralmente.

Sono lieto dell’esito di questa vicenda perché rimette il campanile al centro del villaggio e riporta tutti nei perimetri delle proprie responsabilità.

Il ricorso al TAR non l’abbiamo certo voluto noi.

Ma l’esito della sentenza al Consiglio di Stato - e i commenti successivi - danno una fotografia molto chiara delle persone con cui si ha a che fare e, a mio avviso, dà anche qualche spunto di riflessione in più su chi sia la persona più adeguata per guidare una comunità.

Redazione