Territorio - 08 aprile 2023, 16:27

Verso il Giro: a Cassano Magnago si ricorda Gino Bartali

In vista della tappa con arrivo in città il 20 maggio, spettacolo teatrale dedicato al tre volte vincitore della corsa rosa, due trionfi al Tour. Fu staffetta, clandestina, per trasportare documenti e salvare ebrei colpiti dalle leggi razziali. Oggi è giusto tra le nazioni

Ci sono racconti, persone, cuori, gambe e polmoni che non sono solo storia dello sport. Sono storia e bastaGino Bartali è stato questo crocevia. Tre vittorie della corsa rosa. Due al Tour de France, distanziate da dieci anni. In mezzo, una guerra mondiale e l'attentato alla vita di Palmiro Togliatti, segretario del Pci, che portò il Paese sull’orlo della guerra civile. Giusto tra le nazioni, trasportò documenti necessari al salvataggio di ebrei perseguitati, nell’Italia delle leggi razziali. «Il ciclismo è fatto di valori» ha dichiarato il campione di Cassano Magnago, Ivan Basso, in vista dell’arrivo in città della corsa rosa. E Gino Bartali ha incarnato valori, fatica, coraggio, spirito di sacrificio, vittoria.

Il 19 aprile alle 21, al teatro Auditorio di Cassano, a poco più di un mese dall’arrivo del Giro, è in programma lo spettacolo “Gino Bartali eroe silenzioso”, produzione Luna e GNAC Teatro, con Federica Molteni, regia di Carmen Pellegrinelli. Organizzano Centro Diurno Anziani, ANCeSCAO Varese Aps e Anpi, patrocina il Comune di Cassano. Ingresso gratuito, con invito. Locandina completa in fondo. Di seguito la presentazione.

Gino Bartali, a soli ventiquattro anni, incarna il ciclismo eroico degli anni Trenta. Protagonista assoluto, ha un grande sogno: vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. Ma la Storia, incarnata nel Fascismo, entra prepotentemente a cambiare per sempre la sua carriera: la sua vita sportiva viene piegata ai voleri e alle mire del duce, che vede in Gino Bartali l’ambasciatore azzurro del fascismo nel mondo… Ma Bartali non ci sta, ed è qui che inizia la pagina meno nota della vita di Ginettaccio, che aderisce come staffetta alla rete clandestina organizzata dall’arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa. Una corsa giusta, nella speranza che il mondo cambi e ritrovi il suo senso. Per parlare dell’Italia e degli italiani al tempo del fascismo, della fatica dello sport e del silenzio delle azioni più coraggiose. Per raccontare la vita di un campione sportivo, ma soprattutto di un uomo che ha scelto da che parte stare.

Stefano Tosi