Eventi - 02 marzo 2023, 10:15

Un Festival nazionale a Varese per celebrare il compositore Gian Carlo Menotti

L’appuntamento venerdì 3 marzo, alle ore 21, al Teatro Nuovo di Varese. In scena l’opera del compositore e librettista Gian Carlo Menotti, Il Telefono & La Medium. Cast guidato da una star internazionale come Manuela Custer, accanto a giovani promesse della lirica italiana. Regia, scene e costumi di Serena Nardi

L’appuntamento è di quelli da non perdere: venerdì 3 marzo alle ore 21.00 va in scena al Teatro Nuovo di Varese, l’opera del compositore e librettista Gian Carlo Menotti, Il Telefono & La Medium; il titolo annuncia un buon mix di modernità e suspense, di comunicazione, mistero e coinvolgimento, svolti in vari modi e livelli.

Lo spettacolo è parte del Varese Estense Festival Menotti, un evento nazionale nato nel 2022, su iniziativa di Serena Nardi, per celebrare uno dei più importanti compositori d’opera del secolo scorso, Gian Carlo Menotti (1911-2007), nel capoluogo della provincia di Varese, dove è nato.

La regista Serena Nardi, intervistata per l’occasione, afferma «Gian Carlo Menotti è un autore e compositore enorme, nato nei nostri territori, per la precisione a Cadegliano Viconago, poi formatosi al Conservatorio di Milano; paradossalmente è davvero poco noto in provincia di Varese e in Italia, mentre è amatissimo e molto conosciuto negli Stati Uniti, celebre in tutto il mondo. Si pensi che, fino al momento della sua morte, avvenuta nel 2007, Gian Carlo Menotti è stato l’autore vivente di opere liriche più rappresentato al mondo. A Varese non è mai stato messo in scena.

Era fondamentale iniziare questo percorso dedicato a lui proprio da qui, un dovere farlo conoscere nella sua terra d’origine, in provincia di Varese, e salvarne la grandezza e la memoria da una sorta di oblio inspiegabile al quale è stato destinato. Menotti sta a Varese come Verdi sta a Parma, come Puccini sta a Lucca (Torre del Lago), come Donizzetti a Bergamo, ed ho quindi sentito il compito di rendere noto, qui a Varese, l’opera di un musicista di fama e valore internazionale, al punto da essere definito da più studiosi l’erede di Giacomo Puccini. Menotti è stato infatti capace di trasportare e adattare l’opera italiana al gusto americano, scrivendo non solo la musica delle sue opere, ma anche i libretti, svolgendo il ruolo di regista delle sue opere e di quelle di altri operisti.

Fu una figura eclettica, coltissima, spesso in controtendenza con il panorama artistico dominante, noto anche per essere stato il fondatore e direttore del Festival dei due Mondi di Spoleto, vincitore di 2 premi Pulitzer e, insisto, ingiustamente ignoto o quasi nella sua patria».

Può darci qualche anticipazione sulla messa in scena e i costumi, per il pubblico che l’ha seguita ed apprezzata nella regia del Don Giovanni di Mozart, andato in scena all’insegna del brio e della contemporaneità lo scorso 12 febbraio al Condominio di Gallarate?

«Quando è possibile farlo, a me piace rendere contemporanee le opere, ovviamente, quando lo si può fare; con Tosca non è possibile, è molto difficile, in quel caso c’è una connotazione storica precisa che va rispettata. Con queste opere, invece, come il Don Giovanni e il dittico di Menotti, cerco sempre di parlare al pubblico contemporaneo. Sono consapevole del fatto che a qualcuno queste scelte non piacciono; alcuni sono ancorati al gusto classico, del passato, ad una messa in scena ormai desueta. Io, da regista, ho bisogno di parlare al pubblico di oggi e cerco di leggere l’opera in chiave contemporanea e di rendere i segni della scena i più fruibili possibile da un pubblico trasversale di ragazzi e di meno giovani, poiché ritengo che il linguaggio della scena deve essere condiviso, altrimenti un regista fa le cose per se stesso; cosa che non voglio fare, che non mi piace. Dietro queste scelte c’è tanto lavoro, c’è tanto bisogno di coinvolgere il pubblico, c’è il tentativo di non farlo sentire lontano da ciò che sta accadendo in scena.

Anzi, le anticipo un dettaglio di regia: chi entrerà in platea sarà da subito coinvolto nello spettacolo stesso, ne diventerà parte. Sarà un esperimento e insieme una scommessa. Vi aspetto».

Il Varese Estense Festival Menotti, ideato e diretto da Serena Nardi, ha rinnovato la sua programmazione dedicando al compositore varesino un focus per promuovere e diffondere l’opera di questo straordinario musicista, uno dei maggiori del ‘900, e divulgare la grandezza del suo lavoro, soprattutto nel territorio lombardo dove è ancora poco conosciuto.

Il dittico Il Telefono & La Medium, eseguito per la prima volta a New York nel 1946, è costituito da due brevi opere molto diverse tra loro. La prima racconta il surreale rapporto tra Ben e Lucy, ostacolato dall’ossessione di lei per il proprio telefono: un tema estremamente attuale, declinato in maniera leggera e divertente, utile a riflettere su quanto oggi siamo dipendenti dagli smartphone.

La seconda, The Medium, invece, è forse l’unico esempio operistico di genere noir, molto in voga negli anni ‘40; ha come trama una serie di eventi, provocati da una finta seduta spiritica, che genera un susseguirsi di scene di grande suspense.

La prima produzione del Varese Estense Festival Menotti vede un cast guidato da una star internazionale come Manuela Custer, accanto a giovani promesse della lirica italiana. A dirigere la sua Orchestra Canova è Enrico Saverio Pagano, già inserito dalla rivista Forbes nella lista dei 100 Under 30 destinati a cambiare l’Italia.

Regia, scene e costumi sono di Serena Nardi.

Fortemente voluto e sostenuto da Regione Lombardia, dal suo Presidente Attilio Fontana e dall’ex-assessore alla cultura e alle politiche sociali, lo spettacolo – dopo il debutto al Teatro Nuovo di Varese il 3 marzo – verrà replicato al Teatro Dal Verme di Milano a il 5 marzo al Teatro Politeama di Pavia il 9 marzo.

Rosanna Pozzi