Ieri... oggi, è già domani - 24 gennaio 2023, 06:06

"ul Pidrèn e ul Giuanèn" - Pietro e Giovanni

Giusepèn è di buon umore. Lo vedo "arzillo come un grillo", coi baffetti "atroci" alla Errol Flinn.

Giusepèn è di buon umore. Lo vedo "arzillo come un grillo", coi baffetti "atroci" alla Errol Flinn. Ed è pure elegante, stamani. Mi racconta "l'a metù su ul sgechè" (ha indossato la giacca) per la consueta visita dal medico, per un controllo "ordinato" /annualmente) dalla Maria.

Mi viene d'acchito dirgli "t'e vendu'l rudu?" (hai venduto il letame?) - è un modo di dire tipicamente Bustocco che si ripete quando il contadino o l'operaio si presenta vestito con eleganza. Ciò avveniva nelle feste comandate, per un matrimonio o una Cresima o la Comunione, uno sposalizio o per andare in Chiesa per la messa o a un funerale e, appunto, la visita al medico - diversamente, l'abito indossato era quello "rustico", s'intende pulito, ma di stoffa grezza che quasi mai faceva collimare il colore dei pantaloni con la camicia e "ul gilet" (il panciotto che è un francesismo).

Stavolta Giusepèn mi induce a scrivere "caicossa par ridi" e mi racconta la vicenda di due protagonisti; nella fattispecie "ul Pidrèn e ul Giuanèn" che, per un "caso fortuito" si sono procurati gli "onori della cronaca" (quella spicciola, di cortile, di gente da strada).

Succede che "ul Pidrèn" si stava recando al lavoro, in fabbrica e si accorge a constatare che la bicicletta ha una ruota sgonfia. "Cramentu" (Sacramento - e non è una blasfemia), dice Pidrèn "mo sa fò" (ora cosa faccio?). Gli viene in mente subito di chiedere a Giuanèn se gli è possibile prestargli una sua bicicletta, "almancu din'a stasìa" (almeno sino a stasera) …. poi riflette e dice a se stesso: "se ul Giuanen al ma disi, Pidrèn, sa t'e sbusi anca a mia bicicletta, ste fe" (se Giovannino mi dovesse dire, Pietro se buchi anche la mia bicicletta, cosa fai?) "men a ga disu" (gli dico) "a portu a roa dul cliclista e la fo giustà" (porto la ruota dal ciclista e la faccio aggiustare) poi magari Giovannino potrebbe chieder "Pidrèn, se inveci da sbusò, t'e me rompi a  roa, ste fe?" (Pietro, se invece di bucare la gomma, mi rompi la ruota, cosa fai?) e Pidrèn si risponde "sun già lì dul cliclista e ga disu da cambiola a roea" (sono già lì dal ciclista e gli dico di cambiarla, la ruota)..  Pietro riflette ancora, poi quasi sbotta con una specie di elucubrazione mentale che dice "ul Giuanen al podi dimi, Pidrèn s'a ta egn dossu par casu un'utumobila o un caretòn e a me bicicletta la diventa un rutom, ste me disi?" (Giovannino potrebbe dirmi, Pietro se per caso ti viene addosso un'automobile o un carrettone e la mia bicicletta diventa un rottame, cosa mi diresti?) e Pidrèn un tantino scocciato, gli risponde "a t'a tou 'na bicicletta noea" (ti acquisto una bicicletta nuova).

A questo punto, Pietro prende per mano la sua bicicletta, va davanti alla cascina di Giovannino, lo chiama a gran voce e appena Giovannino si affaccia alla finestra  e dice "te ghe bisogn, Pidrèn?" (hai bisogno, Pietro?) ecco che risponde Pietro: "Giuanèn, va a da via'l cù ti e a to bicicletta" (vai a quel paese -eufemismo- tu e la tua bicicletta) - Giusepèn è laconico e sentenzia …. "s'à usea insci" (si usava dire così) e si rifugia nel "medicinàl" (medicinale) Nocino che a questo punto è doveroso. Acconsente anche Maria.

 

Gianluigi Marcora