Busto Arsizio - 20 gennaio 2023, 11:26

VIDEO. Un Aldo Cazzullo contro i luoghi comuni fa il pienone all'Ite Tosi di Busto

Il noto scrittore e giornalista ha riscosso successo ieri all’Ite Tosi dove ha presentato il libro “Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo”. «L’antifascismo non è una cosa di sinistra. Il fascismo ha fatto soffrire soprattutto le donne, che di fatto non potevano lavorare»

Il delitto Matteotti, Mussolini ancora ragazzino dentro e fuori dal carcere, poi le donne e i tradimenti, le lettere strappalacrime, le disposizioni assurde, il conto degli anni dalla marcia di Roma anziché dalla nascita di Cristo. Non ultimo, le leggi razziali, la guerra, i delitti.

È solo un assaggio dell’oretta in cui Aldo Cazzullo ha intrattenuto il pubblico bustese che ieri affollava l’aula magna dell’Ite Tosi. Trecentocinquanta i biglietti “staccati”, due giorni di chiusura anticipata con le prenotazioni. Accolto dalla dirigente Amanda Ferrario, dall’amico di sempre Gigi Farioli e da Francesca Boragno, promotrice della serata, il noto giornalista ha riscosso un lusinghiero successo. Applaudito già da quando ha fatto il suo ingresso in aula magna.

Ha impostato la serata in modo alquanto singolare: non la classica spiegazione del libro con temi fondamentali, motivi, messaggi, snodi, ma una presentazione dialogata, teatrale, con un continuo botta e risposta con il suo lettore Mario Ficarazzo. Uno leggeva, l’altro commentava: ritmi veloci, concitati, ma i punti salienti c’erano tutti.

Aldo Cazzullo ha scelto i passi accattivanti, quelli di sicura presa sul pubblico, ma anche quelli indispensabili per delineare la figura di un uomo diabolico, appunto “Il capobanda” del fascismo. Ed è così che ha esordito, con un Mussolini-ragazzino dentro e fuori di galera, donne a cui ha rubato l’onore, minacce di morte al padre e alla madre di Rachele sua sposa, poi l’altra donna Ida che resta incinta di un bimbo che chiamerà Benito mentre lui è già sposato.

E poi la fondazione dei fasci di combattimento, l’assalto alla sede del quotidiano socialista, i rapporti con Marinetti, D’Annunzio fino ad arrivare al concetto che “la violenza è risolutiva di una situazione cancrenosa”. Insomma un climax di concetti, un crescendo che ha voluto gridare “perché dovremmo vergognarci del fascismo”. Il giornalista piemontese, apprezzato tanto per i suoi articoli quanto per i suoi romanzi e saggi, ha parlato della nostra storia e dell’identità italiana in un momento storico angosciante e disorientante per Italia e l’intera Europa.

Ha rispolverato il delitto Matteotti, la conquista delle città, la resistenza di Sarzana e Parma, l’attacco a prefetti, liberali e cattolici, la caccia all’uomo del 1921, gli agguati delle camicie nere di Cremona, la poesia pubblicata su “Il Vittore” dedicata al “San Manganello” e ovviamente la marcia su Roma con partenza dal teatro San Carlo di Napoli. Poi via con gli accordi con il poeta-vate, Vittorio Emanuele III e Diaz, il Duca d’Aosta, la strage dei socialisti a San Lorenzo a Roma. Poi le veggenze della cartomante, le elezioni del ’24 e le stragi: Giovanni Amendola, Gramsci, Gobetti, Rosselli. Le parate, le imposte sui matrimoni non fecondi, gli anni che si devono contare dalla marcia su Roma e non più dalla nascita di Cristo, l’attacco alla Grecia e poi agli Stati Uniti, Inghilterra e Russia, lo sbarco in Sicilia fino ad arrivare al suo arresto.

Insomma un’oretta dove Aldo Cazzullo ha tenuto incollata la platea.

Laura Vignati