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Gallarate | 19 gennaio 2023, 15:26

Il gigante della Pop Art al Maga di Gallarate

Dipinti, disegni, serigrafie, video: 200 opere di Andy Warhol al museo di via De Magri. La direttrice Emma Zanella: «Questa mostra è un affondo». Il co-curatore Maurizio Vanni: «Tutte le cose che passavano davanti agli occhi degli americani potevano e dovevano diventare opere d’arte».

Il gigante della Pop Art al Maga di Gallarate

Andy Warhol è arrivato a Gallarate e le parole di Luca Missoni, presidente degli “Amici del Maga”, descrivono l’impatto della mostra. Alla preview di oggi, 19 gennaio, ha fatto presente: «L’allestimento ha stravolto gli spazi, è impressionante vedere come il museo sia in grado di trasformarsi». Giornalisti accolti in una sala degli arazzi riallestita per l’occasione.

Andy Warhol. Serial identity” conta su 200 opere (foto in fondo) del «…pittore, illustratore, sceneggiatore, produttore cinematografico e televisivo, regista, direttore della fotografia e, egli stesso, attore». Opere provenienti anche da istituzioni internazionali, come “The Andy Warhol museum” di Pittsburgh e l’archivio Ronald Nameth. Disegni, serigrafie, editoria, grafica (per esempio per Lp), produzioni video. Parte della mostra è a Malpensa, al terminal 1 – La porta di Milano, con “Andy Warhol’s Tv – Special project”, coproduzione video di Maga, Meet Digital Culture Center e Sea.

Al Maga ci sono alcune fra le creazioni più celebri di Wharol, per esempio i ritratti di Marilyn Monroe e Mao Zedong, ma anche i disegni e, per la prima volta in Italia, la video installazione del fotografo e regista Roland Nameth nata dalla performance “Exploding plastic inevitable” orchestrata da Warhol con Velvet Underground & Nico.

Onori di casa, nella sala degli arazzi, affidati ad Angelo Crespi, vicepresidente del Maga. «Il museo è un giacimento di cultura, di contenuti» ha affermato. Il sindaco, Andrea Cassani: «Da quando sono entrato in carica ho pensato che il Maga dovesse ospitare mostre pop, più semplici, più comprensibili. Artisti come Warhol hanno lasciato un segno nella storia. Ci aspettiamo un grande risultato in termini di pubblico per una mostra che Gallarate è onorata di avere. Ringrazio, fra l’altro, i tanti sponsor per averla resa possibile senza gravare sui costi per la cittadinanza».

«A questa mostra si è lavorato per più di due anni – ha ricordato l’assessore alla Cultura, Claudia Mazzetti – è un orgoglio per la città così come è un orgoglio il Maga. Un luogo di riferimento per la crescita, per l’apprendimento e per lo svago. Andy Warhol rappresenta tutto questo. Come uno specchio riflette i lati più affascinanti e quelli più controversi della società delle immagini e dei consumi».

Sandrina Bandera, presidente del Maga,  ha sottolineato come quella di Warhol sia «…un’arte dissacrante, dissacra le gerarchie e il sistema autoriale. Warhol dice di volere essere come una macchina, trasforma il metodo. La sua è un’arte antigerarchica. E riprende il concetto di factory, che si era visto anche nel passato, con Raffaello o Guido Reni».

«Questa mostra – ha ricordato la direttrice del Maga, Emma Zanella - è nata ben prima del lockdown.  Non doveva essere una mostra come le altre, doveva essere un affondo. Warhol è una personalità gigantesca, non riducibile in categorie. Il percorso, cronologico e dedicato alle radici profonde, si snoda su tutto il museo. E viene spontaneo chiedersi: che cosa avrebbe fatto oggi Warhol con i social, con la cultura digitale?».

Appassionato intervento di Maurizio Vanni, curatore dell’esposizione con la direttrice: « La mostra è un mosaico con tante tessere. Che cosa è stato Warhol? Un camaleonte umano o un trasformista che si adatta al cambiamento? Era insicuro. Warhol non si piaceva ma ha trasformato i punti deboli in forza. La sua forza era il disegno, il suo coraggio il collage, l’imprevedibilità era nella stampa. La sua convinzione: tutte le cose che passavano davanti agli occhi degli americani potevano e dovevano diventare opere d’arte».

Al Maga dal 22 gennaio al 18 giugno, poi staffetta: opere, da luglio, a San Marino. Tutte le informazioni sul sito del museo. Con una precisazione, postuma, proveniente dall’ artista: «Se volete sapere tutto su Andy Warhol basta che guardiate la superficie: quella dei miei quadri, dei miei film e la mia. Lì sono io. Non c’è niente dietro».

Stefano Tosi

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