La richiesta è firmata dai capigruppo di minoranza, in rappresentanza delle rispettive forze politiche. Ma la distinzione fra minoranza e maggioranza non piace più di tanto ai proponenti: Santo Cascio (Progetto in Comune), Gigi Farioli (Popolo, riforme e libertà), Maurizio Maggioni (Partito democratico), Gianluca Castiglioni (Busto al centro). Di cosa parlano? Di metodo, innanzitutto. E di merito. In primis, ma non esclusivamente, di riforma sanitaria e relative ricadute, di ospedale Busto/Gallarate e case di comunità.
Conferenza stampa, oggi, a palazzo Gilardoni (assente giustificato Gianluca Castiglioni, raggiunto al telefono ha confermato piena adesione alle istanze). Legge la richiesta, protocollata, Maggioni. Accento sulla crucialità del 2023, per il futuro di Busto, dell’Alto Milanese e di Malpensa. «Al di là delle appartenenze politiche, è opportuno che ci si interroghi con il massimo coinvolgimento possibile di associazioni, ordini, rappresentanti del mondo economico e professionale, sul ruolo e le funzioni che la città di Busto Arsizio può e deve svolgere nei prossimi decenni all’interno di una prospettiva di area vasta».
E il concetto di area vasta, unito a quelli di confronto e prospettive a lungo termine, è centrale nell’iniziativa. Si citano rigenerazione urbana, masterplan di Malpensa, società partecipate. «In coerenza con la storia della città» sottolinea Maggioni, trovando immediata sponda nelle parole di Farioli. Il quale rievoca la genesi di realtà importanti per il territorio, non sempre o non solo “domiciliate” a Busto ma scaturite con la spinta fondamentale arrivata dalla città: Malpensa (ricordo romantico, ammette), mostra del tessile, Itis Facchinetti, Accam.
Guardando al futuro, a breve e lungo termine, incombe il tema sanità. Maggioni: «Da anni si ragionava sulle acuzie e sulla creazione di strutture a carattere territoriale. È un argomento che può diventare esemplare di un dialogo, di un intreccio fra competenze tecniche, amministrazione e politica». Sanità in cima a un’alta montagna di pensieri anche per Farioli: «La riforma sociosanitaria deve vedere coinvolti anche comuni, regione, società civile. L’offerta dell’ospedale sta crollando. E noi non tocchiamo palla sulla definizione delle case della salute. È un problema anche di offerta urbana. E penso, fra l’altro, a Sacconago, dove si potrebbe davvero fare medicina territoriale di prossimità».
Al fondo, dall’ospedale unico all’aeroporto, dalle partecipate ai rapporti con il territorio, l’interpretazione di Progetto in comune, Pd, Busto al centro e Popolo riforme e libertà è che manchi dialogo: «Chiediamo che la Presidenza del Consiglio comunale, in accordo con il sindaco, e insieme con i gruppi consiliari, promuova momenti di incontro, organizzati nelle forme che si riterranno più opportune (tavoli di lavoro, conferenze, convegni, stati generali) tali da meglio assicurare la collaborazione degli esperti, dei rappresentanti più qualificati della società civile, dell’associazionismo e delle professioni, in merito alle questioni più urgenti (variante generale al Pgt, accordo di programma per l’ospedale, organizzazione del servizio sanitario territoriale, progetti PINQUA e PNRR) che concorrano a far svolgere alla città di Busto Arsizio quel ruolo di protagonista consapevole che, certamente, è negli obiettivi dell’Amministrazione».
«Bisogna avere – afferma Farioli - una visione. È fondamentale coinvolgere, con l’Amministrazione, le forze economiche, le università, le associazioni, anche culturali, le categorie». Una spinta che i promotori della richiesta ritengono essere mancata, da parte della maggioranza alla guida di palazzo Gilardoni. «Ma i concetti di minoranza e maggioranza – afferma Cascio – devono, per quanto possibile, essere superati. Non per togliere identità ma perché il contributo che ogni consigliere comunale dà è al servizio della città. Invece spesso si continua a ragionare con la clava dei numeri. Esiste un rischio, in mancanza di una visione di lungo termine. Quello di investire risorse in progetti che, magari fra un anno, risulteranno di ostacolo a una progettualità più ampia».
E se l’appello risultasse inascoltato? Maggioni: «Il pessimismo della realtà… Ma la nostra azione è rivolta anche alla società civile, non solo all’Amministrazione comunale. Siamo sicuri di avere interlocutori, per esempio fra i medici di medicina generale e gli ordini professionali». Farioli: «È dovere morale fare ciò che si ritiene opportuno. E credo sia dovere dell’Amministrazione accogliere il più possibile le sollecitazioni. Qui, come in maggioranza, ci sono sensibilità diverse. Ma l’interesse per la città è comune». Cascio: «Oggi lanciamo un segnale preciso. Se la risposta è picche, i tavoli con la società civile li possiamo aprire anche come gruppo o come coalizione».