Salute - 31 dicembre 2022, 12:32

Il sindacato Nursing Up: «Anche nel 2023 la Svizzera prepara la "caccia" all'infermiere italiano»

«Con 7mila posti vacanti da colmare tra gli operatori sanitari sapremo attuare strategie indovinate per arginare una fuga verso un Paese, in particolare il Canton Ticino, che offre stipendi di base di oltre 3mila euro netti?» si chiede il presidente dell'organizzazione. Un problema che riguarda molto da vicino la provincia di Varese

Foto d'archivio

Il sindacato degli infermieri Nursing Up lancia l'allarme per il 2023, visto che «la Svizzera prepara la "caccia" all'infermiere italiano». Una situazione che riguarda molto da vicino la provincia di Varese, terra di frontalieri. 

«Provate a indovinare, ancora una volta, quale sarà la professione più richiesta in terra elvetica, da qui a breve - afferma in una nota Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up - secondo il report degli esperti, sono oltre 7mila (6995) i posti vacanti nel settore infermieristico da coprire, subito, nei primi mesi del nuovo anno, per un fabbisogno, che già lo scorso anno, superava le 10mila unità».

Come si ricollegherà, tutto questo, inevitabilmente, con la profonda instabilità del nostro sistema sanitario?

«Saremo in grado - prosegue De Palma - con i nostri 1400 euro al mese netti, che rappresentano la magra retribuzione di un infermiere di casa nostra, tra le più basse d’Europa, di contrapporre strategie degne di tal nome per arginare quella che si annuncia come una nuova fuga di professionisti italiani nella vicina Svizzera?»

«Lì, in particolare nel Canton Ticino, da anni, lo abbiamo denunciato più volte in passato, è in atto uno vero e proprio esodo di infermieri lombardi, che in particolare scelgono il percorso del lavoro frontaliero, risparmiando quindi sulle spese di alloggio, e dove gli stipendi base possono toccare anche i 3500 euro netti mensili (5200-5600 euro lordi)» prosegue il sindacato. 

«Certo, tutto questo a fronte di una tassazione di non poco conto e di un costo della vita elevato, non è tutto oro quello che luccica, ci mancherebbe, ma stiamo parlando di stipendi che non hanno nulla a che vedere con la realtà sanitaria italiana, soprattutto se immaginiamo il mutato costo della vita e pensiamo che i nostri 1400 euro mensili ci collocano inesorabilmente sulla triste soglia della povertà» continua il presidente. 

Nursing Up mette sul tavolo qualche numero. Nel settore sociosanitario del Canton Ticino, che occupa in totale quasi 16mila dipendenti, 4300 sono i frontalieri. Di questi il 70% si compone di italiani (per la maggior parte lombardi).

«Si tratta di numeri reali, a dir poco allarmanti, che evidenziano, da un lato, come la carenza infermieristica nella Regione Lombardia, da strutturale quale era, è arrivata a toccare l’apice con la pandemia, sfiorando, da sola, oggi, le 10mila unità. Ma sappiamo bene che oggi, non solo in Lombardia, quello degli infermieri italiani, nel nostro Paese, è un quadro davvero desolante» commenta De Palma. 

«Essere frontaliero, nonostante lo stress del viaggio quotidiano – continua De Palma – permette ai nostri infermieri di evitare di subire il pesante costo della vita quotidiana in Svizzera. Ma in fondo, come negare che le problematiche finiscono esattamente qui, dal momento che lo stipendio di un infermiere professionista, con pochi anni di esperienza alle spalle, in un ospedale del Ticino, si aggira intorno a poco meno di 5.200 franchi svizzeri lordi, ossia poco più di 5.060 euro lordi (a questi dobbiamo togliere le tasse che in Svizzera non sono cosa da poco)».

«Cosa aspettarci dal 2023? Le premesse, ahimè, per una nuova fuga di infermieri italiani in Svizzera, e non solo, ci sono tutte. Compito, non poco arduo, da parte della nostra politica, sarà creare da subito le condizioni per tenerci ben strette le nostre migliori eccellenze, ambitissime come non mai all’estero alla luce delle proprie competenze, che i nostri vicini ci riconoscono e che noi, da troppo tempo, indebitamente sembriamo ignorare» conclude De Palma.

Redazione