Busto Arsizio - 19 dicembre 2022, 11:10

Aneddoti, storie, curiosità sulla Cascina dei poveri nei racconti di Alfredo Castiglioni, Tito Olivato e tanti Gallazzi

Affollata ieri pomeriggio la galleria Boragno per la presentazione del libro “La cascina dei poveri luogo del cuore”, patrocinato dall’amministrazione comunale. «Per la Cascina il momento è cruciale: o s’interviene quanto prima per recuperarla o il suo destino è segnato. Dopo varie occasioni perse per il recupero, oggi si profila il suo coinvolgimento nel progetto per il nuovo ospedale unico che è ormai allo studio dal 2020. L’ultima possibilità prima della fine»

C’era la nipote della sagrestana della chiesetta della Cascina dei poveri, la signora venuta alla luce sul tavolo della cucina, e cosa dire della maestrina poco più che ventenne che al primo incarico si è ritrovata a insegnare alla cascina di Beata Giuliana facendo la spola in un’altra cascina a tre km? È stato un pomeriggio all’insegna della coralità quello di ieri alla Galleria Boragno dove è stato presentato il libro “Cascina dei poveri luogo del cuore” a firma di Alfredo Castiglioni e Tito Olivato. Accanto all’architetto e al prof-scrittore si è schierato un bel drappello di Gallazzi che hanno voluto raccontare aneddoti, spaccati vissuti nella casa di Beata Giuliana, divenuto “Luogo del cuore Fai”.

In tanti hanno voluto prendere la parola per “gridare” che quello che si è vissuto nel secolo scorso non deve essere schiacciato dalle ruspe, che quella pagina di storia non può essere cancellata, che quell’angolo immerso nel verde tra Busto e Gallarate deve ritornare in auge qualsiasi cosa si voglia realizzare nella zona, che sia l’ospedale o altro, che quell’oratorio recuperato vent’anni fa, ha bisogno di nuovi “alimenti”. Così tra una spiegazione di Castiglioni e di Olivato, tante mani alzate tra il pubblico hanno testimoniato la volontà di raccontare quel “pezzo di cuore”, che vuole ancora battere. Oggi come ieri.

A scandire il ritmo ci hanno pensato i due autori, Castiglioni e Olivato che hanno raccontato il motivo della pubblicazione, l’importanza di salvare la cascina e recuperarla alla collettività, le caratteristiche narrative del libro e, non ultimo, il futuro della cascina. «Questo sito – ha spiegato Olivato – è per Busto un elemento distintivo dei suoi abitanti che lì hanno vissuto in armonia con l’ambiente, sono cresciuti, si sono formati. Per la Cascina il momento è cruciale: o s’interviene quanto prima per recuperarla o il suo destino è segnato. Dopo varie occasioni perse per il recupero oggi si profila il suo coinvolgimento nel progetto per il nuovo ospedale unico che è ormai allo studio dal 2020. L’ultima possibilità prima della fine».

Un edificio interessante dunque dal punto di vista storico e architettonico, con una corte di 1350 mq con strutture edilizie imponenti e l’oratorio secentesco restaurato dal Comune nel 2000 con i Boc che oggi necessita di manutenzione. «Pensate – ha ricordato Castiglioni – che la cappella venne ampliata su progetto dell’architetto bustese Silvio Gambini, noto per le sue architetture liberty, offrendo un esempio attualissimo di riuscito accostamento tra antico e moderno». La Cascina poi riveste un ruolo sociale per la comunità, anche come “Scuola dei poveri”, una delle più note istituzioni assistenziali cittadine. «La scuola provvide a più riprese ad ampliare e rendere più ospitale la cascina – ha detto Castiglioni – sempre attingendo alle risorse economiche e con il duro lavoro degli abitanti di Busto e del territorio circostante. La Cascina ha così ospitato nel corso dei secoli e fino al 1970 centinaia di famiglie con le loro storie, vicende, ansie, speranze e progetti».

Di non minore importanza il seguito della cascina: «Il futuro potrebbe essere a tinte fosche – ha messo in guardia Castiglioni – oppure radioso: il complesso ricade nell’area dove è prevista la costruzione dell’ospedale unico (oltre 900 posti letto) e il libro analizza alcuni aspetti del progetto e in particolare l’emarginazione della cascina dall’assetto del nuovo ospedale, l’inadeguatezza delle aree verdi previste dal Masterplan e le potenzialità della cascina nella riqualificazione del “Villaggio Beata Giuliana”».

A raccontare molti aneddoti ci hanno pensato Maria Carla Gallazzi, Tiziana Tosi, Maria Luigia Gallazzi e Carla Gallazzi. Dunque i “Gallazzi” l’hanno fatta da padrona, incuriosendo e stuzzicando la platea che poi ha preso il microfono aggiungendo aneddoti su aneddoti. Un ricordo dovuto anche agli architetti Giuseppe Magini e Augusto Spada che avevano offerto un contributo rilevante alla valorizzazione di quei monumenti.

Insomma mentre l’Argentina e la Francia si sfidavano a colpi di rigori, alla galleria Boragno si è rispolverata una pagina di storia bustocca che non può cadere nel dimenticatoio. E il libro vuole dare una mano per tenere desta l’attenzione di amministratori e della gente comune.

Laura Vignati