È proprio vero che il greco antico è ormai tramontato e non serve più? Basta guardare il corso serale per gli adulti organizzato dal liceo classico Crespi di Busto Arsizio e tenuto dal professor Michele Trapani e ci si rende conto che la lingua di Omero e Socrate non è stata affatto archiviata; anzi tra il pubblico adulto è sempre più forte l’esigenza di scoprire la lingua che ha dato voce a una grande civiltà.
Ne è testimonianza la classe di trenta persone che si è venuta a creare al Crespi quando il liceo ha spalancato le porte a genitori, ragazzi, laureati, casalinghe, imprenditori, insomma a tutti coloro che desideravano scoprire il fascino del greco antico e subito il corso ha registrato il sold out.
Sarà che il professore ha saputo coinvolgere i suoi studenti non più degli anni verdi, sarà che rintracciare la derivazione delle parole della nostra lingua o avvicinarsi al mondo di Tucidide o Aristotele affascina, sta di fatto che la classe al secondo piano del Crespi, il mercoledì dalle 18 alle 20 è piena di zelanti studenti che con impegno rispondono alle sollecitazioni del prof.
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E a dar manforte al docente ci sono anche alcuni studenti che aiutano i più grandi a svolgere esercizi. A sedere tra i trenta banchi occupati ci sono laureati, imprenditori, tre ragazzi e anche un pensionato settantenne. A loro piace scoprire l’etimologia delle parole, piace entrare a tu per tu con la letteratura greca, riflettere e discutere su temi che hanno ricadute nella filosofia, come la felicità, l’amore, la morte, il senso della vita, il carpe diem che ha pur sempre dei risvolti nella letteratura greca. Il tutto viene affrontato con un metodo allettante. «Non seguo il metodo tradizionale – spiega il docente – ma, utilizzando il testo intitolato (italianizzandolo) “Athenaze”, insegno la lingua in modo induttivo-contestuale attraverso la storia di un contadino.
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Dunque banchi pieni. C’è Pietro Bertollo, imprenditore che si è iscritto al corso perché gli mancava un tassello nella sua preparazione. «Avendo frequentato studi scientifici – confessa - sentivo che mi mancava un mattone nell’apprendimento. Ed è sempre bello scoprire l’etimologia delle parole, la letteratura e la filosofia greca. Insomma una fetta molto ghiotta della cultura». Ne è convinta anche Laura Fusetti, figlia del noto giornalista, per tanti anni capo redattore del quotidiano locale “La Prealpina”, che sa di avere un debito con il papà Gianni. «L’avevo promesso a mio padre– afferma – Lui avrebbe voluto che io frequentassi il liceo classico, invece a suo tempo mi ero orientata verso una scuola psico-pedagogica, l’istituto magistrale. Voglio esaudire il suo desiderio».
Soddisfatta dell’iniziativa la dirigente Cristina Boracchi. «Un modo per dire grazie alla città per la fidelizzazione che in questi cento anni ha dato al nostro istituto. Il liceo classico è legato ad una tradizione, ma non è più tradizionalista, anzi si è molto rinnovato. Importante in questa attività anche valorizzare i ragazzi che sono i docenti degli utenti esterni che intendono apprendere una lingua che non è per niente morta».
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