All’unisono tutte le corali della città si sono riunite per tenere alto il concetto di “Un cuor solo e un’anima sola”. L’auspicio infatti era che le voci molteplici potessero fondersi in una sola. E l’obiettivo è stato raggiunto questa sera in San Giovanni dove tutte le Scholae cantorum di Busto Arsizio hanno unito le forze dando vita a un concerto singolare e coinvolgente.
San Giovanni Battista, Santi Pietro e Paolo di Borsano e Sacconago, Santa Croce, Beata Giuliana, Redentore, Sant’Anna, Sant’Edoardo, Madonna Regina, e anche Sacro Cuore, San Giuseppe e San Michele si sono accordate per augurare un buon Natale ai bustocchi. Che numerosi non si sono fatti attendere in San Giovanni, decretando il tutto esaurito.
Esattamente come per la messa della notte di Natale, hanno affollato ogni angolo della basilica. Tra il pubblico, il sindaco Emanuele Antonelli con la gunta e, per le forze armate, il Maggiore Daniele Gnisci. Magistralmente si sono rispolverati spartiti natalizi di Handel, Mendelssohn, Gruber, Couperin, Bach e altri. Applaudito il maestro Stefano Di Garbo, direttore della corale di San Michele, per aver composto, adattato con introduzioni, interludi e accompagnamento le musiche di quasi tutti i brani per gli orchestrali.
Plausi anche a Daniela Genoni della corale del Sacro Cuore, Marco Zito di San Giovanni Battista, Pieralberto Pizzolotto dei Santi Pietro e Paolo di Sacconago, Angela Verallo di San Luigi e Beata Giuliana e Graziano Colombo di San Giuseppe.
Ad accompagnare all’organo, oltre a Zito e Di Garbo, si aggiunge Luigi Lupi della corale di Sacconago. Di forte presa sul pubblico gli spartiti “È nato il Salvatore”, “Resonet in laudibus”, “Cantate domino”, “Hark the Herald Angels”, “Astro del ciel”, “Tu scendi dalle stelle”, “S’accese un astro in cielo”, “Adeste fideleas”, “In notte placida”, “Gli angeli nelle campagne”, “Gaudete”.
Alla fine, standing ovation e bis con Carmina Burana.
Dunque un concerto all’insegna della coralità, come ha sottolineato monsignor Severino Pagani: «Il concerto di Natale rappresenta un momento intenso e desiderato, una ricca tradizione che si tramanda. Lo viviamo in un clima sobrio, ma festoso. C’è però un valore aggiunto: la rappresentazione ha il sapore della coralità, quel risultato che parte dal basso, dalla vita della gente, dalle famiglie, dalle associazioni. La coralità di una città che si unisce, senza dimenticare il dolore del mondo, i conflitti».
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco Emanuele Antonelli: «Dopo la patronale, questo è un altro sogno che si avvera: tutte le corali insieme. Il 2022 del resto è stato peggiore dei due anni precedenti, ma ha aperto il cuore, acuendo la necessità di stare insieme. Che è poi lo spirito del Natale».