«Volevo scrivere dei confini che sono effimere barriere dei popoli in cammino, della giustizia che risponde alla legge degli uomini e non a quella dell’uomo e cede di fronte alla giustezza, della speranza che è la libertà di vivere con pienezza il presente».
Confini, giustizia e speranza non sono gli unici temi de “Il giorno dopo”, l’ultimo romanzo di Marino Bottini, l’avvocato-scrittore dalla penna facile che dopo aver dato alle stampe “Tra due mondi”, una bella trilogia sulla solitudine e un racconto di Natale, venerdì 25 novembre alla “Libreria Nuova terra” di Legnano presenta il suo ultimo romanzo, edito da “La memoria del mondo”.
Nell’ultima fatica di Bottini c’è molto di più: c’è la solitudine sia delle persone sia dei popoli, il ricordo che è il nutrimento del futuro, c’è la fortezza intesa come tenacia dei popoli, c’è la temperanza ossia la coerenza, c’è la prudenza che si riassume nella frase “Preferisco comprendere piuttosto che giudicare”.
E c’è la speranza, dicevamo, che «è il filo conduttore del romanzo – spiega l’autore – la più umana delle virtù, quella che nasce ogni mattina, che è libertà di vivere con pienezza il tempo presente, forza dell’individuo che scopre la libertà di agire secondo il proprio personale principio di giustezza e motore dei popoli che da sempre sono in cammino e indifferenti ai confini e alle leggi».
Dunque si comprende che il romanzo è scandito dai capitoli dedicati ognuno alle quattro virtù cardinali e il tutto in un contesto a due passi da casa nostra: la Valle del Ticino. (VIDEO).
Tant’è che nel libro scorrono immagini della Collegiata di Bernate, di Morimondo, Besate, Lago Maggiore, Comegna, Val Vigezzo e Castelletto di Cuggiono che poi nel romanzo diventa Altoborgo, un nome di fantasia, ultimo avamposto dell’Impero austriaco. «Un villaggio – prosegue – che potrebbe stare ovunque, sulla riva di un fiume che separa due Stati. Nel romanzo il fiume è il Ticino».
Ma per scrivere l’autore ha avuto bisogno di un tempo lontano dall’attualità. Ha scelto il 1858, l’anno che precede la seconda guerra d’indipendenza, quella che consegnerà la Lombardia al Regno Sabaudo. «Quegli eventi segnano l’inizio della fine di questo grande Impero – ci tiene a precisare – un regno transnazionale unico nel suo genere, composto da tanti popoli, con lingue, religioni e culture diverse». Non a caso il titolo iniziale doveva essere “L’ultimo tempo”, ma rimettendo mano, ha poi preferito scegliere un titolo più positivo che lascia spazio al dopo.
Dunque un libro che nasce dalla riflessione sul Ticino come confine e proprio qui, in riva al Ticino, torna un giudice, costretto a fare i conti con i ricordi della sua vita trascorsa in famiglia con una sorella che abita nel Piemonte straniero che ha in mente la rivoluzione, con le parabole e i racconti di un frate domenicano e con il ricordo di un amore lontano, mai finito. Carlo, il protagonista è chiamato dal presidente del tribunale che gli affida l’ultimo incarico.
Una storia avvincente, che si svolge appunto sul Ticino, un ponte fra due popoli. Una storia che si legge tutta d’un fiato, dove lo scrittore ha dato voce ai suoi antenati, sudditi di un impero sconfinato e abitato da genti diverse, che stavano nella pancia della pianura che non aveva orizzonti. «Mi sono domandato – si chiede – perché abbiamo perduto il ricordo di questo nostro passato?».
A dialogare con Marino Bottini venerdì a Legnano il giornalista Gigi Marinoni, la blogger Patrizia Argenziano e Luca Malini della casa editrice “La memoria del mondo”. Prossima presentazione il 2 dicembre (ore 18) a Magenta, in biblioteca, poi a gennaio la tournée prosegue da Boragno a Busto Arsizio e a Milano.
Marino Bottini vive a Busto Garolfo. “Il giorno dopo è il suo quinto romanzo, dopo la storia di Rose Mantmasson la sola donna che partecipò alla Spedizione dei mille in “Tra due mondi”, la trilogia della solitudine “Whitesands” ambientato in Galles, “Altrove” nell’Inghilterra del Nord e “Tre” tra l’Italia e la Scozia e un racconto di Natale “La contessa Masha”, ambientato nell’odierna Ucraina nel 1858, anno dell’ultimo suo romanzo.
Accanito lettore da sempre, Marino Bottini, accanto alla sua professione di direttore dell’avvocatura Ats di Milano, si è cimentato nella scrittura. Arrivano le idee, soprattutto quando si cammina, poi una prende il sopravvento, si buttano giù due o tre paginette e quindi la trama inizia a prendere corpo. La storia si costruisce in fieri e alla fine ecco il manoscritto da leggere a lettori fidati, prima di andare nelle mani di editor e casa editrice.