Scuola - 09 novembre 2022, 21:55

Al “Facchinetti” si partecipa alle competizioni anche per imparare a crescere

«Come sempre i ragazzi hanno creato un oggetto che ha importanti ricadute sociali», spiega la dirigente Bressan a proposito del progetto che si è aggiudicato il terzo posto al premio internazionale organizzato da Regione Lombardia. «Fiero di quanto sono stati in grado di realizzare i ragazzi», dice il professor Pagani

Anna Maria Bressan

Un altro grande successo per i giovani studenti dell’Istituto Facchinetti di Castellanza che con il loro progetto “Game For Blinds - Triathlon inclusivo” si sono aggiudicati il terzo posto alla quinta edizione del Premio internazionale Regione e ricerca promosso da Regione Lombardia, ricevendo anche un premio da 5000 euro che servirà per finanziare i lavori futuri (leggi qui).

«Sono felicissima di questo risultato – commenta la preside dell’istituto Anna Maria Bressan – che, oltre ad essere un successo degli studenti, è anche in un certo qual modo un riconoscimento alla carriera di Loris Pagani, il professore che è stato accanto a loro per tutto il percorso e che anno dopo anno ha regalato alla nostra scuola grandissime soddisfazioni».

Sono diversi anni, infatti, che la squadra di robotica del “Facchinetti” ha un posto fisso sui podi delle maggiori competizioni nazionali ed internazionali del settore, e tutto questo, secondo la dirigente, è anche merito del lavoro e della passione del professor Pagani.

«Si tratta di un docente che è capace di crescere e imparare insieme ai suoi ragazzi – sottolinea la professoressa Bressan – che ogni giorno lavora accanto a loro mettendosi alla prova in prima persona e acquisendo nuove competenze allo stesso modo in cui le acquisiscono gli alunni attraverso le sfide che le competizioni pongono sul loro percorso.

Alunni che spesso provengono da classi diverse – prosegue la dirigente – e questo lavoro interdisciplinare permette loro di imparare gli uni dagli altri attraverso il confronto e la sperimentazione; tutto questo, poi, è reso possibile anche dai fondi raccolti grazie ai riconoscimenti che il gruppo conquista, che, come in questo caso, vengono reinvestiti per il materiale che permetterà loro di proseguire con i progetti».

Quello presentato dagli alunni delle classi quarte e quinte informatica del “Facchinetti” è un progetto che nasce da lontano, quando alcuni loro colleghi oggi maturati, avevano deciso di fare qualcosa per aiutare un loro compagno di classe ad affrontare le difficoltà della vita di ogni giorno.

«I ragazzi che sono stati premiati – spiega il professor Loris Pagani – hanno deciso di riprendere il loro lavoro e di farlo proprio, verificando la fattibilità delle teorie di chi è venuto prima di loro, sviluppandone nuovi aspetti più funzionali e creando qualcosa che potesse permettere a chi non vede di praticare sport impegnativi come il Triathlon».

Un progetto che ha lo scopo di includere le persone non vedenti nel praticare uno sport attraverso l’interazione con l’ambiente circostante sfruttando il senso del tatto e le vibrazioni, che ben si inserisce nella lunga lista di idee realizzate dal gruppo, che hanno sempre una valenza sociale ed inclusiva.

«Si tratta sempre – rimarca la dirigente Bressan – della creazione di oggetti che non sono mai fini a sé stessi e che hanno importanti ricadute sociali; questo permette ai ragazzi di sperimentare quel senso di cittadinanza attiva che tra gli obiettivi della formazione scolastica».

Partecipare alle competizioni non è solo un modo per acquisire competenze tecniche, dunque, ma anche per crescere come persone, confrontarsi e spesso essere in grado di relazionarsi con le difficoltà altrui in modo che altrimenti non sarebbe possibile.

«Tutto questo lavoro – hanno raccontato i premiati – ci ha permesso, attraverso i test pratici che abbiamo fatto per capire se quello che avevamo pensato potesse funzionare, di immedesimarci e di vivere in prima persone le difficoltà con cui ogni giorno deve fare i conti una persona non vedente.

È anche per questo che ci siamo impegnati per capire quale potesse essere lo stimolo giusto per poter aiutare a superarle, e dopo aver capito che il suono non era la soluzione, ci siamo concentrati sul tatto e sulle vibrazioni, ottenendo buoni risultati».

Pichal Jos, Sandro Falomi, Alessandro Ferracini, Alin Tomoiaga, Andrea Turra, Seddik Taha Anass, Simone Catalano, Fabrizio Fusarri, Robin Demelas e Luca Scudeller, però, non hanno intenzione di fermarsi qui anche perché, come loro stessi hanno ricordato sul palco della Scala, questo progetto potrebbe trovare anche utilissime applicazioni non solo nello sport, ma aiutare chi non vede a interagire con lo spazio durante la vita quotidiana.

«Sono molto fiero di quanto sono stati in grado di realizzare i ragazzi – conclude il professor Loris Pagani – per raggiungere questo risultato ci hanno messo impegno, lavoro e passione, spendendo moltissime ore a studiare le diverse ipotesi e a testarle in maniera pratica.

Questo progetto è destinato a non esaurirsi con questo premio, e sono certo che, se continueranno a lavoraci con lo stesso entusiasmo e la stessa dedizione che hanno dimostrato siano ad oggi, potremo ottenere risultati ancora più importanti che potranno veramente fare la differenza non solo all’interno delle mura scolastiche».

Loretta Girola