A Gallarate c’era anche il prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello, per la celebrazione del IV Novembre, giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate. Corteo partecipato e vivace, a dispetto di quanti reputano superate certe cerimonie. Programma rispettato, ritrovo alle 10 davanti al cimitero centrale, deposizione di corone d’alloro al Sacrario dei Caduti, formazione del corteo, con la partecipazione del corpo musicale “La Concordia” («Il Piave mormorava…»), e percorso in viale Milano, piazza San Lorenzo, via Cavour, largo Camussi (ulteriore deposizione), via Postcastello, via Manzoni, piazza Garibaldi, via San Francesco, piazza Risorgimento (di nuovo, posa di una corona d’alloro sul monumento).
Poi, messa in San Francesco, con accompagnamento, emozionante, del coro Musica et Ludus (Foto in fondo all'articolo).
Don Riccardo Festa, celebrante, sulla scorta delle letture (profeta Daniele e San Paolo) oltre che del Vangelo, ha parlato del popolo d’Israele come vassallo, in balia, salvo alcune parentesi, di fenici, filistei, persiani, Alessandro Magno, siriani e romani. Di qui il valore del presente, della libertà: «Possiamo avere idee diverse ma ci troviamo, ci riconosciamo. Le guerre non sono normalità, sono una perturbazione della normalità». Pensiero all’Ucraina: «Vediamo che alcune persone arrivate qui per la guerra sono già tornate in Ucraina. Perché là c’è da lavorare». Il tentativo, coraggioso, della normalità. Poi il riferimento ai “più piccoli” individuati da Gesù, nella festa di Cristo Re dell’Universo, con occhio di riguardo alla Caritas: «Ci sono persone più fragili, più deboli. Dobbiamo pensare che la nostra vita sociale debba organizzarsi come si organizza una famiglia. Essere attenti agli ultimi, fra l’altro, ci fa essere fieri di noi stessi».
Sotto palazzo Borghi, l’intervento del sindaco, presente con la Giunta (c’erano anche consiglieri comunali delle minoranze). Il primo cittadino ha tracciato il quadro dei fatti riconducibili al IV Novembre: «Quattro milioni di italiani mobilitati, 250.000 ragazzi di 18 anni che persero la vita, 600mila caduti, 1,5 milioni di feriti». Una tragedia che parla al presente: «Il IV novembre è una ricorrenza che unisce, che non divide». Richiamo ai valori della democrazia, della libertà, della pace, partendo dall’esperienza collettiva, tragica ma unente, della Prima Guerra Mondiale. E, inevitabile, riferimento all’attualità, con l’apprezzamento per le Forze armate, alla loro tutela: «Sono contento che, con il nuovo Governo, ci sia un cambio di passo».
Il prefetto, reduce dalle cerimonie di Varese e Busto Arsizio: «Porgo i miei complimenti all’Amministrazione comunale, anche per la presenza, oggi, di rappresentanti in Consiglio comunale di maggioranza e minoranza. È un segnale di unità delle istituzioni e di coesione. Un messaggio per le Forze armate, che ci onorano in tutto il mondo. Un grazie alle associazioni d’arma, della società civile e alle scuole». Presenti gli stendardi delle Girolamo Cardano, Falcone, Gadda Rosselli, Da Vinci – Pascoli. Alla fine, colpisce lo sventolio di bandiere. Dei bambini. Origini in Italia e nel mondo. Impugnano il tricolore.