Storie - 31 ottobre 2022, 08:00

VIDEO. Riccardo, la prima cosa bella a 18 anni: «Donare il sangue»

Il giovane Serra racconta la decisione di iscriversi all'Avis appena maggiorenne: «Qualcuno ha aiutato il mio papà quando non stava bene, ho scelto di fare lo stesso per chi può avere bisogno». Il presidente provinciale Luca Basile: «Cerchiamo sempre nuovi donatori. I ragazzi hanno voglia e desiderio di partecipare alla vita della comunità»

Riccardo Serra, neo diciottenne. Nella foto a fianco Luca Basile, credits Tiziano Giani

Diventare maggiorenne, un traguardo di libertà e di responsabilità: Riccardo ha scelto di coronare questo momento anche donando il sangue. Una scelta che l'Avis ha pubblicizzato, invitando altri giovani a seguire il suo esempio.

La scelta di Riccardo

Riccardo Serra è un ragazzo di Oggiona Santo Stefano che studia, lavora, si diverte. Ma quando è diventato maggiorenne, ha subito deciso che doveva compiere un gesto importante. È andato all'Avis di Gallarate, per donare il sangue. 

Perché l'ha fatto? Lui lo racconta con semplicità, con quel sorriso che cerca quasi di spogliare di eccezionalità il suo gesto, ma ne illumina il significato. 

«Qualcuno ha donato il sangue a mio papà quando aveva dei problemi - spiega - Io ho voluto farlo con altri che possono avere bisogno». Suo padre Fabio lavora nell'attività di famiglia a Busto Arsizio: lo ascolta e comprensibilmente si emoziona. Adesso va tutto bene, ma sì, se si può sorridere oggi, è anche perché nei momenti difficili qualcuno, senza nome, senza volto, ha offerto il proprio sangue.

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Il gesto di Riccardo è però troppo importante perché passi sotto silenzio. Ecco perché ne ha parlato pubblicamente l'Avis di Oggiona-Cavaria. Perché possa essere condiviso da altri coetanei.

Intercettare le disponibilità

Luca Basile, presidente provinciale dell'Avis, conosce Riccardo e commenta: «È sempre un piacere quando un neodiciottenne si iscrive al primo giorno utile, per poter donare occorre avere un’età compresa tra i 18 e i 70 anni, ma statisticamente per i maschi l’età in cui si avvicinano per la prima volta alla nostra associazione è più alta, intorno ai 24/26 anni. Nel caso di Riccardo poi sono doppiamente felice perché sono amico dei suoi genitori e lo conosco da quando aveva 3 anni e so con certezza che è stato cresciuto con i giusti valori etici che lo hanno portato a maturare subito questa scelta».

Avis è sempre alla ricerca di nuovi donatori, sottolinea Basile: «Ogni anno per sopraggiunti limiti di età donazionale o per problematiche sanitarie circa un donatore su dieci smette di donare quindi per garantire il mantenimento dell’autosufficienza nazionale per il sangue intero e per raggiungerla sul plasma e gli altri emoderivati occorre sempre avere nuova linfa vitale per garantire quel 10% fisiologico di ricambio generazionale dei donatori attivi. Ovviamente la nostra attenzione è rivolta alle nuove generazioni ed è su questa fascia d’età che si concentrano le nostre attività di promozione».

Per questa ragione, si è dato un coordinamento alle tante iniziative nelle scuole: «Abbiamo istituito un gruppo di lavoro per mettere in rete tutte le varie competenze acquisite e dare il nostro apporto per sviluppare progetti comuni. Primo risultato concreto di questo lavoro è stata l’adesione al progetto Rise, ideato da Avis Nazionale in collaborazione con Avis Regionale Lombardia, che verrà proposto in un liceo di Gallarate nelle prossime settimane, coinvolgendo gli studenti con un approccio moderno, tramite app e videogiochi sul cellulare, al mondo del volontariato».

Quindi si proseguirà negli istituti e negli anni: «Non è vero, come si pensa generalmente, che i nostri giovani non hanno valori, anzi come la recente pandemia ha dimostrato, i ragazzi hanno voglia e desiderio di partecipare alla vita della comunità, cito ad esempio le tante iniziative spontanee di supporto agli anziani soli durante i periodi di lookdown; la verità è che molto spesso siamo noi a non saper intercettare la loro disponibilità, magari cercando di coinvolgerli in strutture rigide che con corrispondono in pieno alle loro aspettative o bisogni.Non bisogna mai scordarsi che i giovani sono ancora in una fase di crescita e di formazione, e quindi il nostro approccio nei loro confronti non deve essere solo teso a soddisfare la nostra necessità di avere nuovi donatori ma deve anche andare incontro alla domanda che tutti loro si pongono e ciò: ”io cosa ci faccio qui?”».

Come un giovane quasi 130 anni fa

Agli adulti la responsabilità di coinvolgere in modo adeguato: «Noi dobbiamo accoglierli nella nostra famiglia, farli sentire in un gruppo di amici e se riusciamo a fargli capire che dedicarsi al volontariato possa anche essere una risposta ad un loro bisogno, un tassello nella costruzione del percorso della loro vita che stanno costruendo allora avremo colto nel segno».

Del resto, proprio oggi quasi 130 anni fa - 31 ottobre 1895- nasceva «Vittorio Formentano, un giovane medico allora poco più che trentenne, e sottolineo giovane, a seguito di un tragico episodio, la perdita di una sua paziente per complicazioni durante il parto, decise di creare un'associazione per la donazione gratuita del sangue mettendo un annuncio su un giornale - conclude Basile - Con i mezzi di allora, creò dal nulla quella che oggi definiremmo una Start-Up e se oggi Avis può contare su oltre un milione trecentomila donatori lo deve all’intuizione di un giovane ed è quindi naturale che ai giovani si debba rivolgere per continuare la propria storia ormai centenarie e che siano i giovani a ideare e costruire il futuro di questa grande Associazione».

Marilena Lualdi