“Non lasciare indietro nessuno”. È questo lo slogan lanciato dalla FAO nella sua Giornata mondiale dell’alimentazione, dello scorso 16 ottobre, giunta alla 43esima edizione e il cui spirito è quello di riflettere e sensibilizzare sull’importanza del cibo nel mondo. Un mondo che vede contrapporsi all’abbondanza estrema un grande numero di persone vivere in una grave insicurezza alimentare o, nei casi peggiori, in uno stato di malnutrizione. Intere zone del pianeta, infatti, non hanno ancora potuto godere appieno delle innovazioni e delle tecnologie che anche in campo alimentare stanno facendo la differenza, il più delle volte nel bene. E se il cibo, come stabilito dalla stessa FAO, è un diritto, evitarne lo spreco dovrebbe essere un dovere morale o quantomeno una forte spinta a scardinare abitudini che, soprattutto nel piccolo, possono essere facilmente cambiate.
I fronti aperti sui cui intervenire sono molti; lo spreco di cibo è uno di questi, forse quello più fastidioso ma anche quello su cui possiamo incidere di più.
Alimentazione e spreco nel mondo: qualche numero
In una cornice in cui i numeri sulla malnutrizione sono impressionanti - 828 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame nel 2021 secondo le Nazioni Unite - anche quelli relativi allo spreco alimentare, ovvero l’altra faccia della medaglia dell’alimentazione, non passano inosservati.
Anche in questo caso ci vengono in aiuto gli ultimi dati pubblicati dal secondo Cross Country Report dell’Osservatorio Waste Watcher International che ha monitorato nove paesi nel mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile e Giappone. A guidare la classifica degli alimenti più sprecati nel mondo è la frutta, poi latte, yogurt, affettati, riso, cereali e cibi pronti (quest’ultimo un vero controsenso visto che nascono per un consumo immediato). In questa classifica in negativo, l’Italia non è tra le prime posizioni ma colleziona uno spreco di cibo pro-capite settimanale di 30,3 grammi di frutta, 26,4 grammi di insalata e 22.8 grammi di pane fresco. Sempre secondo questo rapporto il valore complessivo dello spreco alimentare in Italia ha raggiunto gli 11 miliardi di euro (la stima di valore comprende anche lo spreco di energia nascosta che sta dietro al fenomeno).
Il “food waste” non riguarda solo le famiglie ma anche la ristorazione, la vendita al dettaglio, il raccolto, il trasporto e il mercato all’ingrosso. Il fenomeno riguarda tutta la filiera, dunque.
Il contesto inflazionistico che caratterizza il nostro paese potrebbe farci sperare - come unica e magra consolazione - ad un uso più intelligente delle risorse a fronte dell’esplosione dei prezzi al dettaglio. Non è detto che sia così. Per contenere i costi, le famiglie potrebbero, infatti, decidere di orientarsi verso prodotti di primissimo prezzo a discapito della qualità. Una strada possibile e sicura è quella del cambiamento delle abitudini.
Lo spreco alimentare e le emissioni di CO2
Il cibo che arriva sulle nostre tavole ha già causato emissioni di CO2; basti pensare al solo trasporto. Ma il cibo sprecato deve essere anche smaltito. Secondo i dati della FAO è la Spagna il paese che segna le maggiori emissioni di metano per lo smaltimento dei rifiuti. Seguono Grecia e Italia.
A livello mondiale, le emissioni di CO2 legate allo spreco alimentare erano 3,3 miliardi di tonnellate - il 7% delle emissioni totali - nel 2019 (dati FAO).
Lo spreco alimentare: i consigli della FAO per combatterlo
Cosa possiamo fare tra le mura domestiche per evitare che il cibo finisca nel bidone dell’umido o peggio ancora nella spazzatura? I consigli che seguono per evitare lo spreco alimentare possono sembrare delle ovvietà, ma solo in apparenza. Le nostre abitudini sono talmente radicate nel quotidiano da distogliere la nostra attenzione da quelle piccole buone pratiche che possono rendere l’economia domestica più “smart” a tutto vantaggio del pianeta e del portafogli. Leggendole vi accorgerete quanto potrebbero aiutarci, se solo ce le ricordassimo sempre, nelle situazioni più comuni della nostra vita quotidiana.
Ecco dunque i migliori consigli della FAO contro lo spreco alimentare:
- fare sempre una lista della spesa ragionata, vale a dire evitare gli acquisti a caso o di impulso;
- scegliere un ripiano del proprio frigorifero dove alloggiare tutti gli alimenti in scadenza, sarà più facile tenerli sotto controllo e consumarli;
- misurare le porzioni di cibo per evitare accumuli e successivo spreco;
- condividere il surplus con vicini, amici e parenti;
- leggere bene l’etichetta degli alimenti: tra le diciture “da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro” corre una bella differenza laddove nel primo caso, gli alimenti sono ancora commestibili;
- riciclare i rifiuti - se proprio non si riesce a salvarli - favorendo la restituzione dei nutrienti al suolo ed evitando le emissioni di carbonio.
Ne abbiamo volutamente scelti solo alcuni, quelli più facili da adottare. Quante volte ci è capitato di non seguirli? Al lettore la risposta e la conseguente riflessione.
Infine, un nostro consiglio per chi fa spesso la spesa. Alcune insegne della grande distribuzione, ancora poche purtroppo, nell’ottica di una sostenibilità più ampia propongono prodotti in prossimità di scadenza al 50% del prezzo di vendita. Sono prodotti buoni che alleggeriscono lo scontrino. Provate a farci caso.
Social senza filtri: le immagini del fenomeno #waste
I social media, nel bene e nel male, sono come un grande proiettore senza filtri. Sono molti gli account che seguono e denunciano fenomeni di sprechi vari, tanto veri quanto indecenti nella loro nudità.
Dagli Stati Uniti sono forti le immagini postate settimanalmente dall’account thetrashwalker con ammassi di prodotti e generi di ogni tipo - spesso lontani dalla scadenza o nuovi - gettati senza troppa discrezione nelle vicinanze dei grandi magazzini direttamente nell’immondizia. Grazie ai suoi 88k follower, thetrashwalker rappresenta una voce di denuncia del fenomeno. Le immagini senza filtri rivelano tutta la drammaticità dello spreco e, come vere e proprie opere d’arte contemporanee, risvegliano un senso di imbarazzo totale e naturalmente qualche riflessione.
Troppo buono per andare sprecato: la tecnologia come chiave per contribuire a ridurre lo spreco alimentare
In molti casi la facilità con cui il cambiamento si compie dipende dalla semplicità dei mezzi in nostro possesso per realizzarlo. L’innovazione tecnologica e l’era digitale sono foriere di esempi in tal senso. Anche una singola app può quindi fare la sua parte.
“Too good to go” che potremmo tradurre con “troppo buono per andare sprecato”, è un giovane progetto internazionale nato a Copenaghen nel 2016 con l’obiettivo di mettere in rete gli esercizi commerciali e la loro offerta di cibo in scadenza in modo da far incontrare domanda e offerta con un semplice click e contrastare così lo spreco alimentare. Nel secondo report di sostenibilità relativo all’anno 2021, Too Good to Go ha raggiunto risultati più che lusinghieri: 19 milioni di utenti, 81 mila esercenti commerciali e oltre 52 milioni di “Magic Box” salvate nei diciassette paesi in cui l'app è presente. Sono 3 milioni gli utenti in Italia con più di 13 mila esercizi commerciali coinvolti.
Noi abbiamo provato il servizio diverse volte a Varese dove lo spazio di crescita in termini di offerta di esercizi commerciali è enorme. Ancora poche, ma buone, infatti, sono le insegne virtuose che hanno aderito al progetto.
Come si usa? Una volta scaricata l’app sullo smartphone e impostati i minimi dati richiesti, l’esperienza di utilizzo risulta subito chiara e semplice. Grazie alla localizzazione, un menu comodo e intuitivo indica le insegne cittadine che in quel momento offrono le “magic box” di cibo in scadenza altrimenti destinate allo spreco. Il prezzo di una scatola o appunto “magic box”, il cui contenuto è sempre una sorpresa per chi compra, risulta mediamente il 70% inferiore al prezzo di vendita. Il pagamento avviene con le principali carte o con PayPal. Per la cronaca, a chi scrive l’ultima volta è capitato un vassoio di buonissime paste!
Siamo noi il motore del cambiamento
Nelle pagine finali del suo ultimo libro sui cambiamenti climatici, Bill Gates, l'inventore di Microsoft ora a capo di una fondazione no profit che si occupa di diverse problematiche mondiali, sottolinea come sia sempre la domanda a stimolare l’innovazione tecnologica e la conseguente disponibilità di nuove soluzioni per risolvere i problemi comuni. Sempre Bill Gates, infatti, affida ai cittadini e alle comunità un ruolo importante nello stimolare il cambiamento e il raggiungimento dell’obiettivo “zero emissioni” entro il 2050.
Qualcuno penserà alle facili parole di un comodo miliardario; eppure se state scrivendo a computer o leggendo l’articolo a monitor qualche motivo per credergli ci deve pur essere. Vale dunque la pena provarci visto il minimo impegno richiesto perché appunto occuparsi del cibo non è mai uno spreco.