Ieri... oggi, è già domani - 18 ottobre 2022, 06:00

"cuntenteza"... contentezza (o felicità)

Dolci. Piccoli passi austeri. Quando senti il cuore leggero e trovi il sorriso a portata di cuore.

Dolci. Piccoli passi austeri. Quando senti il cuore leggero e trovi il sorriso a portata di cuore. Giusepèn è felice. Lo vedo protettivo, presente, oltre le rughe che gli incorniciano il viso. Lui serio, ma capace di metterci sempre, in un dialogo senza parole, un pensiero. Per dire, in uno sguardo "io ci sono" e corrispondere, nella felicità, il senso poetico della maturità.

Non glielo nascondo, ma provare ad essere importante nella vita è prerogativa sua. Quante volte ne ho avuto bisogno. Lui là, a rispondere con uno sguardo, la giusta soluzione ai miei perché. Giusepèn è l'essenza di ogni fortuna, come la radice lo è per una pianta. E se continuassi a scrivere di lui; si, lui mi direbbe che sto andando oltre i limiti della tolleranza, della semplicità, del suo stile.

Sa già, Giusepèn del mio incontro con Veronica, coi suoi 18 anni trovati non certo per caso. L'ho vissuta da bimba e ho sempre cercato di esserle accanto da nonno vero, mai da nonno buono. Lei ha provato ad "assumermi" dentro la sua vita, con semplici domande, senza alcuna richiesta; eccomi pronto a dirle grazie per non essermi comportato da nonno dispotico o (peggio) nonno retorico.

Vuol saper, Giusepèn com'è andata la visita percorsa insieme, per i diciotto anni di Veronica. Gliela racconto in termini succinti, come piace a me, per non destare soverchie auto-analisi che hanno un valore simbolico e non certo educativo.

Una preghiera insieme, al Tempio Civico in Busto Arsizio, davanti al cuore umile e onesto. Poi una riflessione di entrambi, "privata" davanti a una pala d'altare. Ciascuno a raccomandare all'anima le persone più care. Intanto guardavo Veronica accanto a me. Le ho visto lo sguardo attento, le labbra a muoversi adagio per non sprecare gli intenti e la luminosità del suo viso dolcissimo, accarezzare l'aria dolce che la accarezzava.

Poi a ragionare. Non con la mente, ma solo col cuore. La ragazza matura che conoscevo è diventata una Donna, con uno stile sobrio, pacato, delicato pure, che mi inondava di saggezza e di volontà (sua) ad essere persona responsabile oltre ogni mia aspettativa. Trovarmi di fronte a Veronica, soli, a tu per tu con l'evolversi del tempo, m'è sembrato un premio al mio stupore; una specie di lode alla vita che mi restituiva momenti idilliaci di quando la tenevo in braccio, ammirato dai suoi occhi lucenti che tracciavano la strada dei miei passi. Ho desiderato tantissimo ritornarle quella luce, affinchè anche i suoi passi fossero inebriati dalla mia luce fioca di nonno antico che a volte nasconde il modernismo. O non lo dà a vedere. Non dimentico il suo abbraccio di Ragazza/Donna!

Giusepèn sembra attonito, meravigliato e non profonde parole. Parlano per lui, gli sguardi e a volte il suo assenso fatto con piccoli gesti con dentro i sorrisi. Ascoltare Veronica su fatti attuali, secondo una logica di maggiorenne è per me un premio che …. mi premia parecchio. Le ho visto il rispetto e la stima per chi l'ama di amore autentico. Per chi come me ha mai avuto una "scuola" di nonno. Per avermi detto col cuore (e fors'anche insegnato) che è la semplicità del sentimento a rendere grande un rapporto fra le persone. Continua così, amore. Mi garba moltissimo la tua maturità.

Lo dico solo a Giusepèn che in quelle due ore trascorse in compagnia di Veronica, culminate con un "buon caffè" insieme, ho provato l'ebbrezza della felicità. Ho pure ricordato un pensiero, secondo cui, la felicità non esiste, eppure in quello scampolo di tempo, io, la felicità l'ho sentita addosso, cucita nell'anima, pregna di "cose buone" e di dolcezze del destino. Ho chiesto a Giusepèn "che faccio ora?" e lui a rispondere lesto "scrivi, dil a tuci che sa podi truò a cuntenteza" (scrivilo, dillo a tutti che si può trovare la contentezza). Ecco, Giusepèn ha sempre consigli pacati, austeri, mai sopra la lusinga. La "contentezza" è parente di primo grado della felicità, ma ti concede di avere il cuore a contatto con la ragione. Per affrontare le prerogative della vita. Senza esaltarsi! Dolci, perentori quei piccoli austeri e volitivi passi di vita.

Gianluigi Marcora