Ride, Giusepèn, quando gli mostro il "pezzo" sulla sghèa. Dice che ho utilizzato parole nobili. Proprio così: nobili, per definire la sghèa che è semplicemente la riga che, a piacimento, ciascuno fa per i propri capelli. In realtà, sono le mamme che impostano lo stile della pettinatura per i propri figli. Poi, c'è chi la tiene, chi la modifica, chi la stravolge.
La sghèa tipica è quella operata alla sinistra del proprio cranio. Diciamo che è di un buon 60% dei bambini, mentre un 30% è adottata per la destra Il rimanente 10% è …. artistico.
Ride ancora, Giusepèn. Vuole che commenti quel "artistico" che vuole significare "a piacimento".
Ricordo, ad esempio che a scuola (e parlo delle Elementari), Anselmo Gabotti si presentava con una "banana" proprio in mezzo alla testa con tanto di doppia sghèa. "Banana" che gli "truccava" il viso, sino a farlo apparire una "maschera" e che si prestava allo scherno di tutti noi, per l'inusuale pettinatura. In sintesi: banana al centro cranio, sghèa a sinistra e a destra della "banana".
Lui si doleva per questa autentica imposizione della sorella (in combutta con mamma) che vedeva nel fratello minore una specie di Cherubino dagli occhi azzurri ed i capelli biondi. Noialtri, figli di contadini o di operai, navigavamo tra i capelli castani e capelli neri, con occhi tipici della gente del Nord. Anselmo sembrava provenisse dalla Svezia o dalla Germania, per via della sua pelle chiarissima e dall'espressione trasognata che hanno coloro che si "arrendono" al volere delle donne di famiglia. Anche perché, lui, Anselmo non veniva a scuola a piedi come la maggioranza di noi, o accompagnato sulla canna della bicicletta di qualche papà che andava al lavoro.
Anselmo (credetemi sulla parola - ho testimone solo Giusepèn e di lui ci si può fidare) era accompagnato da mamma, a bordo di una Mercedes (sic) con tanto di autista in divisa, con doppio petto blu e cappello come quello dei tranvieri. Davanti alla Scuola "Ezio Crespi" in via Luigi Maino a Busto Arsizio, la vettura procedeva ad andatura lenta, l'autista scendeva dalla Mercedes, si recava sulla destra rispetto al posto di guida, apriva la portiera di Donna Gabotti (non ricordo il nome) e la faceva scendere, non prima d'aver atteso l'ammirazione del "folto pubblico" attonito e stupito, rappresentato da tutti noi, con qualche genitore appresso.
Terminata l'operazione, sempre l'autista si recava presso la portiera posteriore e apriva al "damerino" che scendeva un po' imbarazzato e aveva ben presente l'accoglienza dei ragazzi. Che era di scherzo, per via della sua banana e sua madre, imperterrita e dritta sui tacchi, accompagnava il pargolo facendo intuire i suoi pensieri verso di noi che sicuramente erano di commiserazione.
"Due righe" le merita questa donna, molto diversa da tutte le altre donne presenti. Tailleur ogni giorno di colore diverso, capelli neri-corvini, raccolti in uno cignon dietro la nuca, viso "tumefatto" da un trucco pesante, ma accurato, con tanto di sopracciglia finte, rossetto rosso-fuoco quasi da … masticare, mani lunghe con unghie curate e smaltate e …. fisico da urlo che suscitava in noi (quelli dalla terza in su) strani pensieri che i bimbi di prima e di seconda elementare cominciavano a ipotizzare. Per dirla tutta; se per Anselmo c'erano boati di scherno, per la sua mamma c'era un silenzio assordante che raccoglieva i pensieri dei grandicelli, dei pochi uomini presenti e anche i pensieri delle donne, agghindate in maniera sobria, ma con le fattezze di chi lavora e non fa la "sciura" (signora) per l'intera giornata.
Per concludere con la sghèa: Giusepèn forse si stava immaginando la Signora Gabotti, poi, ritornato al presente, dice che anche lui, da giovane, aveva la riga dei capelli a sinistra e io ricordo che mamma (per me) preferiva lasciare spazio ai miei copiosi riccioli dentro cui scorrazzava con le mani e che nei momenti di tensione, mi catturavano) che mi facevano sembrare l'Arcangelo Gabriele. Scusate il paragone, ma la mia mamma diceva proprio così e io non la contraddico.