Economia - 23 settembre 2022, 07:30

INCHIESTA 2. «Costretto ad aumentare il prezzo del pane, ma quello dei nostri dolci non lo tocco…»

Allarme costo del pane, viaggio tra i rivenditori varesini. Seconda puntata, L’Idea Dolce (Masnago): «Chi come noi lo compra da un forno non può non adeguarsi: ci costa il 30-40% in più». Farine, burro, cioccolato e marmellate schizzati alle stelle: «Ma sulla pasticceria piuttosto assottiglio il margine, non possiamo non andare incontro alla gente…»

In mezzo a impastatrici enormi, forni e teglie di una cucina ordinata e piena di profumi, c’è “lei”. Marco Massera la prende in mano non appena gli comunichiamo il motivo della nostra visita.

È la bolletta della corrente. L’ultima, quella appena arrivata. Fanno 4.500 euro e spicci, grazie, da pagare entro il 22 settembre. «Ne spendevamo 1400-1600 euro massimo, di solito» è il commento amaro ma non vinto.

Siamo all’Idea Dolce, piazza Ferrucci, Masnago. È la seconda tappa (leggi qui la prima) del nostro mini viaggio varesino dopo l’allarme scattato sull’aumento del costo del pane. Due vetrine che si affacciano sul semaforo e sulla chiesa, dentro ogni ben di Dio, dai dolci alle focacce al pane.

Qui il problema viene visto da una prospettiva necessariamente diversa rispetto a ieri: l’Idea Dolce è essenzialmente una pasticceria e il pane, a differenza di altri prodotti creati internamente, viene comprato da un forno e poi rivenduto.

E allora si coglie la prima discriminante sugli aumenti: se il prezzo cambia in uno dei tasselli della catena, quello successivo non può quasi mai non adeguarsi: «Il nostro panettiere ci vendeva il pane a circa 2,50 euro al chilo, oggi lo fa al 30-40% in più. Di conseguenza anche noi abbiamo dovuto aumentare il prezzo, altrimenti diventa anche inutile venderlo».

Discorso diverso è invece quello che riguarda i dolci, ovvero il vero prodotto artigianale del negozio in questione: «Sulla pasticceria abbiamo sempre avuto un buon margine e quindi non ci abbiamo nemmeno pensato ad aumentare i prezzi: abbiamo semplicemente ridotto il margine. Non possiamo non andare incontro al cliente, ogni consumatore in questo momento ha delle spese enormi e, se non contieni, lo perdi». Insomma, chi ha in mente un mondo in cui vige esclusivamente la legge della giungla e in cui il fregato diventa automaticamente il fregante, sappia che ci sono eccezioni: ci sono commercianti e artigiani che certe riflessioni, sui loro clienti, le fanno. E decidono, dove possono, di rimetterci loro affinché non siano gli altri a farlo.

Perché una cosa è certa: perdere si perde. E il problema non è solo il pane: «I costi di tutte le materie prime di pasticceria sono schizzati in maniera spropositata, in un solo anno. Il burro è arrivato a 10 euro al chilo, mai costato così tanto. Marmellate e cioccolato hanno invece preso un 30-40% in più. E poi, ovviamente, la farina: fino a due anni fa la pagavamo 80 centesimi al chilo, oggi la compriamo a 1,10 euro. Io sono e voglio rimanere ottimista, ma facciamo molta fatica…».

F. Gan.