Gallarate - 07 settembre 2022, 15:00

Adolfo Guzzetti: l’archeologo che non ti aspetti

I suoi reperti sono gli audiovisivi. Cassanese, studio a Gallarate, ha investito in macchine che possano continuare a leggere i materiali della Tv che fu. Ha lavorato a “Ok, il prezzo è giusto” e a “Lupo solitario”, a “Portobello” e a “DeeJay Television”. L’avvertenza del minatore che digitalizza: «La fretta, qui, non è di casa»

Adolfo Guzzetti nel suo studio di Gallarate: 45 metri, sette chilometri di cavi, scrigno di apparecchiature e competenze

Adolfo Guzzetti da Cassano Magnago, studio a Gallarate. Professione: archeologo. Non si occupa di rovine o di ossa. Probabilmente sarebbe spiazzato dalla definizione del suo lavoro. Guzzetti punta gli occhi sui supporti audio-video. Tracce che rischiano di andare perdute, come i lasciti della preistoria. Precocemente invecchiate. Perché la tecnologia si è evoluta in fretta e la velocità rischia di cancellare certe testimonianze. I gusti mutano, gli interessi pure, la caccia alla nuova apparecchiatura è forsennata. Il già visto e il già utilizzato sono bollati: roba vecchia. Addio. In modo ricorrente, però, e per le più varie ragioni, sorge la necessità di voltarsi. Di guardarsi indietro. Ma se non ci sono più le apparecchiature necessarie? Se occorresse digitalizzare? Possibile chiedere aiuto, fra gli altri, a Guzzetti. Occhiali, polo, gilet con tasche in numero difficile da calcolare.

Ne ha fatte di ogni, Guzzetti, per la Tv, tra registrazioni sul campo e post produzioni. Galleria dei ricordi? Pescando, a caso o quasi: il nazionalpopolare, allora si chiamava così (Ok il Prezzo è Giusto, La Ruota della Fortuna), Portobello (nei libri di storia per note e incredibili vicende), DeeJay Television (per i giovani di un tempo, con evoluzione enorme: Cecchetto, Linus, Fiorello, Amadeus sono passati da lì), trasmissioni cult come Lupo Solitario (Paolo Beldì, da quella idea e dalle filiazioni saltarono fuori personalità come Patrizio Roversi, Susy Blady, perfino il debutto di Elio e le storie tese), l’imprevedibile (Scherzi a parte, è anche da quel tipo di frontiera che sono uscite esperienze utilizzate da “Le iene”). Guzzetti ha partecipato, sempre dietro le quinte, a mitragliate di trasmissioni televisive. Fatte ai tempi in cui la Tv era LA Tv. Il Milionario e Conto su  di Te, con Jocelyn. Erano tutti lì, gli spettatori. Eravamo tutti lì, noi Italiani. Internet doveva ancora arrivare. Quelli come Guzzetti lavoravano e lavoravano, indispensabili e invisibili.

Il tecnico di un tempo non ha perso la vocazione e, oggi, recupera registrazioni Audio/Video. Alcune hanno fatto storia. Lui, in pensione, ha messo su uno studio che è un covo. Circa 45 metri quadri. Padronanza delle tecnologie, conoscenza delle macchine, capacità di trattare i supporti. Partendo da cose semplici e complicate insieme. In pratica: competenza. Ragione sociale, AGVIDEO. Entri. Il tempo di gettare lo sguardo su quella che sembra una sala di regia e una delle prime cose che ti dice Guzzetti è: «Qui ci sono circa sette chilometri di cavi per i cablaggi. Non si vedono, ma ci sono». L’imponenza, invisibile, della costruzione. Tanti monitor, un paio in funzione con immagini del video che sta digitalizzando. Due casse, mixer audio, mixer video, convertitori, apparecchiatura per la realizzazione dei file, qualità audio alta, inusuale.

Ma dove siamo? «Qui – risponde - ho portato gran parte delle apparecchiature che utilizzavo a Milano. Fortuna che non sono andate buttate, servono a recuperare certi materiali. Senza, alcune lavorazioni, oggi, sono impossibili». Ma scusi, lei non è in pensione? «Sì, ma ho ancora aperta la partita IVA e continuo in questo lavoro di "artigiano del video". C’è un mondo che rischia di andare perso per sempre, senza che ci si renda conto. Io offro la possibilità di recuperare». Chi sono i clienti, con chi lavora? «Di solito mi contattano società che hanno nastri broadcast. Non sanno come fare per recuperarli. Alcuni, come quelli della Fondazione Regusci, sono archivi importanti, con registrazioni di Tmc, Tele Monte Carlo. Le macchine posizionate nei due locali della sede possono dialogare. Alcune leggono nastri che non sarebbe possibile utilizzare altrove. Ma non si tratta di semplice trasmissione di dati». Come mai? «Primo: non basta mettere in comunicazione tra di loro le apparecchiature. Occorrono le competenze e stabilire preventivamente il tipo di lavorazione che deve essere realizzato». Ecco l’elemento umano.

Poi? «Poi, a seconda dei casi, si procede con le verifiche, anche per stabilire la procedura corretta per la lavorazione, per il suo utilizzo finale. Parliamo di materiali delicati. Anche se i test vanno bene, a volte, per arrivare al traguardo serve del tempo, la fretta qui non è di casa». Quali le insidie? «Sono tante. Per alcuni nastri Scotch 3M, ad esempio, all'interno delle flange utilizzate è stata usata una spugna. Che con il passare degli anni si scioglie e, più passa il tempo, più cola tra le spire del nastro, come miele. Questo può compromettere la leggibilità. Per non parlare delle muffe e dell'effetto sticking, il nastro che non scorre e la macchina si blocca. Ci sono interi archivi, chiamiamoli così anche se sono conservati alla bell’e meglio, che rischiano di andare persi inesorabilmente. Magari materiale trascurabile, in altri casi di pregio».

Guzzetti  mostra un nastro che non è un nastro. Si chiama “separato magnetico”, è simile alla pellicola 35 millimetri che veniva proiettata nelle sale cinematografiche. Ma non ha registrato delle immagini, presenta perforazioni per il sonoro. Nel caso specifico, fino a quattro segnali separatamente (colonna musica, speaker, effetti, definitivo). «Vede qui? Sul separato magnetico c'è l'audio e su un altro supporto c'è il visivo, che può essere su un nastro da un pollice o su pellicola 35 millimetri, che deve essere scansionata. Tutti devono andare a velocità costante. Se non sto attento, avrei uno scarto nella sincronia. Basta un solo fotogramma, per sballare tutto».

Occhi e orecchi fini al lavoro, allenati da 40 anni. «Non è che si possa andare a colpo sicuro – ammette Guzzetti – occorrono prove. Bisogna capire se il lavoro si può fare. E come va fatto. Ripeto, può succedere che ci voglia parecchio tempo». Come per il recupero di un reperto archeologico. “Civiltà sepolte” negli archivi. Magari da poco, ma da quel tanto che basta a creare il rischio. Il rischio di perdere.

Un lavoro di cui è particolarmente orgoglioso? «La Gazza Ladra registrata negli anni Ottanta al Teatro Petruzzelli di Bari. I nastri avevano il problema di sticking e c'è voluto un po', perché le teste del videoregistratore si sporcavano frequentemente. Bisognava fermarsi, pulire lo scanner con prodotti dedicati e poi proseguire. Alla fine è stato un lavoro di cucitura». Un bell’impegno recente? «Il recupero di “Clorofilla"». Cartoon coprodotto dalla Tv svizzera e Frama Film. Parla di ambiente, ambientato a Milano. Testi di Bianca Pitzorno, autrice di best seller per i più piccoli, tradotti in mezzo mondo. Quindi l’audio, tanto per cambiare, è fondamentale. Le parole sono importanti, gridava qualcuno… Buon lavoro.

Stefano Tosi