Scarsità di materie prime e rincaro massiccio dei costi dell’energia, tra i mille effetti peggiorativi della vita quotidiana, ne hanno avuto uno verificabile facilmente da chiunque frequenti i supermercati per effettuare la propria spesa: le bottiglie di acqua frizzante scarseggiano sugli scaffali.
Succede in tutta Italia, provincia di Varese compresa, ormai da un paio di mesi: «Le bottiglie da un litro e mezzo di acqua frizzante arrivano con il contagocce - confermano da un punto vendita di un’importante catena presente in provincia - E capita anche di non trovarne più in reparto: quando chiamiamo le ditte fornitrici, alzano le mani: dicono che non ci possono fare nulla».
Il problema è la relativa disponibilità di anidride carbonica. Perché ciò si verifica? Essa è un prodotto di “scarto” di alcuni processi chimici industriali che negli ultimi mesi - dovendo fare i conti con i salassi energetici - hanno vistosamente rallentato il ritmo. Gli impianti quindi generano meno gas: quel poco che viene prodotto viene dirottato principalmente sul comparto sanitario, lasciando le aziende produttrici di acqua frizzante a fare i conti con una netta flessione dei rifornimenti.
A questo contesto si aggiunga l’aumento della richiesta di consumo connessa ai mesi estivi e le difficoltà nei trasporti ed ecco gli scaffali una volta “rigogliosi” di bottiglie diventare sempre più desolati: «Noi - continua l’addetto del supermercato interpellato - proviamo ad ovviare facendo rifornimento di bottiglie da mezzo litro, più facili da trovare, mentre i clienti si stanno orientando a comprare sempre di più acqua leggermente gassata, la cui fornitura è invece per ora regolare».
Sebbene la questione affligga la quasi totalità dei produttori, vero è anche che essa ne rallenta produzione e fornitura in tempi diversi. E allora rimane una sola soluzione, per il momento, a disposizione di coloro che non sanno rinunciare all’acqua gassata: cambiare sempre marca, scegliendo senza pregiudizi quella di volta in volta disponibile.