«Ti beneauguro». Il prof di religione entrava in aula, al Liceo classico. Silenziosamente. Osservava il registro e, nel brusio, fra le distrazioni dei presenti, scovava i compleanni. Faceva gli auguri. Nel suo “beneaugurare” c’era una erre inconfondibile. Chiamava attenzione. Suscitava ringraziamenti. Provocava il silenzio necessario all’ascolto e al confronto. È stato anche questo, don Alberto Dell’Orto.
«Un uomo di Carità e di cultura» dice, oggi, a due anni esatti dalla scomparsa, Cristina Boracchi. Con don Alberto, l’ideatrice di Filosofarti ha incrociato e costruito percorsi di approfondimento e bellezza. Con epicentro in quel Teatro delle Arti divenuto istituzione riconosciuta ai massimi livelli. Sintetizzando testimonianze raccolte dagli appassionati: «Se dici “Gallarate” a una compagnia teatrale italiana importante, ti sentirai rispondere “Gallarate, quindi don Alberto!”».
Una reputazione costruita con competenza e passione. Per divulgare, per raccontare la ricchezza dell’uomo. Senza protagonismi e senza soste. Tutto lo incuriosiva, a tanto riconosceva valore. «Don Alberto se n’è andato in pieno agosto – ricorda Cristina Boracchi – un periodo in cui facilmente siamo distratti. Se n’è andato sommessamente». In effetti era silenzioso, don Alberto. Si muoveva in bicicletta, un mezzo che non fa rumore. Gliene avevano rubate a decine, di biciclette. Ma lui tornava a pedalare, dolcemente ostinato.
Dalla sella vedeva, poteva incontrare ed essere incontrato. Del suo arrivo, a volte, non ci si accorgeva. Poi incrociavi quello sguardo, un sorriso dietro gli occhialoni. Don Alberto: sacerdote, prof, confidente. Ricchezza, si spera indimenticata, di Gallarate.